Partenza il 31 marzo, e dopo 24 ore di viaggio, con tre cambi di aereo, in tre, Agostino, Luca e Mirko, appesantiti da sei enormi valigie piene di materiali e doni, eccoci per la terza volta a Mahajanga, la città dei fiori(foto2,3,4),
La nostra città d'appoggio per il proseguimento del "Progetto TCI Angonoka". La prima sorpresa è il verde che avvolge tutto il paesaggio(foto 5),
che ti coinvolge e ti da una carica di ottimismo, molto diverso dalle due missioni precedenti che erano state organizzate nella loro primavera che corrisponde alla fine della stagione secca, quindi con la vegetazione spoglia e in attesa dell'arrivo delle prime piogge per esplodere in uno spettacolo di colori e di vita, infatti sono tantissimi gli animali che ritornano ad essere attivi, come il grosso boa della foto6, camaleonti (foto7) o strani animali(foto8 e 9).
Questa volta, avendo più giorni a disposizione, ci adeguiamo al ritmo di vita malgascio e "mora mora" iniziamo ad organizzarci, con il nolo dei quad(foto10),
indispensabili per muoversi con agilità in qualsiasi strada o terreno, che spesso si trasforma in pozzanghere immense e incredibilmente profonde, specialmente dopo i residui acquazzoni che quest'anno sembra non vogliano proprio finire, anche se erano previsti, dato che la stagione delle piogge era iniziata con quasi un mese di ritardo. Il primo giorno scorre velocemente per qualche piccolo acquisto, come le schede telefoniche malgasce, molto più economiche per telefonare sia in loco che in Europa e la visita a qualche amico con relativa consegna di piccoli doni, importanti per mantenere le relazioni in loco e ricevere consigli per i nostri prossimi acquisti specialmente di materiale di cancelleria.
Da uno di questi amici ci soffermiamo per visitare le sue Astrochelys radiata(foto11e12)
che tiene in giardino e soprattutto la piccola nata da poco(foto13) di cui siamo un po’ orgogliosi in quanto nel viaggio precedente gli avevamo dato consigli che sembrano siano stati utili, dato che in tanti anni non era mai riuscito a riprodurne nessuna.
I giorni successivi sono poi dedicati alla ricerca e acquisto dei materiali che non siamo riusciti a caricare o acquistare per eccesso di peso e volume nelle valigie già piene all'inverosimile . Con la cifra raccolta di 443 euro, siamo riusciti ad acquistare una decina di scatoloni di quaderni di varie dimensioni, righelli, squadre, gommme, temperini, gessi bianchi e colorati e anche due palloni da basket e football, risultati molto graditi. In città, abbiamo cercato gli ossi di seppia da usare come integratori alla dieta delle Angokoka, ma sembra che qui nessuno ne sappia nulla, anche se forse da altre parti si potranno rimediare. Con tutto il materiale reperito, attendiamo Ernest, il direttore del centro di recupero di Ampijoroa, che però non smentisce le abitudini malgasce; l'appuntamento di prima mattina, alle ore 8 si è "leggermente" modificato con tutta naturalezza alle 11. Caricato il robusto fuoristrada che ci porterà in mezzo alla foresta di Ankarafantsika, finalmente si parte, con le inevitabili piccole preoccupazioni di aver tutto il necessario; il pensiero va sempre alla situazione in foresta, dove anche un piccolissimo inconveniente può risultare importante per il proseguimento del programma. Dopo poco più di due ore di strada ancora in buone condizioni, arriviamo a destinazione ed è tanta la frenesia che neppure scarichiamo tutte le valigie e siamo già al lavoro. Iniziamo subito a dare un'occhiata ai lavori e prendere le prime decisioni sul programma esecutivo, poi ci dividiamo i compiti, Luca e Mirko si dedicano alla sistemazione delle linee dei sensori per la protezione del perimetro della nuova recinzione(foto14) e Agostino inizia ad installare la stazione fissa di rilevamento delle temperature nella posizione di deposizione delle uova delle Angonoka.
