Domenica, 11 Ottobre 2020 18:52

Testudo graeca

Testudo graeca (Linnaeus, 1758)

Testuggine moresca, Testuggine greca - Spur-thighed Tortoise, Greek Tortoise 

 

 

CLASSIFICAZIONE

Ordine = Testudines

Sottordine = Cryptodira

Famiglia = Testudinidae

Genere = Testudo

Specie: Testudo graeca

Sottospecie: 

T. g. graeca, T. g. cyrenaica, T. g. marokkensis, T. g. nabeulensis, T. g. whitei (gruppo africano)

T. g. armeniaca, T. g. buxtoni, T. g. ibera, T. g. terrestris, T. g. zarudnyi (gruppo euroasiatico).

NOTE TASSONOMICHE

Da un punto di vista morfologico questa specie è molto variabile, e ciò ha portato negli anni alla descrizione di innumerevoli sottospecie, ma grazie a più recenti indagini genetiche c’è stata una riduzione del numero, in quanto quelle che all’apparenza potevano sembrare diverse sottospecie, in realtà sono sinonimi di altre, al limite da trattare come varianti geografiche. Tra i sinonimi più comuni si ricordano “T. g. anamurensis, T. g. antakyensis e T. g. floweri” = T. g. terrestris; T. g. nikolskii = T. g. ibera; T. g. perses = T. g. buxtoni. Non sempre morfologia e genetica vanno di pari passo, è possibile che due popolazioni della stessa sottospecie possano presentarsi con caratteristiche fisiche differenti, o al contrario due esemplari in apparenza indistinguibili possano appartenere geneticamente a due distinte sottospecie. Un caso significativo è rappresentato da T. g. anamurensis,seppur da ricondurre alla sottospecie T. g. terrestris, differisce in forma, dimensioni e colori dalle popolazioni appartenenti in senso stretto ad essa, per certi aspetti ricorda più una T. g. ibera che una T. g. terrestris, infatti non si può escludere la possibilità che si tratti di un incrocio tra le due, considerando anche la posizione geografica. Per quanto riguarda il gruppo africano, c’è stato in tempi recenti un cambiamento nell’attribuzione della sottospecie nominale, per via di una errata assegnazione di località che fu fatta in origine per l’esemplare di riferimento. Di conseguenza, il nome della sottospecie nominale T. g. graeca adesso è attribuito a quella precedentemente conosciuta con il nome di T. g. soussensis; a sua volta alla sottospecie precedentemente conosciuta con il nome di T. g. graeca è stato assegnato un altro nome tra quelli disponibili, ovvero T. g. whitei. Si tratta di regole di nomenclatura, discorsi tecnici di classificazione, cui occorre adeguarsi per continuare a parlare una stessa lingua comune e comprensibile.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Testudo graeca è presente in Nord Africa lungo la costa che va dal Marocco alla Libia comprendendo Algeria e Tunisia, e nell’areale euroasiatico si estende dalla Grecia fino all’Iran, passando per i territori tra loro compresi, in ordine alfabetico: Armenia, Azerbaigian, Bulgaria, Daghestan, Georgia, Giordania, Iraq, Israele, Kosovo, Libano, Macedonia, Moldova, Palestina, Romania, Serbia, Siria, Turchia. Sin dai tempi antichi questa specie è stata spostata dall’uomo per diverse ragioni in varie parti del Sud Europa, e oggi ritroviamo alcune popolazioni naturalizzate in Spagna e in Sardegna, soprattutto nella regione di Murcia e nel Parco Nazionale di Doñana nel primo caso (oltre alle Isole Baleari), e nella penisola del Sinis nel secondo caso. In Spagna e Sardegna, tali popolazioni sono da ricondurre geneticamente, in linea di massima, rispettivamente alle sottospecie T. g. whitei e T. g. nabeulensis, anche se morfologicamente in alcuni casi possono differire dalle popolazioni di origine (ad esempio in Sardegna la grandezza media è maggiore), e ciò può essere dovuto o a normali meccanismi di evoluzione e adattamento agli habitat lungo gli anni, oppure a lievi inquinamenti genetici con altre sottospecie. La presenza di Testudo graeca spesso si menziona anche in Sicilia, in particolare a Pantelleria, ma non esistono prove che ci siano ancora oggi delle popolazioni sicule per questa specie. Rari ritrovamenti in natura sono da ricondurre ad abbandoni in tempi recenti da parte dell’uomo o fughe dalla cattività. La specie predilige ambienti di macchia mediterranea, zone costiere, sabbiose e semidesertiche.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE

Specie dalle medie e piccole dimensioni, a seconda della sottospecie variano dai circa 15 cm fino a misure record di 38 cm di carapace. Normalmente quelle del gruppo africano rimangono più piccole di quelle del gruppo euroasiatico. Il carapace è cupoliforme e può essere leggermente allargato posteriormente. Le squame delle zampe anteriori sono grosse, in confronto ad esempio a quelle di una Testudo hermanni. Sulla testa è presente al centro una squama più grossa delle altre, di forma pentagonale. Lo scuto sopracaudale è unico, non è diviso in due. Il piastrone negli adulti è semi-mobile nella parte posteriore, in corrispondenza delle suture che separano gli scuti addominali da quelli femorali. Sulle zampe posteriori ai lati della coda sono presenti gli speroni, ovvero dei tubercoli, normalmente uno per lato, ma in casi eccezionali anche due. I colori variano dal giallo,  al marrone, al nero e loro sfumature. Se distinguere questa specie da altre dello stesso genere è abbastanza facile, altrettanto non si può dire tra le sue diverse sottospecie, l’alta variabilità morfologica all’interno di ognuna rende la loro identificazione complessa. Conviene iniziare facendo una distinzione tra le sottospecie del gruppo africano e quelle del gruppo euroasiatico. Premessa, le caratteristiche che verranno descritte, vanno considerate soprattutto in esemplari adulti, e ognuna va valutata nel complesso con le altre, poiché prese singolarmente non sono sufficienti per identificare con certezza una sottospecie o la sua provenienza geografica, è un discorso di maggior percentuale dei casi, non c’è nessuna caratteristica presente in una sola sottospecie e sempre assente in tutte le altre. Quelle del primo gruppo si caratterizzano per avere testa e arti anteriori affusolati, spesso macchiati di nero e giallo, un carapace più bombato con colori più accesi, e un piastrone con macchie nere dai disegni irregolari. Il primo scuto vertebrale ha una forma rotondeggiante, e la sutura del piastrone tra gli scuti femorali e quelli addominali crea delle curve alle sue estremità. Di contro, le sottospecie del gruppo euroasiatico si caratterizzano per avere testa e arti anteriori tozzi, scuri quasi in modo uniforme, un carapace più schiacciato superiormente e largo, con colori spenti, e un piastrone che tende ad essere uniformemente scuro con l’avanzare dell’età. Il primo scuto vertebrale ha una forma pentagonale a linee rette, e la sutura tra gli scuti femorali e addominali è dritta. Passando alle singole sottospecie, alcune hanno tra loro le medesime caratteristiche, soprattutto se vicine geograficamente, quindi l’esatta identificazione in cattività potrebbe avvenire solo se si conosce l’origine geografica (dei genitori o degli avi per animali nati in cattività), o tramite indagini genetiche. In cattività inoltre ci sono molti ibridi tra sottospecie e ciò complica ulteriormente le cose.

Testudo graeca graeca (Sudovest Marocco): di piccole dimensioni, il carapace ha colori poco brillanti, che variano dal marrone al giallo spento con macchie nere. In alcuni esemplari la pelle di testa e arti ha delle sfumature di colore arancione o rosa. I piccoli alla nascita sono di colore marrone. Caratteristica unica per questa sottospecie è la totale assenza, nella maggior parte dei casi, degli speroni sulle zampe posteriori.

Testudo graeca marokkensis (Nord Marocco): sottospecie simile a T. g. graeca ma presenta una maggiore variabilità di grandezze e colori, alcuni esemplari hanno una predominanza di giallo, altri invece di nero, altri ancora hanno un motivo punteggiato, maculato o raggiato sul carapace. I piccoli alla nascita sono di colorazione quasi uniforme, marrone o nocciola, il piastrone è più chiaro con una macchia centrale poco estesa.