I lavori procedono velocemente, grazie alle passate esperienze e alla buona manovalità di tutto il gruppo. Appena ultimata l'installazione della stazione fissa con la sonda posizionata sui nidi(foto15),
incarichiamo una persona del centro a rilevare i valori ogni ora per le 24 successive, in modo da verificare non solo le minime e massime, ma anche i tempi di variazione e in che orari della giornata si verificano , importanti poi per le future valutazioni del programma di impostazione dei valori dentro l'incubatrice. Purtroppo ci viene segnalato che rispetto all'anno precedente l'energia elettrica, ora è disponibile solo dalle ore 9,00 alle 21,00 e quindi la nostra incubatrice che è dotata di doppia temperatura diurna/notturna, l'abbiamo dovuta adattare alla nuova realtà; abbiamo programmato la seconda temperatura (notturna) per le prime due ore e per le ultime due, in modo da creare una degradazione termica il più lineare possibile.
La mattina successiva abbiamo verificato che la temperatura minima, internamente è stata ottimale e rispettava il nostro programma. L'unico valore ancora non corretto è stata l'umidità che si è rilevata subito troppo elevata ed è stato necessario diminuire il valore impostato ed assorbire materialmente l'acqua nelle pareti del vetro dello sportello, oltre ad aprire completamente i fori di areazione laterali.
Nel frattempo i lavori delle linee dei sensori sono quasi finiti e installiamo il sensore magnetico alla porta d'ingresso del nuovo recinto. Installiamo anche la nuova postazione per i proiettori a Led del nuovo recinto su un palo metallico ben robusto(foto16),
dove Ernest aveva già fatto preparare un cappello di protezione già verniciato ed installiamo i relativi cavi elettrici. Il terzo giorno installiamo la nuova centralina elettronica e relative modifiche alla vecchia e procediamo alle verifiche di funzionamento che rilevano solo il non funzionamento di uno dei nuovi proiettori Led , velocemente poi sistemato. Finalmente, dopo le verifiche di corretto funzionamento del sistema totale di sicurezza, ci rilassiamo un pò e ci dedichiamo a dissotterrare le uova da posizionare nell'incubatrice (foto17,18 e19).
Il responsabile del Durrell, Lance Woolander, decide di spostarne solo 12, in attesa della decisione degli esperti della sede centrale(foto 20).
Mirko, che è alla sua prima visita al centro, nel frattempo si spupazza qualche Angonoka(foto21) e scatta qualche bella foto (foto22,23e24).
Verifichiamo anche la possibilità futura di utilizzare dei vecchi pannelli fotovoltaici(foto 25), da corredare di nuove batterie, regolatore di carica, inverter ed un relè che permetta di sfruttare questa nuova alimentazione solo negli orari che la corrente elettrica del centro viene interrotta.
Ovviamente questo è solo in previsione futura. L'ultimo pomeriggio è dedicato alla visita della scuola nei pressi del centro per la consegna di tutto il materiale di cancelleria dove Ernest ha già avvisato del nostro arrivo. Ci attendono, oltre agli insegnanti, più di cento bambini dai 6 ai 12 anni (foto dal 26 al 30)
e la cosa che più ci ha colpito è stata l'estrema compostezza di tutti i bambini che anche nei momenti sotto un sole cocente non facevano una piega e rimanevano in riga come dei piccoli soldati, ma sempre con un tenerissimo sorriso stampato sui loro bei visi ; cosa inimmaginabile coi bambini di casa nostra. Qui la vita è talmente dura per la povertà estrema che i bambini non possono permettersi di essere capricciosi e i valori all'interno delle famiglie sono ancora molto forti con la scala gerarchica ben salda e gli anziani che ancora sono il fulcro della famiglia .