Testudo graeca whitei (Est Marocco, Algeria, Spagna): la colorazione di fondo del carapace è giallo, con gli scuti bordati di nero con una o più macchie centrali, sulla testa è presente una macchia gialla che si alterna al nero, il piastrone è più scuro, soprattutto nei maschi (escludendo in molti casi gli scuti anali e gulari). I piccoli alla nascita hanno colori più chiari sul carapace, invece sul piastrone è presente una macchia nera estesa. E’ la sottospecie africana che può raggiungere le maggiori dimensioni, anche 30 cm di carapace, in particolare verso la costa centrale dell’Algeria viene citata una popolazione “gigante”, ma non vi è validità tassonomica per considerarla una sottospecie separata, non si riescono a trovare prove odierne in natura di tale popolazione, e gli esemplari attribuiti ad essa in cattività, oltre alla stazza fuori media, hanno colori e disegni riscontrabili in altre sottospecie africane, per cui la questione rimane irrisolta.

Testudo graeca nabeulensis (Tunisia, Est Algeria, Ovest Libia, Sardegna): molto simile a T. g. whitei, le differenze consistono nella tonalità di colori meno accesa, e nelle dimensioni, infatti con i suoi 15 cm (soprattutto nei maschi) è la sottospecie più piccola tra le T. graeca. Sul quinto scuto vertebrale vi sono due macchie nere al centro, che insieme al contorno scuro, in molti casi formano un disegno tipico simile a un teschio umano stilizzato.

Testudo graeca cyrenaica (Est Libia): molto simile a T. g. whitei e T. g. nabeulensis, differisce per il disegno del carapace che presenta diverse macchie nere irregolari, soprattutto sugli scuti laterali. Il colore di fondo è giallo acceso, la forma del carapace è più allungata.

Testudo graeca ibera (Nordest Grecia, Bulgaria, Romania, Nord Turchia e paesi confinanti): rappresenta l’archetipo della Testudo graeca euroasiatica, quindi rispecchia le caratteristiche tipiche per questo gruppo. Ha una colorazione più scura nella maggior parte dei casi, un carapace più largo e meno domato, con testa e arti massicci. I piccoli hanno una colorazione del carapace più chiara, e il piastrone presenta alla nascita una macchia più o meno estesa o irregolare. E’ la sottospecie che può raggiungere le dimensioni maggiori, con casi di 38 cm.

Testudo graeca armeniaca (Georgia, Daghestan, Armenia, Azerbaigian): molto simile a T. g. ibera, il carapace è largo e bombato ma la parte superiore è piatta. Normalmente negli adulti, la superficie del carapace non è liscia poiché si distinguono nettamente le diverse linee di crescita degli scuti. Una caratteristica che non è detto venga mantenuta in esemplari nati e cresciuti in cattività. La colorazione degli adulti è scura e uniforme. I piccoli hanno colori più chiari, con piastrone giallo e macchie nere.

Testudo graeca buxtoni (Est Turchia, Iraq, Ovest Iran): carapace di forma rotondeggiante con gli scuti marginali leggermente estesi posteriormente. Colorazione abbastanza uniforme, marrone chiaro con colori più scuri nella parte interna degli scuti. I piccoli alla nascita si presentano di colore marrone scuro.

Testudo graeca zarudnyi (Est Iran): generalmente ricorda T. g. buxtoni, ma ha un carapace più allungato, largo posteriormente dove gli scuti marginali possono formare un “gonnellino” simile a quello di una Testudo marginata. Il carapace è marrone, con tonalità che variano dal color sabbia al color mattone.

Testudo graeca terrestris (Israele, Giordania, Libano, Siria, Sud Turchia): è la sottospecie che presenta al suo interno la maggiore eterogeneità di colori,forme e dimensioni, nel suo areale si trovano diversi ambienti con climi dai più umidi e ai più secchi, che hanno condizionato fortemente la morfologia. La forma classica, che comunemente si fa ricondurre a questa sottospecie, si caratterizza per avere un carapace cupoliforme, di ridotte dimensioni, con colorazione gialla e grosse macchie nere su ognuno degli scuti vertebrali e laterali. Ma la colorazione può variare dal giallo, al nero, al marrone, fino a tonalità di arancione e rossastro (che coinvolge anche la pelle). Alcuni esemplari sono totalmente neri, altri al contrario totalmente gialli (questa varietà cromatica viene comunemente detta “Golden Greek”). Anche la forma del carapace cambia da una popolazione all’altra, in alcune è più allungata e presenta un “gonnellino” posteriore. A seconda dell’origine, una T. g. terrestris può risultare o molto simile a una T. g. ibera oppure con caratteristiche più comunemente riscontrabili in sottospecie del gruppo africano. La posizione geografica di questa sottospecie non a caso è intermedia, quindi tali similitudini dipendono dal versante del suo areale, nel quale non si escludono zone di intergradazione tra sottospecie diverse.

Anche se non si tratta di una sottospecie, menzione a parte va fatta per una tipologia di T. graeca fortemente pubblicizzata negli ultimi anni da allevatori e commercianti, con il nome di “East Anatolian”. Se inizialmente questo nome aveva una precisa corrispondenza, ovvero si riferiva ad esemplari di T. g. ibera di grosse dimensioni e originari dal versante Est della Turchia (letteralmente “East Anatolian” significa “della Turchia dell’Est” scritto in inglese), a causa di disinformazione e speculazioni, adesso ha perso totalmente qualsiasi significato. Infatti ormai vengono chiamati con questo nome, sia T. g. ibera di grosse dimensioni che non provengono dall’Est Turchia (e viceversa), sia T. graeca di grosse dimensioni appartenenti ad altre sottospecie e con diverse origini. Quindi all’interno di questo nome ormai possiamo trovare esemplari che tra loro non hanno nulla in comune, né l’origine, né la sottospecie, né le caratteristiche fisiche. Per un allevamento consapevole, è preferibile seguire solo i nomi scientifici delle sottospecie riconosciute.

 

DIMORFISMO SESSUALE E RIPRODUZIONE

Il maschio è di dimensioni inferiori rispetto alla femmina, tranne nel caso di alcune popolazioni del gruppo euroasiatico in cui maschi e femmine possono raggiungere la stessa grandezza. Nel maschio il piastrone è concavo per aderire meglio al carapace della femmina durante l’accoppiamento, la coda è più grande in lunghezza e larghezza, e gli scuti anali formano un angolo di ampiezza maggiore. Durante il corteggiamento il maschio è molto aggressivo, morde e colpisce ripetutamente col carapace la femmina. Durante l’anno avvengono due o tre deposizioni, di quattro, cinque o più uova ciascuna. I piccoli nascono dopo circa 90 giorni, preferibilmente in una giornata seguente una pioggia di fine estate, che ammorbidendo il terreno ne agevola la risalita in superficie. In incubatrice il periodo di attesa è minore, circa 60 giorni a 32°C, la temperatura di incubazione influenza il sesso, a temperatura maggiore nasceranno in prevalenza femmine e viceversa. La femmina riesce a conservare lo sperma del maschio anche dopo alcuni anni dall’ultimo accoppiamento, e ciò permette di deporre uova fertili anche in anni in cui non sono avvenuti accoppiamenti. Questa caratteristica è comune a molte specie di testuggini, e ciò è giustificata dal fatto che in natura sono animali solitari, quindi una volta che un maschio e una femmina hanno la fortuna di incontrarsi, devono far sì che da quell’accoppiamento, ottengano un elevato vantaggio numerico in termini riproduttivi, per più generazioni.

LETARGO

Testudo graeca effettua letargo in base alla sottospecie e all’areale di origine. In linea di massima, le sottospecie del gruppo africano non effettuano letargo, invece le sottospecie del gruppo euroasiatico si, con le dovute eccezioni, ad esempio alcune T. g. terrestris per aspetti ambientali sono paragonabili alle sottospecie africane. Oltre alla temperatura, anche l’umidità è un fattore determinante per il superamento dell’inverno, infatti un ambiente troppo umido è deleterio per molte popolazioni di origine africana. La sottospecie più robusta e adattabile al clima italiano, è senza dubbio T. g. ibera, ma è possibile tenere tutto l’anno fuori al Sud Italia anche altre sottospecie, che seppur non effettuano un vero e proprio letargo, riescono ad affrontare l’inverno. Bisogna valutare caso per caso, la differenza positiva la fa anche la condizione di animali nati e cresciuti in cattività, rispetto ad esemplari adulti di cattura, facilmente stressabili e poco adattabili ai cambiamenti. Durante il letargo T. g. ibera scava nel terreno fino a sotterrarsi anche del tutto, e questo le permette di passare un letargo a temperatura più costante, senza brusche interruzioni tra inizio e fine periodo. E’ un istinto innato, d’altro canto raramente le sottospecie africane scavano o cercano un adeguato riparo col freddo. Durante l’estate, in giornate molto calde, si può manifestare un comportamento analogo, le tartarughe potrebbero interrarsi e saranno meno attive, anche se non si tratta di una vera e propria estivazione. Per gli esemplari che non effettuano letargo occorre adibire un terrario per la stagione fredda, munito di lampade UVB e riscaldanti. Non esiste un’età adatta per fare letargo, quindi nei casi in cui questo è possibile, va fatto fare sin dal primo anno di vita, se non sussistono particolari motivazioni sullo stato di salute.

ALIMENTAZIONE

Principalmente vegetariana, in natura consuma varie erbe e piante. Essendo animali opportunistici, possono integrare occasionalmente la dieta con lumache, lombrichi, carcasse e feci di altri animali. In cattività è sufficiente limitarsi ai vegetali, preferendo alimenti con un rapporto calcio-fosforo a favore del primo, oltre alle erbe spontanee come tarassaco, trifoglio, ortica e tante altre, possiamo somministrare cicoria, indivia, radicchio e simili. La frutta va data con parsimonia. I liquidi di cui necessitano li assimilano dal cibo, e dall’ambiente circostante se vivono in condizioni naturali (ad esempio dopo la pioggia), ma è possibile farle bere lasciando dei contenitori con acqua, a livello del terreno, da mantenere sempre puliti.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA’

L’ideale è allevare questa specie all’aperto tutto l’anno, quando possibile, recintando un terreno o un giardino, scegliendo il substrato adatto, alternando l’uso di terrari o serre, in base alle esigenze di ogni singola sottospecie, in relazione al proprio clima di origine. Non vanno tenuti insieme esemplari di sottospecie diverse, per evitare il contagio di malattie, aggressioni tra loro, e per non creare inquinamenti genetici. Tutte le sottospecie di Testudo graeca possono ibridarsi tra loro, tali ibridi sono sempre fertili, e difficili da identificare, solo in alcuni casi una caratteristica riscontrabile nei piccoli ibridi è l’assenza di macchie nel piastrone. I maschi possono essere molto territoriali e aggressivi, per tale motivo si consiglia di tenerli isolati dal resto del gruppo, se non per farli accoppiare durante alcuni giorni dell’anno.

 

 

STATUS GIURIDICO

La specie è stata inclusa nella Convenzione di Washington, CITES Appendice II, e in Allegato A del regolamento CE. Per la detenzione in Italia, oltre alla documentazione che ne attesta l’origine lecita, necessita del microchip.

 

Testo di: Enrico Di Girolamo (2021).

 

FOTO 

 

 

 

 

 

Pubblicato in Tartarughe terrestri

Cosa fare se si incontra una tartaruga in difficoltà?

Alcuni consigli per sapere come aiutarla

 

 

Può capitare, andando per mare o camminando su una spiaggia, lungo le coste del nostro Paese, di imbattersi in una delle specie di tartaruga marina che vivono nel Mediterraneo (quella più comune è la Caretta caretta).

Ma cosa fare in caso di avvistamento di un esemplare in difficoltà? Chiariamo intanto che le tartarughe marine sono a rischio di estinzione. Per questo esistono leggi nazionali e accordi internazionali che ne vietano la cattura intenzionale, il commercio e il consumo. Tuttavia, può accadere di pescare accidentalmente una tartaruga marina, senza per questo incorrere in un reato, mentre è condannabile rigettarla in mare senza assicurarsi del suo stato di salute e senza aver avvertito le Autorità Competenti.

 

 

Seguendo alcune suggerimenti pratici che abbiamo individuato insieme al nostro personale specializzato, tutti possono dare un aiuto per prevenire l’inutile morte di molte tartarughe e contribuire attivamente alla loro sopravvivenza anche grazie alla collaborazione con la Rete Nazionale del Progetto Tartarughe Marine.

Ecco una breve guida di pronto soccorso per le tartarughe:

  • In caso di avvistamento, se possibile bisogna registra le coordinate del luogo.
  • È importante non inseguirla e non tagliarle la strada con la barca, ma limitati ad osservarlo da una distanza di sicurezza. Nel caso in cui la tartaruga presenti elementi di sofferenza, ad esempio la mancata immersione, resti ferma per lungo tempo, sanguini vistosamente o presenti pezzi di rete o lenze intorno al corpo, allora bisogna intervenire e tentare di recuperarla.
  • In quel caso è necessario avvicinarsi lentamente all’animale e recuperarlo con molta attenzione senza l’utilizzo di strumenti affilati. È fondamentale contattare immediatamente la Capitaneria di porto al 1530 e avvisare il personale specializzato di un Centro di Recupero Tartarughe Marine.

E se invece la tartaruga si trova sulla spiaggia?

  • Le tartarughe vengono sulle nostre spiagge per nidificare, ma può accadere anche di trovare esemplari spiaggiati o in evidenti difficoltà.
  • Nel caso in cui la tartaruga stia deponendo le uova, la prima cosa da fare è non disturbare l’animale, soprattutto con flash e fotocamere e avvertire un Centro di Recupero Tartarughe marine. Le tartarughe sono estremamente sensibili alle luci artificiali che potrebbero anche far perdere loro l’orientamento ed è quindi fondamentale ridurre le fonti luminose al massimo.
  • Una volta che avrà terminato con la deposizione delle uova e l’animale sta tornando in mare sarà necessario invece contrassegnare sulla spiaggia il luogo di deposizione e difenderlo da eventuali predatori.

 

Le attività del WWF per difendere le tartarughe 

Ufficio Stampa WWF Italia

 

Tratto da: http://www.lavocedimaruggio.it

 

Pubblicato in TCI
Martedì, 23 Dicembre 2014 12:53

La tartaruga prova dei sentimenti?

Pubblicato in Risorse
Lunedì, 23 Giugno 2014 19:04

Baby Tarte: letargo sì, letargo no

Baby Tarte: letargo sì, letargo no

Articolo di Anna Emme per Tarta Club Italia

Quando le temperature si abbassano e le giornate diventano sempre più brevi l'allevatore di tartarughe comincia ad avere il grande dilemma: "le piccoline le mando in letargo o le tengo sveglie? Sono così piccine...... pochi grammi.... e fanno tanta tenerezza.... "

Ma sappiamo esattamente quali sono i pericoli per le tartarughe? I pericoli del letargo e i pericoli nel tenerle sveglie? E sappiamo come evitare i pericoli per le piccine (oltre che per le grandi)? 

Pericolosità del letargo. Perché il letargo può essere pericoloso?

Il letargo è un momento molto delicato nella vita delle tartarughe. Un momento molto importante nel quale, in natura, si dispiegano tutte le loro abilità, non solo la loro capacità di individuare i luoghi idonei ove andare in letargo, al sicuro da predatori, da eventuali abbassamenti fuori norma di temperatura, da allagamenti persistenti, ma anche la loro capacità di arrivare alla soglia del letargo in buone condizioni di salute. Un letargo controllato – e fatto con i corretti accorgimenti - può praticamente azzerare i rischi che esistono in natura.

Le tartarughe che vivono in ambiente limitato, sia esso giardino sia esso terrario, devono spesso affrontare una ulteriore e terribile serie di pericoli : gli errori degli allevatori.