Precedentemente consigliati, chiediamo di voler procedere alla distribuzione singolarmente di tutto il materiale, onde evitare facili perdite di materiali. Dopo un primo tentativo di effettuare la distribuzione all'interno di una grande aula, gli insegnanti optano per la ben più fresca posizione sotto un grande albero di mango, ovviamente tutti in riga rigorosamente. Gli insegnanti iniziano a distribuire i materiali e ben presto, visto la quantità, ci rendiamo conto che l'operazione sarà lunga , ma veniamo immediatamente coinvolti tantissimo sia per le bellissime espressioni dei bimbi(foto dal31 al 34) che per la consapevolezza dell'importanza della donazione.
Impressionante vedere la compostezza dei più piccoli che pur dopo ore, stanchi , cercano di resistere al peso dei doni e alla fine crollano, sedendosi però sempre nell'esatta posizione assegnatagli(foto35,36e37e38) .
Bellissima la scena dove MirKo "cerca di confondersi" coi bimbi effettuando un provvisorio furto di materiale ad un incredulo bimbo(foto39).
Poi consegniamo i palloni (foto40e41).
Nel frattempo, si è radunata una folla di genitori venuti ad assistere alle operazioni e alla fine una delegazione dei capi villaggi ci porge un rituale di ringraziamenti. Per ultimo consegniamo agli insegnanti uno scatolone di gessetti bianchi e colorati, da usare nelle lavagne della scuola e del materiale rimasto fra cui gli evidenziatori raccolti e un pò di penne. Dopo i rituali di ringraziamento, ci viene comunicato che dobbiamo passare dal capo villaggio per una cerimonia che inizialmente pensavamo fosse un ulteriore ringraziamento; arrivando ad un piccolo villaggio dove sembrava che ci attendessero con un grande pentolone su fuoco ardente, con una scena tipica dei primi film di cannibali e devo dire che non riuscivo a trattenere la sgrignarella, mentre qualcuno cercava di spiegarmi che la cosa era di estrema serietà, veniamo accompagnati all'interno di una caldissima capanna tutta in lamiera bollente nella quale su una grande tavola erano già pronte varie bottiglie di bevande con bicchieri ben poco presentabili e alcune persone pronte ad effettuare una strana cerimonia che ci spiegano si trattava di una sorta di rito propiziatorio per permetterci di effettuare il viaggio di ritorno in città sani e salvi, in quanto l'ultima volta che degli stranieri erano venuti a portare doni, uno di loro nel viaggio di ritorno verso la capitale Antananarivo era stato assaltato dai banditi e deceduto. Ovviamente quando abbiamo saputo della cosa, qualcuno di noi ha eseguito un "rito supplementare", tipicamente occidentale.
Dopo 15 minuti di preghiere in lingua malgascia, quindi indecifrabili, in posizione religiosa, abbiamo effettuato il brindisi finale e quindi salutato gli abitanti del piccolo villaggio(foto42) .
Ad ogni modo per tutti è stata un'esperienza toccante e molto profonda, che ci ha fatto sentire fieri dell'operazione effettuata. L'ultima sera trascorre velocemente, sotto una stellata incredibile, inimmaginabile alle nostre latitudini, al punto di sembrare irreale, con la via lattea che evidenzia una tale quantità di stelle che sembra quasi una sorta di foschia, poi la mattina seguente, alzati di buon ora come sempre, dedichiamo due ore a discussioni sull'incubatrice, alle ultime verifiche di funzionamento(foto43 e 44),
ultimi ritocchi e verifica di funzionamento dello speratore (foto45). Prima di partire riusciamo ad assistere all’inserimento dei nuovi mini microchip a delle baby Angonoka(foto46,47 e 48) da poco sequestrate e ritornate al centro.
Impressionante con quanta facilità Ernest inserisce i microchip alle piccolissime baby.
Ultima foto di rito del gruppo e poi si parte(foto49).
Durante il viaggio di ritorno, rilassati e contenti per il buon esito dei lavori, ci godiamo il paesaggio e i sempre colorati mercati dei piccoli villaggi lungo la strada(foto dal50 al 56)
e ogni tanto ci siamo fermati per l’acquisto di frutta, specialmente i buonissimi kunkun (foto57e58) o anacardi.