Cattiva informazione, vecchi luoghi comuni, scarsa conoscenza della biologia delle tartarughe inducono alcuni allevatori, seppur in buona fede, a fare errori che risultano spesso letali alle tartarughe. Gli errori che sono letali per le adulte lo sono a maggior ragione per le baby tartarughe.

Non si può però dare la "colpa" al letargo se è l'allevatore a fare errori di base importanti. Occorre invece capire quali sono i principi che regolano il letargo e quali sono i pericoli per le nostre tartarughe, in modo da evitare ogni problema senza fare errori.

Ma il letargo è indispensabile come dicono tutti? O se ne può fare a meno?

Sì, il letargo è indispensabile per la buona salute di quelle specie di tartarughe che, come le nostre testudo, nel loro ambiente naturale, vanno il letargo. Ormai il fatto è accertato ed è fuori discussione.

Il loro organismo, nel corso del tempo, si è organizzato in modo tale da trarre giovamento da questo momento di pausa e, quindi, di rallentamento del metabolismo. La mancanza del periodo di letargo porta ad una serie di problemi che minano la loro salute. Ad esempio le femmine adulte che rimangono sveglie in terrario durante l'inverno hanno spesso problemi nella deposizione delle uova (deposizione anticipate, ritenzione di uova, scarsa fertilità). Nelle baby il problema uova non c'è ovviamente ancora, però il saltare il letargo provoca loro danni importanti, principalmente connessi con l'eccesso di crescita. Inutile dire che una crescita sana è essenziale per una baby tarta né più né meno di quanto sia essenziale per qualunque baby.

 

Ok, il letargo è indispensabile per le tartarughe adulte, ma anche per quelle piccole? Perché dovrei mandare in letargo anche le baby? Sono così piccine!

Proprio perché sono piccole è importante che si abbia particolare cura nel loro allevamento e nella loro crescita. E, prima cosa fra tutte, bisognarispettare i loro ritmi biologici.

Le baby tartarughe che saltano il letargo vanno spesso incontro a problemi connessi con l'eccesso di crescita: cattivo sviluppo della struttura ossea e serissimi problemi agli organi interni quali fegato e reni. E purtroppo questi problemi possono avere ripercussioni anche in età adulta.

Quali sono gli errori da evitare nel letargo?

Preparare una baby al letargo non e' difficile. Con pochi accorgimenti basilari le nostre piccole faranno il loro salutare letargo senza alcun inconveniente.

  1. Per le piccole così come le adulte è fondamentale che le tartarughe siano sane. Prima dell'abbassamento delle temperature devono essere normalmente reattive e di buon appetito. Non devono avere alcun sintomo di malattia (a puro titolo esemplificativo: scoli nasali e/o oculari). Se le piccole sono nate da poco devono avere buona vivacità.
  2. E' fondamentale che le tartarughe vadano in letargo dopo aver evacuato tutto il cibo ingerito. Prima del letargo occorre quindi rispettare rigorosamente un periodo di digiuno che, per le piccole, viene indicato di circa 3 settimane. E' un errore gravissimo dare da mangiare ad una tartaruga subito prima del letargo. Infatti il cibo non digerito si decompone dentro l'apparato digerente con esiti anche mortali. E' sbagliato pensare che le tartarughe possano soffrire di questo periodo di digiuno. Con il diminuire della temperatura, rallentano naturalmente tutte le funzioni vitali, incluso l'istinto verso il cibo. L'allevatore deve cercare di facilitare questa preparazione al letargo evitando di somministrare del cibo, anche se, magari, c'è una imprevista giornata più calda della norma.
  3. Contemporaneamente al digiuno si dovrà accorciare la durata delle giornate e si dovranno diminuire le temperature diurne e notturne. Per le tartarughe che vivono all'esterno, anche se in ambiente protetto come un giardino o un recinto, significa in pratica seguire l'andamento stagionale: e' il normale autunno con le temperature che si abbassano e le giornate che si accorciano. L'allevatore che tiene le tartarughe in terrario dovrà quindi simulare l'autunno per le tartarughe che fossero tenute in terrario fino a quel momento. Abbasserà gradualmente la temperatura del terrario e diminuirà le ore di "luce".
  4. Durante questo autunno, naturale o ricostruito, la tartarughe diventeranno sempre più lente, sempre meno reattive. Alcune scaveranno delle buche per interrarsi, altre si nasconderanno sotto delle foglie o sotto qualche riparo, altre ancora entreranno in letargo all'aperto senza proteggersi eccessivamente dalle intemperie.
  5. Ora che si sono "addormentate" possiamo intervenire.

Un letargo protetto

Se rileggiamo il paragrafo sulla pericolosità del letargo ci rendiamo conto che, con il momento in cui entrano in letargo, siamo solo all'inizio di un periodo delicato. Il nostro compito e' quindi di mettere le piccole, che ora sono particolarmente indifese, in condizioni di superarlo in modo ottimale.

E per fare ciò si ricorre al letargo protetto, vale a dire ad un letargo che, pur essendo un vero e proprio letargo, non abbia tutti gli inconvenienti che possono esserci in natura. E principalmente le dobbiamo proteggere da:

  1. predatori. Sono un enorme problema per le tartarughe, baby e non, e nel periodo invernale sono soprattutto (anche se non solo) topi e ratti ad essere il pericolo maggiore.
  2. temperature troppo basse. Le temperature troppo basse le gelerebbero velocemente, data la piccola massa corporea delle baby.
  3. temperature più tiepide della norma. Le temperature intermedie riattiverebbero il metabolismo facendo consumare loro molte energie senza però consentire loro di nutrirsi.
  4. temperature insolitamente alte fuori stagione. Un insolito periodo caldo prima di un ritorno del freddo le sveglierebbe, grazie alla loro piccola massa corporea, spingendole a nutrirsi. Il ritorno di temperature fredde le riporterebbe in letargo a stomaco pieno.

Come si organizza un letargo protetto.

  1.  Il sistema più semplice per organizzare un letargo protetto è di preparare una scatola di cartone o di legno possibilmente ben isolata (ad esempio rivestendola esternamente con polistirolo) da collocare in un ambiente che abbia una temperatura piuttosto costante di 5-8 gradi.
  2. L'ambiente in cui metteremo la scatola del letargo dovrà essere al sicuro da topi e ratti oppure la scatola dovrà essere rivestita da una robusta rete.
  3. Dentro la scatola metteremo della terra (o altro substrato), delle foglie secche, la sonda di un termometro che registri le temperature minime e massime ed infine le nostre tartarughe. Il corpo del termometro lo metteremo fuori dalla scatola in modo da monitorare le temperature all'interno senza dover aprire la scatola continuamente. Non dobbiamo mettere né cibo né acqua, perché le nostre tartarughe già addormentate non ne hanno bisogno. Le scatole non devono essere sigillate e, se troppo ben chiuse, bisogna praticarvi dei fori di aereazione.
  4. Durante il letargo le terremo sotto controllo pesandole una volta al mese e verificando che non calino troppo di peso. Occorrerà anche verificare che il substrato non si disidrati eccessivamente.
  5. Quando arriverà primavera le tireremo fuori dalla scatola facendole abituare gradualmente, nell'arco di circa una settimana – dieci giorni, alle temperature più tiepide.

Quale deve essere il peso minimo per andare in letargo?

Non esiste un peso minimo di letargo. Anche le baby di 10-12 grammi fanno benissimo il letargo, né più né meno che le loro sorelline di 20 o 30 grammi. Pensare che non possano andare in letargo perché sono piccole sarebbe come pensare che un neonato non può dormire finché non e' diventato grande.

E se volessi far fare un letargo breve?

Se proprio si ha paura di far fare il letargo completo alle baby appena nate, si può optare per il letargo breve che dovrà durare almeno due mesi. In questo caso si inizierà il letargo normalmente in autunno e lo si interromperà in anticipo.

E' sconsigliato, se non ci sono seri motivi, di cominciare il letargo in ritardo perché la preparazione artificiale al letargo è molto più laboriosa della preparazione naturale nella stagione giusta.

Io quest'anno non ho tempo per "studiare" il letargo. Quindi le terrò sveglie.

In realtà preparare un buon terrario per l'inverno e' molto più difficile che preparare un buon letargo. E sono parecchie le baby tartarughe che si ammalano e che muoiono, a volte proprio a primavera, a causa della cattiva organizzazione del terrario invernale.

E' quindi meglio "perdere" un po' di tempo per "studiare" il letargo, piuttosto che perdere molto più tempo per studiare e realizzare un buon terrario.

Tenerle sveglie senza terrario, magari in una scatola vicino al termosifone, o anche in un qualche posto in casa ha in genere esiti negativi: sono poche le tartarughe che riescono a sopravvivere in queste condizioni. In questi casi la percentuale di tartarughe che muoiono è elevatissima.

Risposte brevi in ordine sparso

Il letargo va fatto al buio o è meglio che ci sia la luce?

Meglio al buio. La presenza di luce le può spingere a svegliarsi anche con temperature relativamente basse.

Prima del letargo non devono mangiare, ma possono bere?

Sì. E' molto positivo se bevono prima del letargo.

Anche quando si svegliano bisogna mettere subito una ciotolina di acqua a disposizione in modo che possano bere a volontà.

Perché prima del letargo non dobbiamo dare cibo aggiunto rispetto a quello già disponibile in giardino?

Perché il nostro cibo e' senza dubbio molto più appetitoso di quello che abitualmente trovano sul terreno. Così appetitoso che non riescono a resistere alla tentazione di mangiarlo anche se il loro organismo dice loro di cominciare a mettersi a riposo. Le obblighiamo quindi a fare qualcosa che fa loro del male prendendole per la gola.

E se le tenessi in una scatola vicino al termosifone?

E' il sistema più sicuro per farle morire.

Io pensavo di metterle in uno scatolone nel ripostiglio di casa: lì non riscaldiamo e non c'è neanche il termosifone

Anche questo è un sistema per farle morire. In nessun ambiente dentro le nostre case la temperatura è fra i 5 e gli 8 gradi, ma è più alta. Con temperature superiori a quelle di letargo le tartarughe non rallentano a sufficienza il loro metabolismo e quindi continuano a consumare energie senza potersi però nutrire e/o senza poter assimilare eventuale cibo ingerito.

Ogni tanto le trovo spostate nella loro scatola del letargo. Sono sveglie o dormono?

Dei piccoli movimenti sono normali durante il letargo. Se grattano insistentemente o cercano di fuggire significa invece che le temperature di letargo sono troppo alte. In questo caso, prima di metterle in un ambiente a temperature più adatte, occorre controllare che non abbiano risentito della temperature eccessive pesandole e dando loro dell'acqua da bere.

Come si pesano delle tartarughe così piccole?

Il modo migliore per pesare le baby è con una bilancia elettronica da cucina con scansione di 1 grammo.

Al risveglio posso metterle subito fuori in giardino?

Le tartarughine che hanno fatto il letargo si adattano molto bene alle temperature esterne primaverili. Occorre solo controllare che le temperature esterne non si abbassino troppo andando verso lo zero. E' buona norma metterle al riparo in una tana le prime notti o se piove molto di giorno.

Se all'esterno c'è una insolita ondata di caldo è preferibile farle abituare gradatamente alla diversa temperatura in modo che il loro organismo faccia un passaggio "dolce" dal freddo al caldo.

Al risveglio mangiano subito?

In genere passa qualche giorno prima che si mettano a mangiare normalmente. Il numero di giorni dipende dalle temperature diurne e notturne. Il passaggio da uno stato di profondo rallentamento del metabolismo – come è lo stato di letargo – ad uno stato di normale attività richiede una fase di adattamento. Un organismo complesso deve essere rimesso in moto: ci vuole un po' di tempo.

Pubblicato in TCI
Sabato, 26 Aprile 2014 15:17

Trachemys scripta scripta

Trachemys scripta scripta

Tartaruga dalle orecchie gialle

Specie Acquatiche

Wied, 1839

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = TRACHEMYS
Specie = TRACHEMYS SCRIPTA

La specie Trachemys scripta comprende 3 sottospecie :
- Trachemys scripta elegans
- Trachemys scripta scripta
- Trachemys scripta troostii

La possibilità di ibridazione tra queste sottospecie ne rende spesso il riconoscimento e la classificazione difficile.

STATUS GIURIDICO
Trachemys scripta scripta non e' in nessuna legge o decreto ministeriale ed e' dunque di libera vendita, tuttavia eventuali ibridi con Trachemys scripta elegans sono da considerarsi anch'essi in CITES essendo quest' ultima inserita in allegato B.

DISTRIBUZIONE E HABITAT
La si trova diffusa nella Carolina (Nord e Sud Carolina),in Virginia, in parte della Georgia e nella zona nord della Florida. Occupa una ampia varietà di habitat umidi, particolarmente soleggiati e caldi: paludi, stagni, fiumi, grandi corsi d'acqua, particolarmente calmi e con anse tranquille, ricchi di vegetazione con tronchi e sassi emersi per esporsi al sole e un fondo particolarmente fangoso per affrontare il letargo durante l' inverno. Essendo abili nuotatrici si avventurano anche in acque di una certa profondità (anche oltre i due metri) per poter cacciare, ma in generale vivono in acque non troppo profonde. Vista la loro capacità di adattamento spesso si trovano stabili insediamenti in Spagna, Francia, Italia dovuti ad uno scriteriato abbandono nel nostro habitat di parecchi esemplari che spesso hanno preso il sopravvento sulla nostra fauna locale.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Animale strettamente acquatico, passa le ore meno calde della giornata su di un sasso, un tronco emerso o sulle rive per ricevere i benefici dei raggi solari e regolare la propria temperatura corporea, nelle ore centrali della giornata quando le temperature sotto il sole sono elevate preferisce rimanere in acqua. Si alimenta al mattino per poi sfruttare il calore del sole per favorire la digestione del cibo. Con l'abbassarsi delle temperature rallenta il proprio metabolismo finchà le condizioni non sono tali da favorirne il letargo: sceglie un luogo poco profondo e fangoso (a volte sulle rive) e vi si interra per poter passare la stagione fredda, risvegliandosi in primavera. Solitamente questo avviene nei luoghi originari da fine novembre fino a marzo.

CARATTERISTICHE FISICHE
Le dimensioni sono variabili a seconda del sesso e delle condizioni di allevamento: in generale variano le proprie misure tra i 12 cm e i 28 cm (raggiunti dalle femmine). Il piastrone e' di color giallo intenso e presenta due macchie, una per ogni scuto gulare anche se e' facile vedere piastroni con diversi spot su vari scuti (frutto di ibridazioni). Non presenta nessun tipo di cerniera ed e' unito al carapace da un ponte osseo ben sviluppato. Il carapace presenta un colore verde brillante nei giovani ma con il passare del tempo i colori tendono a scurirsi fino ad avere esemplari con un carapace quasi nero. Gli scuti vengono sostituiti periodicamente. La testa ha dei disegni inequivocabili e presenta delle striature gialle più accentuate sopra gli occhi che con l' età tendono a scurirsi ulteriormente.