Una volta rientrati in città, trascorriamo un pò di giorni in relax(foto59), in attesa della partenza di Mirko e successivamente di Luca, mentre Agostino ha deciso di restare per cercare di organizzare una visita al parco di Soalala, metà difficile e concessa a pochi fortunati, oltre ad un previsto ritorno al parco per una verifica finale di funzionamento .
Nel frattempo il Durrell, gentilmente si muove per organizzare la mia visita a Soalala via mare, in quanto ancora la stagione non permette di arrivarci via terra. Nell'attesa della nuova partenza, non sono mancati episodi a tema tartarughe, come l'incredula richiesta che mi ha fatto un ragazzo una sera al rientro in albergo, che parlando in un modo un pò guardingo mi propone la vendita di una baby di Angonoka(foto 60 e 61),
detenuta in un piccolo astuccio tipo "marsupio"che a dir sua sarebbe stata trovata ai bordi di una strada fuori città, ovviamente è quasi sicuramente una grossa balla in quanto le baby si possono trovare solo nel parco di Soalala e trasportate solo via mare. Ovviamente alla richiesta è scattato il sequestro dell'esemplare da parte mia e l'immediata chiamata al capo della polizia locale che per altro stava arrivando in albergo per cena e proprio per questo motivo il ragazzo se l'è cavata con una strigliata e una "ritirata" strategica e fortunata, in questi casi solitamente si procede all'arresto immediato. L'esemplare è stato affidato a me e successivamente consegnato al Ministero delle Foreste(foto 62) e quindi al Centro di recupero di Ampijoroa; un altro salvataggio del TCI in terra malgascia.
Poi una mattina, la bella esperienza del ritrovamento e salvataggio di 53 baby tartarughe di Lepidochelys olivacea(63e 64), uscite da un nido proprio davanti all’albergo, che per strane coincidenze si erano dirette in direzione opposta al mare, ficcandosi in un bacino acquitrinoso e melmoso(foto65) dove avrebbero avuto ben poche possibilità di salvarsi dai diversi predatori fra cui i temibili corvi locali.
Il rilascio poi è avvenuto due notti successive, con una emozionante esperienza condivisa anche da un gruppetto di turisti dell'albergo (foto dal 66 al 69).
Diverse poi sono stati gli esemplari di tartarughe visitate in altrettanti giardini; quasi sempre si trattava di stupende Astrochelys radiata(foto70).
Invece un pò di sorpresa c'è stata nel vedere in un giardino una Pelomedusa subrufa (foto71) non certo endemica del Madagascar.
Ho cercato anche di fotografare alcuni esemplari di tartarughe acquatiche che mi avevano segnalato in una risaia nei pressi della città e molto vicino al mare, ma il tentativo è stato vano, forse per non aver proposto soldi al mio tentativo di fare un servizio fotografico.
Dopo circa tre settimane dai primi lavori al Centro di recupero di Ampijoroa, il viaggio, organizzato dal Durrell per il TCI è pronto e una mattina di buon ora, ancora col buio, si parte con un viaggio di quasi 4 ore con una scialuppa veloce e carica anche del carburante per il ritorno. Arriviamo al villaggio di pescatori(foto72) dove l'unico piccolo albergo ha già una delle 3 camere riservata a me e dopo il deposito dei bagagli si riparte col battello per Baly Bay.