DIMORFISMO SESSUALE
Il dimorfismo sessuale e' particolarmente accentuato in questa specie: i maschi presentano dimensioni minori, unghie anteriori molto pronunciate (fino a 3cm) per la danza di accoppiamento, coda con una base molto larga e l' apertura della cloaca posta nella sua estremità, in prossimità della punta. Il piastrone si presenta concavo per facilitare l' accoppiamento. Le femmine invece hanno dimensioni maggiori, le unghie delle zampe anteriori poco pronunciate, un piastrone piatto per aumentare lo spazio per contenere le uova, la coda sottile con la cloaca posta alla base di questa per aiutarla durante la deposizione delle uova. Questi caratteri sono ben visibili soprattutto con la maturità sessuale che dipende dalle dimensioni: intorno a 18 cm di carapace (circa tra anni di età) una femmina può considerarsi sessualmente matura, gli individui maschi già molto tempo prima, con dimensioni di 10 cm.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Sono tartarughe che riescono ad adattarsi molto bene ai nostri climi e se correttamente stabulate e' possibile allevarle all' aperto tutto l' anno, escludendo le zone montane più fredde. E' necessario costruire un laghetto di dimensioni minime 3 x 2 metri e con una profondità di almeno 1 metro con circa 30 cm di fondo fangoso o sabbioso per permettere alle Trachemys scripta scripta di passare indenni il letargo con le nostre temperature abbastanza rigide, (ricordandosi di rompere l' eventuale ghiaccio di superficie). Tale laghetto deve essere provvisto di tronchi che emergono dall' acqua per il basking e di argini non troppo ripidi per permettere alle tartarughe di uscire dall' acqua agevolmente o sostare in acque meno profonde. Deve essere dotato di una ampia zona di sabbia e terriccio opportunamente inumidita per una eventuale deposizione delle uova. E' importante che sia in una posizione soleggiata tutto il giorno ma al tempo stesso e' necessario creare delle zone d' ombra per la corretta termoregolazione della tartaruga secondo le sue esigenze e necessità. Per evitare eventuali fughe e' bene che sia recintato per almeno 50 cm o più in altezza e ulteriori 30 cm sotto terra visto che sono sia buone scalatrici che scavatrici. Se si rispettano queste condizioni mantenerle all' aperto sarà la soluzione migliore.
E' comunque possibile mantenerle in casa in un acquaterrario opportunamente attrezzato di dimensioni minime pari a 100 cm x 50 cm considerando una tartaruga adulta. Il livello dell' acqua deve permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a terra. Considerando che sono ottime nuotatrici e' possibile innalzare il livello dell' acqua fornendo però degli appigli o delle zone di sosta meno profonde.
Sono consigliate per le Trachemys scripta scripta temperature dell' acqua comprese tra i 23 e i 27 gradi centigradi: 25-26 gradi centigradi sono ottimali per mia esperienza soprattutto per individui giovani, mentre per adulti anche qualche grado in meno (24-25); al di sotto del valore minimo tollerabile (intorno ai 20 gradi) iniziano a manifestare rallentamento del metabolismo, inappetenza e apatia: una situazione dannosa per la loro salute. Gli individui adulti sopportano temperature più basse più facilmente di individui giovani che invece soffrono molto gli abbassamenti di temperatura. Di notte e' opportuna una escursione termica di qualche grado. E' necessario dotare l'acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o tronchi (ottime le radici di mangrovia) e una superficie estesa pari almeno al 30% della superficie acquatica.
L' area emersa deve essere dotata di un neon UVB (essenziale) con valore minimo del 5% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30 cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto innalzando la temperatura fino a 30-31 gradi centigradi necessari alla loro termoregolazione, creando in questo modo un gradiente di temperatura.

ALIMENTAZIONE
E' una specie onnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti per cui e' necessario che la dieta sia estremamente varia ed equilibrata. Dalle osservazioni in natura si e' potuto osservare come da giovani siano quasi completamente carnivore variando saltuariamente con cibo di origine vegetale, mentre da adulte la ercentuale di cibo vegetale tende ad aumentare. In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi: pesci, insetti, molluschi, vermi, piccoli mammiferi, girini, anfibi, arogne, feci, alghe, piante acquatiche e piante sommerse. In cattività l'alimentazione deve essere estremamente varia. Gli individui giovani necessitano di una frequenza di alimentazione giornaliera con un giorno di digiuno, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati ogni 3 giorni viso i loro tempi digestivi di gran lunga più lenti dei giovani. Le Trachemys scripta scripta possono seguire una dieta a base di pesce d' acqua dolce (alborelle, acquadelle, trota ecc..) vivi, morti o interi a seconda della taglia della tartaruga: per gli individui più giovani meglio se morti e senza lische ma mantenendo tutte le interiora, per gli adulti di buone dimensioni anche vivi oppure interi con tutte le interiora che contengono importanti elementi nutritivi. A ciò e' opportuno integrare con altri alimenti ben accetti: insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina...), girini, piccoli invertebrati (chiocciole con guscio molto ricco di calcio) e cibi vegetali (tarassaco, cicoria selvatica, rucola, radicchio, lenticchie acquatiche, piante acquatiche di ogni tipo,ecc...). La parte vegetale può costituire un buon 20% della dieta dei giovani fino ad arrivare a 50% o più negli adulti. Si consiglia di somministrare con parsimonia frutta e carni bianche e rosse. Ogni tanto possono essere somministrati cibi in pellet di ottima marca ma senza abusarne (massimo 30% dell' alimentazione). E' buona norma lasciare sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario o spolverare il cibo con del carbonato di calcio. Si ricorda che ogni alimento ha i suoi pro e i suoi contro per cui e' necessario che la dieta sia estremamente varia per non incorrere a carenze di qualsiasi tipo. Eventuali integrazioni vitaminiche sono da fare sotto consiglio e indicazione di un veterinario esperto in rettili, dopo averlo messo al corrente della specie allevata e della dieta.

RIPRODUZIONE
Una volta raggiunta la maturita' sessuale, le Trachemys iniziano i classici rituali di corteggiamento in cui il maschio fa vibrare le zampe anteriori davanti al muso della compagna per poi afferrarla e iniziare l' accoppiamento in acqua che dura circa una decina di minuti. Dopo un mese dalla fecondazione avviene la deposizione pertanto e' necessario allestire del terriccio leggermente inumidito e smosso alto circa 20 cm e largo altrettanto dove la tartaruga deporrà da 5 a 20 uova a seconda delle condizioni dell' animale, della sua età riproduttiva ecc... Sono possibili più deposizioni (in genere due o tre) nell' arco della stagione. Le uova a seconda della temperatura impiegano dai 2 ai 4 mesi per schiudersi. Come in gran parte dei rettili il sesso e' determinato dalle temperature di incubazione nelle prime settimane: a temperature basse, in genere sotto i 28 nascono prevalentemente maschi, a temperature elevate, sopra i 30 nascono soprattutto femmine mentre a temperature intermedie si hanno nascite variabili. In cattività e' consigliata una incubazione artificiale delle uova mantenendo una umidità del 70% e temperature comprese tra i 25 e i 32, con eventuali lievi abbassamenti notturni, in un substrato di vermiculite e acqua in proporzioni 1:1 per mantenere la corretta umidità. E' importante che le uova non vengano girate dalla loro posizione originaria al momento della deposizione per evitare la morte dell'embrione. Al fine di favorire e stimolare l'accoppiamento e l'ovulazione della femmina e' necessario far rispettare un periodo di letargo anche se spesso molti allevatori ottengono successi tenendole tutto l'anno attive.

NOTE
Questa scheda può essere utilizzata come riferimento per allevare anche altre specie di Trachemys scripta, in particolare Trachemys scripta elegans, poichè hanno le medesime esigenze alimentari e di allevamento.

Autore: Stefano Redaelli
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
Sabato, 26 Aprile 2014 15:15

Trachemys scripta elegans

Trachemys scripta elegans

Tartaruga dalle orecchie rosse

Specie Acquatiche

Wied, 1839

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = TRACHEMYS
Specie = TRACHEMYS SCRIPTA

La specie Trachemys scripta comprende 3 sottospecie:
- Trachemys scripta elegans
- Trachemys scripta scripta
- Trachemys scripta troostii

La possibilità di ibridazione tra queste sottospecie ne rende spesso il riconoscimento e la classificazione difficile.

STATUS GIURIDICO
Trachemys scripta elegans è inserita in Allegato B nelle successive modifiche del REG (CE) 338/97 che prevede l' applicazione della Cites in ambito CEE.
Dunque il mercato di tale specie risulta controllato solo in ambito della Comunità Europea.
Dal gennaio 1998 è vietata l' importazione all' interno della CEE poichè, con il suo frequente abbandono nei nostri habitat, costituisce pericolo e minaccia per flora e fauna locale.
Esemplari detenuti prima di tale data andavano a loro tempo denunciati alla forestale entro un limite di scadenza.