Arriviamo in una baia con la marea molto bassa(foto73,74e75),
quindi è inevitabile scendere e percorrere un tratto a piedi in mezzo alla melma, caratteristica della baia che è famosa per la riproduzione e pesca dei gamberi e granchi; qui troviamo, oltre a due simpatici bambini che giocavano con delle riproduzioni di piroghe (foto76),
un piccolo villaggio di pescatori dove dalle capanne si capisce subito l'estrema povertà e rinnoviamo il rituale col capo villaggio per ottenere il permesso di passare e visitare l'interno, ricevendo in dono due grossi cocchi come scorta di acqua, visto il forte caldo . Il capo villaggio si distingue dall'installazione sulla sua capanna da alcuni pannelli fotovoltaici(foto77)
che contrastano nettamente con l'ancestralità della sua abitazione, che poi ci spiega non funzionano in quanto probabilmente le batterie sono fuori uso . Ad ogni modo iniziamo la nostra marcia all'interno del parco per la ricerca delle Angonoka in natura, sotto un sole cocente, passando prima una parte di foresta bassa con poche grandi piante, tipiche della fascia costiera, con prevalenza di basse palme, poi arriviamo in una grande radura umida dove attraversiamo una larga palude melmosa(foto78),
ovviamente a piedi scalzi e veniamo attaccati da una marea di insopportabili papatacci che probabilmente ci hanno scambiati per zebù, visto che solitamente sono loro che attraversano questa laguna. Inizia poi la foresta tipica della zona (foto79),
dove seguiamo un piccolo sentiero che dopo una lunga marcia ci porta ad un piccolo accampamento dove vivono alcuni malgasci che fungono da guardie del parco. Qui non mancano i simpatici lemuri sifaka(foto80)
che ogni tanto sbucano dalle piante. Questa è l'unica zona dove sono stati rilasciati 40 esemplari tutti dotati di radio-controllo e mi rendo subito conto che è una zona ben protetta ed è quasi impossibile eludere il controllo dei pochi locali, infatti qui non sono mai stati segnalati furti di esemplari, a differenza di altre zone del parco dove invece sono più a contatto dei residenti del villaggio di Soalala e più difficili da controllare dalle poche guardie del parco. Nell'accampamento incontriamo anche un ragazzo che sta lavorando per riparare l'antenna ricevente indispensabile per ritrovare gli esemplari in mezzo alla fittissima foresta , dove ci fa attendere un pò per permettere di solidificare alla colla in precedenza applicata. Poco dopo partiamo per uno strettissimo sentiero che inevitabilmente diventa inesistente in quanto lo strumento ricevente ci porta sempre più in mezzo alla fitta foresta(foto81),
ma poco dopo ecco spuntare la prima Angonoka(foto82)
che evidenzia un pò di piramidizzazione tipica degli esemplari di cattività, ma l'esemplare stava mangiando e sembrava in ottima forma. Poco dopo ecco i primi problemi alla riparazione dell'antenna che inevitabilmente ci fa rallentare le operazioni di ricerca; infatti ci permette il ritrovamento di un solo ulteriore esemplare e siamo costretti a desistere dalla ricerca in quanto senza lo strumento è veramente difficile(foto83).
Al ritorno una botta di fortuna e vediamo una bellissima femmina che pascolava vicino al nostro sentiero(foto84,85 e 86) e riesco così ad effettuare delle bellissime riprese e foto.
Dopo ancora un pò di ricerche, decidiamo di riprendere la via del ritorno che ci riporta nuovamente all'accampamento dove ci rifocilliamo un pò prima della dura marcia finale. Arrivati al villaggio di pescatori, dove una folla di abitanti e bambini(foto87)
ci stava aspettando, acquisto dei grossissimi granchi da far cucinare per la serata e dopo i rituali saluti agli abitanti che si erano radunati per noi, si riparte con il battello(foto88) che però grazie alla marea alta, questa volta è vicinissimo e ci evita la melma.
Arrivati al villaggio di Soalala rimane ancora il tempo di una visita nella zona delle mangrovie dove al tramonto c'è uno spettacolo creato da tantissimi uccelli acquatici che si appollaiano per la preparazione della nottata(89e90).
La giornata è stata intensissima e dura, ma la voglia di visitare culture così estreme e differenti dalla nostra è tale che mi permette di scattare le ultime foto nel villaggio prima del tramonto(foto91),
in attesa che la proprietaria dell'albergo prepari la cena coi granchi consegnati. Purtroppo la cena nascondeva una spiacevolissima sorpresa per me, che nell'atto di gustare i buonissimi granchi, durante un apparente normalissimo morso, mi si tranciava di netto un incisivo e mi scaturiva una reazione di adrenalina pur non avendo male, probabilmente dovuta allo shock del fatto, oltre alla preoccupazione di sapere che nel villaggio non c'è ne un dentista ne dei medicinali. Inevitabile così la decisione di anticipare il ritorno a Mahajanga la mattina successiva sempre con partenza ancora col buio(foto92),
dopo poche ore di mal riposo che riserva 4 ore di mare abbastanza agitato e quindi con continui forti colpi che finiscono per sfiancare tutti i componenti della scialuppa . Rientrato in città la ricerca di un dentista non si presenta facile ma devo dire che alla fine il lavoro provvisorio eseguito da un bravo dentista locale è stato soddisfacente e ha cancellato i momentanei pensieri di rientro anticipato.
A circa 45 giorni dall'arrivo in Madagascar, ritorno al centro di recupero per un problema imprevisto, con il solito viaggio verso la foresta. Per fortuna il problema era di lieve entità, in pratica un piccolo errore nella progettazione dell'ampliamento che non teneva conto di un limitatore di controllo della carica della batteria che in caso di allarme permetteva l'inserimento delle due potenti sirene e dei 7 proiettori a LED solo per circa 3 secondi e poi arrestava il sistema. Sistemato il sistema di allarme, procedo alla verifica delle temperature e dell'incubatrice, risultata importante in quanto nella stazione fissa esterna che rileva le temperature minime e massime nella posizione delle uova, l'incaricato a rilevare quotidianamente le temperature, per errore aveva modificato l'impostazione dello strumento e negli ultimi 10 giorni aveva rilevato i dati di temperatura dell'aria, anzichè quella della sonda che rileva quelle nei nidi a terra; cosa prontamente verificata dai tabulati salvati.
Nel corso degli ultimi giorni di permanenza sulla grande isola, ho effettuato il tentativo di ritrovare un'altro esemplare di Angonoka che mi è stato segnalato in un giardino di una famiglia locale, una femmina adulta bracconata a Soalala e per altro mi hanno detto che erano in attesa di un maschio, ma l'abitazione è ubicata all'interno di un quartiere periferico molto affollato e difficile da individuare anche conoscendo la via esatta, ora rimane la sola speranza che la polizia locale riesca a fare delle indagini positive con gli indizi lasciati da me. Peccato, sarebbe stato un recupero molto importante per la salvaguardia di una specie così in pericolo di estinzione.
Ora dopo una lunga permanenza piena di belle esperienze, salutiamo ancora questa bella isola con il solito augurio di buon ritorno, ma il mal d'Africa ha colpito ancora e penso ci siano pochi dubbi!
Agostino Montalti (presidente Tarta Club Italia)
Giugno 2011
Lunedì di Pasqua 2011, mentre tutta la città si è riversata in spiaggia come da tradizione, scelgo di fare un tour in quad, addentrandomi in mezzo alla natura, anche alla ricerca di alcuni luoghi visitati due anni prima, in occasione della prima visita a Mahajanga, bella città a Nord-Ovest del Madagascar, che guarda sul grande canale del Mozambico.
Come ben sapevo le piste sono a doc per il quad e entusiasmanti sono i vari guadi di ruscelli ancora con l'abbondante acqua della stagione delle piogge appena finita. A differenza del 2009, con la stagione secca al culmine, ora la natura è ricca di vita e colori e mi si presenta con un nuovo aspetto. Non è facile ritrovare le vecchie piste ma poco importa, quelle nuove sono entusiasmanti e perfette per il fuoristrada . Ritrovo comunque alcuni luoghi simboli della zona, fra cui il "Lac sacre", una sorta di piccolo lago sacro, dove i locali vanno a fare cerimonie e pregare, caratterizzato dalla presenza di strani grossi pesci fra i quali alcuni si fanno addirittura toccare, in un'acqua trasparente e dolce.