E' possibile, tramite opportuna compilazione del registro di detenzione, denunciare eventuali nascite di esemplari in cattività (da genitori anch' essi denunciati), presso la forestale che provvede al rilascio dei documenti dando la possibilita' di commerciaretali esemplari muniti di relativi documenti.

DISTRIBUZIONE e HABITAT
La si trova in Texas, Louisiana, Alabama, Arkansas, Indiana e zone limitrofe.
E' diffusa soprattutto lungo il fiume Mississippi e le sue valli.
Occupa una ampia varietà di habitat umidi, particolarmente soleggiati e caldi: paludi, stagni, fiumi, grandi corsi d'acqua, particolarmente calmi e con anse tranquille, ricchi di vegetazione con tronchi e sassi emersi per esporsi al sole e un fondo particolarmente fangoso per affrontare il letargo durante l' inverno.
Essendo abili nuotatrici si avventurano anche in acque di una certa profondità (anche oltre i due metri) per poter cacciare, ma in generale vivono in acque non troppo profonde.
Vista la loro capacità di adattamento spesso si trovano stabili insediamenti in Spagna, Francia, Italia dovuti ad uno scriteriato abbandono nel nostro habitat di parecchi esemplari che spesso hanno preso il sopravvento sulla nostra fauna locale.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Animale strettamente acquatico, passa le ore meno calde della giornata su di un sasso, un tronco emerso o sulle rive per ricevere i benefici dei raggi solari e regolare la propria temperatura corporea, nelle ore centrali della giornata quando le temperature sotto il sole sono elevate preferisce rimanere in acqua.
Si alimenta al mattino per poi sfruttare il calore del sole per favorire la digestione del cibo.
Con l' abbassarsi delle temperature rallenta il proprio metabolismo finche' le condizioni non sono tali da favorirne il letargo.
Sceglie un luogo poco profondo e fangoso (a volte sulle rive) e vi si interra per poter passare la stagione fredda, risvegliandosi in primavera. Solitamente questo avviene nei luoghi originari da fine novembre fino a marzo.

CARATTERISTICHE FISICHE
Le dimensioni sono variabili a seconda del sesso e delle condizioni di allevamento. In generale variano le proprie misure tra i 12 cm e i 28 cm (raggiunti dalle femmine). Il piastrone e' di color giallo intenso e presenta una macchia scura per ogni scuto.
Non presenta nessun tipo di cerniera ed e' unito al carapace da un ponte osseo ben sviluppato.
Il carapace presenta un colore verde brillante nei giovani ma con il passare del tempo i colori tendono a scurirsi fino ad avere esemplari con un carapace quasi nero.
Spesso pero' presentano anche da adulti una colorazione del carapace brillante con ampie tonalita' di giallo. Gli scuti vengono sostituiti periodicamente.
La testa ha delle striature gialle che corrono lungo il collo e presenta due striscie rosse molto evidenti (da cui il loro nome) sopra gli occhi che con l' eta' tendono a scurirsi e confondersi.

DIMORFISMO SESSUALE
Il dimorfismo sessuale è particolarmente accentuato in questa specie: i maschi presentano dimensioni minori, unghie anteriori molto pronunciate (fino a 3cm) per la danza di accoppiamento, coda con una base molto larga e l' apertura della cloaca posta nella sua estremità, in prossimità della punta.
Il piastrone si presenta concavo per facilitare l'accoppiamento.
Le femmine invece hanno dimensioni maggiori, le unghie delle zampe anteriori poco pronunciate,un piastrone piatto per aumentare lo spazio per contenere le uova, la coda sottile con la cloaca posta alla base di questa per aiutarla durante la deposizione delle uova.
Questi caratteri sono ben visibili soprattutto con la maturita' sessuale che dipende dalle dimensioni. Intorno a 18 cm di carapace (circa tra anni di eta') una femmina puo' considerarsi sessualmente matura, gli individui maschi gia' molto tempo prima, con dimensioni di 10 cm.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Sono tartarughe che riescono ad adattarsi molto bene ai nostri climi e se correttamente stabulate è possibile allevarle all' aperto tutto l' anno, escludendo le zone montane più fredde.
E' necessario costruire un laghetto di dimensioni minime 3 x 2 metri e con una profondità di almeno 1 metro con circa 30 cm di fondo fangoso o sabbioso per permettere alle Trachemys scripta elegans di passare indenni il letargo con le nostre temperature abbastanza rigide, (ricordandosi di rompere l'eventuale ghiaccio di superficie).
Tale laghetto deve essere provvisto di tronchi che emergono dall' acqua per il basking e di argini non troppo ripidi per permettere alle tartarughe di uscire dall' acqua agevolmente o sostare in acque meno profonde.
Deve essere dotato di una ampia zona di sabbia e terriccio opportunamente inumidita per una eventuale deposizione delle uova.
E' importante che sia in una posizione soleggiata tutto il giorno ma al tempo stesso e' necessario creare delle zone d' ombra per la corretta termoregolazione della tartaruga secondo le sue esigenze e necessità.
Per evitare eventuali fughe è bene che sia recintato per almeno 50 cm o piu' in altezza e ulteriori 30 cm sotto terra visto che sono sia buone scalatrici che scavatrici.
Se si rispettano queste condizioni mantenerle all' aperto sarà la soluzione migliore.
E' comunque possibile mantenerle in casa in un acquaterrario opportunamente attrezzato di dimensioni minime pari a 100 cm x 50 cm considerando una tartaruga adulta.
Il livello dell' acqua deve permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a terra.
Considerando che sono ottime nuotatrici e' possibile innalzare il livello dell' acqua fornendo però degli appigli o delle zone di sosta meno profonde.
Sono consigliate per le Trachemys scripta elegans temperature dell' acqua comprese tra i 23 e i 27 gradi centigradi.
25-26 gradi centigradi sono ottimali per mia esperienza soprattutto per individui giovani, mentre per adulti anche qualche grado in meno (24-25); al di sotto del valore minimo tollerabile (intorno ai 20 gradi) iniziano a manifestare rallentamento del metabolismo, inappetenza e apatia. Una situazione dannosa per la loro salute.
Gli individui adulti sopportano temperature più basse più facilmente di individui giovani che invece soffrono molto gli abbassamenti di temperatura.
Di notte è opportuna una escursione termica di qualche grado.
E' necessario dotare l' acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o tronchi (ottime le radici di mangrovia) e una superficie estesa pari almeno al 30% della superficie acquatica.
L' area emersa deve essere dotata di un neon UVB (essenziale) con valore minimo del 5% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30 cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto innalzando la temperatura fino a 30-31 gradi centigradi necessari alla loro termoregolazione, creando in questo modo un gradiente di temperatura.

ALIMENTAZIONE
E' una specie onnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti per cui è necessario che la dieta sia estremamente varia ed equilibrata.
Dalle osservazioni in natura si è potuto osservare come da giovani siano quasi completamente carnivore variando saltuariamente con cibo di origine vegetale, mentre da adulte la percentuale di cibo vegetale tende ad aumentare.
In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi: pesci, insetti, molluschi, vermi, piccoli mammiferi, girini, anfibi, carogne, feci, alghe, piante acquatiche e piante sommerse.
In cattività l'alimentazione deve essere estremamente varia.
Gli individui giovani necessitano di una frequenza di alimentazione giornaliera con un giorno di digiuno, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati ogni 3 giorni visto i loro tempi digestivi di gran lunga più lenti dei giovani.
Le Trachemys scripta elegans possono seguire una dieta a base di pesce d'acqua dolce (alborelle, acquadelle, trota ecc..) vivi, morti o interi a seconda della taglia della tartaruga.
Per gli individui più giovani meglio se morti e senza lische ma mantenendo tutte le interiora, per gli adulti di buone dimensioni anche vivi oppure interi con tutte le interiora che contengono importanti elementi nutritivi.
A ciò è opportuno integrare con altri alimenti ben accetti: insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina...), girini, piccoli invertebrati (chiocciole con guscio molto ricco di calcio) e cibi vegetali (tarassaco, cicoria selvatica, rucola, radicchio, lenticchie acquatiche, piante acquatiche di ogni tipo, ecc...).
La parte vegetale può costituire un buon 20% della dieta dei giovani superando di gran lunga il 50% negli adulti.
Si consiglia di somministrare con parsimonia frutta e carni bianche e rosse.
Ogni tanto possono essere somministrati cibi in pellet di ottima marca ma senza abusarne (massimo 30% dell' alimentazione).
E' buona norma lasciare sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario o spolverare il cibo con del carbonato di calcio.
Si ricorda che ogni alimento ha i suoi pro e i suoi contro per cui è necessario che la dieta sia estremamente varia per non incorrere a carenze di qualsiasi tipo.
Eventuali integrazioni vitaminiche sono da fare sotto consiglio e indicazione di un veterinario esperto in rettili, dopo averlo messo al corrente della specie allevata e della dieta.