Ritrovo anche i bellissimi lemuri della specie Sifaka, a mio parere fra i più belli della grande isola, intenti a riposarsi sotto le fresche foglie di alcuni grandi alberi di mango e qui al momento, preso dall'emozione di avvicinarli così tanto da riuscire a dargli dei pezzetti di mela ben graditi e fra scatti di foto e video, non mi accorgo di un particolare che invece scopro visionando successivamente i filmati sul PC ; uno degli esemplari adulti si distingueva perchè gli manca l'occhio sinistro e subito la cosa mi fa ricordare che i primi lemuri sifaka avvistati due anni prima, a circa un chilometro di distanza da quel luogo era una coppia con un piccolo a cui mancava un occhio e che mi ricordavo molto bene per la tenerezza che faceva. La curiosità mi porta subito a cercare nelle tantissime foto del viaggio 2009 e con sorpresa vedo che l'occhio mancante del piccolo è il sinistro.
A questo punto è evidente che il tenerissimo piccolo Sifaka di due anni prima è cresciuto ed è ora diventato un bellissimo adulto; anche se gli manca un occhio è comunque di grande bellezza e devo dire che il fatto di averlo riconosciuto e rivisto a distanza di due anni mi ha fatto molto piacere.
Buona fortuna amico mio!
Agostino Montalti
Madagascar 12-05-2011
Aggiornamento Settembre 2011: Video di alcuni Lemuri avvistati nell'ultima missione del Tarta Club Italia (per tutti gli altri video clicca quì)
Di seguito alcune foto della mattinata presso Anna Frank di Sant'Egidio
Scarica l'articolo uscito sul quotidiano "Il Corriere di Cesena e Forlì"
Questa mattina, appena uscito dalla camera che guarda sul mare, mi sento chiamare dal figlio del proprietario dell'albergo che ormai per lui sono "l'uomo tartaruga". Era agitato e continuava a dire Tortue, Tortue!!! Era sulla duna che divide l'albergo dal mare e indicava verso un bacino di acqua stagna e putrida che si è formato fra l'albergo e la duna di sabbia prima del mare, causa uno scolo che lo riempie quando piove. Sorpresa, c'erano tante piccolissime tartarughine marine che nuotavano in questo stagno e lui le rincorreva.
Ovviamente come prima cosa, di corsa per prendere la macchina fotografica e poi anch'io a correre dietro alle piccole. Dopo il recupero di un pò di esemplari, abbiamo iniziato a guardarci attorno e cercare il nido per capire da dove provenivano, e in affetti i segni sulla spiaggia non lasciavano dubbi, il nido era lì vicino e la curiosità è troppo forte e inizio a scavare nel nido, credendo che ormai fossero tutte uscite, ma invece con grande sorpresa vi erano ancora alcuni esemplari che con fatica cercavano di uscire dal profondo nido. Piano piano le ho aiutate ad uscire, fino a trovare la zona con i tanti gusci di uovo rotti, oltre ad uno ancora intatto che ho lasciato lì e ricoperto con la sabbia. Incredibilmente il nido era d'avanti all'albergo in pieno centro città. Solo che c'era un'anomalia, le piccole una volta uscite dal nido hanno preso la via opposta, puntando il bacino di acqua dolce e qui si sono bloccate essendo una specie di trappola per loro. Forse confuse dalle luci dei lampioni notturni si sono dirette verso terra, trovando la grande pozza. Ne abbiamo trovate almeno una trentina, di cui alcune ancora dentro il nido, più un uovo ancora non schiuso che ho riposto nel nido e ricoperto con la sabbia.
Poi il proprietario dell'albergo le ha inserite provvisoriamente nel grande acquario marino, nel boreau , che aveva da pochi giorni allestito, ma poco dopo preso dall'ansia di vedere queste piccole creature dimenarsi continuamente e non sapendo come alimentarle, la sera al ritorno me le sono ritrovate in un contenitore con solo un centimetro di acqua. La mattina successiva, appena arrivato nella terrazza che guarda sul mare, per la colazione, mi vedo gironzolare in mezzo ai tavoli un'altra tartarughina che prontamente prelevo e porto nel contenitore con le altre e mi viene detto che la mia idea del giorno precedente di mettere una piccola taglia su ogni esemplare ritrovato, ha funzionato al punto che ci hanno portato altri 17 esemplari e così in totale il recupero è di 53 bellissime Lepidochelys olivacea.
Riesco a convincere il proprietario ad effettuare il rilascio non come voleva fare lui in mare aperto e di giorno, ma in spiaggia e di sera dopo il tramonto. L'operazione, a rispetto dei ritmi malgasci, è iniziata con qualche ora di ritardo e con un piccolo seguito di turisti incuriositi dell'evento.
La mancanza della luna, quindi con luce molto scarsa, fa pensare al figlio del proprietario di portare il suo grosso fuoristrada sulla spiaggia, con i fari puntati sul mare, allo scopo di illuminare il presunto percorso, ma l'effetto è che le piccole, appena appoggiate sulla spiaggia, si sono immediatamente rivolte verso i fari della vettura, in direzione contraria al mare, quindi abbiamo spento i fari e utilizzato le torce elettriche che indicavano la giusta strada verso il mare. Esperienza indimenticabile vedere le piccole tartarughe sparire fra la schiuma delle onde, animate da una vitalità davvero incredibile,
Con la speranza che qualcuna di queste bellissime creature fra 20-25 anni ce la faccia a ritornare su questa spiaggia a continuare il ciclo della vita e magari dare la possibilità a qualche altro eco-turista di vivere la bella esperienza vissuta da noi pochi fortunati che siamo capitati in mezzo al percorso millenario di queste antiche creature piene di vita e di speranza.
Buona fortuna grandi viaggiatrici!
Appena rientrati dalla prima missione all'interno della foresta, per l'installazione del sistema di allarme per il nuovo recinto degli esemplari adulti delle Astrochelys yniphora e la messa in funzione della nuova incubatrice che ci aspetta una nuova sorpresa al limite del grottesco: un giovane malgascio cerca di vendermi una baby A. yniphora, dicendomi che l'aveva trovata vicino ad una strada, ovviamente una gran balla, in quanto questi esemplari si trovano solo in una zona più a sud denominata Soalala che da 4-5 mesi non è raggiungibile se non con 5 ore di barca, per via della mancanza di strade percorribili nella stagione delle piogge. L'esemplare è nato in novembre/dicembre 2009 e gode di ottima salute.
Immediatamente ho provveduto a sequestrargli l'esemplare che teneva in un piccolo marsupio e il proprietario dell'hotel ha chiamato il comandante della polizia locale che mi ha permesso di detenere la baby e consegnarla il giorno successivo al responsabile del Ministero delle Foreste di Mahajanga. Non prima di aver effettuato qualche video e foto. Poi, visto che quest'anno tutto il nostro lavoro è riconosciuto con documentazione firmata dal Durrell , ci è stato rilasciato anche un documento dell'importante recupero.
Ecco le prime foto (scattate con la nostra fotocamera donata) provenienti dal centro di recupero di Ampijoroa, dove il Tarta Club Italia collabora per la salvaguardia delle rarissime Angonoka (Astrochelys yniphora), dopo il nostro lavoro di settembre 2010. Purtroppo nel 2010 le nascite non sono state tante, solo 24 esemplari , con a disposizione 7 femmine e 10 maschi adulti; a detta del direttore Ernest, dovuto agli attacchi delle uova da parte di formiche e termiti, aiutate anche dal ritardo dell'arrivo delle piogge che aiuta all'uscita dalle uova dei nuovi baby.
Proprio per migliorare la percentuale di schiuse di queste preziosissime uova, il 30 marzo il TCI andrà ad installare la prima incubatrice nel centro.
A presto Madagascar !