RIPRODUZIONE
Una volta raggiunta la maturità sessuale, le Trachemys iniziano i classici rituali di corteggiamento in cui il maschio fa vibrare le zampe anteriori davanti al muso della compagna per poi afferrarla e iniziare l' accoppiamento in acqua che dura circa una decina di minuti.
Dopo un mese dalla fecondazione avviene la deposizione pertanto e' necessario allestire del terriccio leggermente inumidito e smosso alto circa 20 cm e largo altrettanto dove la tartaruga deporrà da 5 a 20 uova a seconda delle condizioni dell' animale, della sua età riproduttiva ecc...
Sono possibili più deposizioni (in genere due o tre) nell' arco della stagione.
Le uova a seconda della temperatura impiegano dai 2 ai 4 mesi per schiudersi.
Come in gran parte dei rettili il sesso e' determinato dalle temperature di incubazione nelle prime settimane.
A temperature basse, in genere sotto i 28 nascono prevalentemente maschi, a temperature elevate, sopra i 30 nascono soprattutto femmine mentre a temperature intermedie si hanno nascite variabili.
In cattivita' e' consigliata una incubazione artificiale delle uova mantenendo una umidità del 70% e temperature comprese tra i 25 e i 32, con eventuali lievi abbassamenti notturni, in un substrato di vermiculite e acqua in proporzioni 1:1 per mantenere la corretta umidità.
E' importante che le uova non vengano girate dalla loro posizione originaria al momento della deposizione per evitare la morte dell' embrione.
Al fine di favorire e stimolare l' accoppiamento e l'ovulazione della fammina è necessario far rispettare un periodo di letargo anche se spesso molti allevatori ottengono successi tenendole tutto l' anno attive.

NOTE
Questa scheda può essere utilizzata come riferimento per allevare anche altre specie di Trachemys scripta, in particolare Trachemys scripta scripta, poichè hanno le medesime esigenze alimentari e di allevamento.
Si ricorda inoltre che è possibile vendere o acquistare esemplari Trachemys scripta elegans solo se muniti di relativi documenti e dunque opportunamente denunciati.

Autore: Stefano Redaelli
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
Sabato, 26 Aprile 2014 15:13

Sternotherus odoratus

Sternotherus odoratus

Tartaruga dal muschio comune

Specie Acquatiche

Common Musk Turtle
Latreille, 1801

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = STERNOTHERUS

STATUS GIURIDICO
Sternotherus odoratus non e' in nessuna legge o decreto ministeriale. Non e' considerata specie a rischio.

DISTRIBUZIONE e HABITAT
Sternotherus odoratus e' diffusa nel sud del Canada (Ontario e Quebec), negli Stati Uniti orientali in particolare gli stati del Texas, Winsconsin, Maine, Florida. Occupa alcune zone colonizzate da molti Emydidi con cui ne condivide gli spazi. E' facile trovarla in corsi acquatici lenti, piccoli laghi o semplici raccolte d'acqua, in acque ricche di alberi, vegetazione acquatica e fondali fangosi (adatti all'ibernazione e all'estivazione) ma solitamente poco profondi.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Le abitudini di questa tartaruga sono molto particolari: e' una tartaruga poco propensa al nuoto e preferisce sostare in acque poco profonde. Passa parte della giornata facendo basking sia sulle rive dei bacini in cui vive sia arrampicandosi sulle radici affioranti ma anche sugli alberi: e' infatti una ottima arrampicatrice e raggiunge altezze notevoli, mentre se si sente in pericolo non esita a buttarsi in acqua. Ha abitudini strettamente notturne evidenziabile anche dagli occhi scuri molto grandi. Viste le temperature dell' areale di provenienza Sternotherus odoratus va in letargo durante i mesi piu' freddi come alcuni Emydidi, ma al contrario di altre specie mal sopporta le temperature estive troppo elevate per cui e' molto frequente l'estivazione. E' una tartaruga particolarmente mordace e ha un insolito metodo di difesa: se attaccata secerne dalle ghiandole poste sotto il carapace un liquido maleodorante che allontana il predatore. In cattivita' mostra raramente questa "peculiarita"'.

CARATTERISTICHE FISICHE
E' una delle tartarughe acquatiche piu' piccole e raggiunge la dimensione massima di 13 cm e mezzo anche se in cattivita' raggiunge dimensioni minori (circa 10 cm) Presenta un carapace particolarmente a cupola con colori che vanno dal marrone al grigio, mentre da giovane e' molto scuro, quasi nero. E' caratterizzata da quattro strisce (due per parte) molto chiare che dagli occhi corrono lungo il collo verso il carapace. Queste striature sono particolarmente accentuate negli individui piu' giovani. Sotto la testa presenta un numero variabile di barbigli. Il becco e' sporgente nella parte superiore, molto forte e tagliente caratteristico di questa specie (e di quasi tutti i Kinosternidi). Il piastrone, che presenta una cerniera poco sviluppata, ha colori uniformi giallo-marrone, mentre gli individui giovani presentano dei disegni che con il tempo spariscono.

DIMORFISMO SESSUALE
La caratteristica piu' evidente tra i due sessi e' la coda: nei maschi e' molto larga alla base e con l' apertura cloacale verso l' estremita'. Nelle femmine invece la coda piu' piccola e sottile ha l' apertura della cloaca posta vicino agli scuti anali. Un ulteriore dimorfismo e' rappresentato dagli scuti anali: nei maschi sono meno accentuati rispetto alla femmina in cui coprono maggiormente la coda.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Per l' allevamento in cattivita' vale quanto detto per specie come Trachemys scripta o Graptemys pseudogeographica. Sono tartarughe che riescono ad adattarsi molto bene ai nostri climi e se correttamente stabulate e' possibile allevarle all' aperto tutto l' anno, escludendo le zone montane piu' fredde. E' necessario costruire un laghetto di dimensioni minime 3 x 2 metri e con una profondità di almeno 1 metro con circa 30 cm di fondo fangoso o sabbioso per permettere alle Sternotherus odoratus di passare indenni il letargo con le nostre temperature abbastanza rigide, (ricordandosi di rompere l' eventuale ghiaccio di superficie). Tale laghetto deve essere provvisto di tronchi che emergono dall' acqua per il basking e di argini non troppo ripidi per permettere alle tartarughe di uscire dall' acqua agevolmente o sostare in acque
meno profonde visto la scarsa attitudine al nuoto di questa specie. Per assecondare le abitudini di questa specie e' particolarmente indicato allestire dei tronchi verticali emergenti dallo stagno per permettere alle Sternotherus di arrampicarvisi. Deve essere dotato di una ampia zona di sabbia e terriccio per una eventuale deposizione delle uova. E' importante che sia in una posizione soleggiata tutto il giorno ma al tempo stesso e' necessario creare delle zone d' ombra molto consistenti per la corretta termoregolazione della tartaruga secondo le sue esigenze e necessità. Per evitare eventuali fughe e' bene che sia recintato per almeno 50 cm o più in altezza e ulteriori 30 cm sotto terra visto che sono ottime scalatrici. Se si rispettano queste condizioni mantenerle all' aperto sarà la soluzione migliore. E' bene ricordarsi che nelle zone più settentrionali gli individui più piccoli vanno stabulati in un acquaterrario per i primi anni di età (in particolare nei periodi freddi) visto che sono articolarmente delicati e potrebbero soffrire le temperature molto rigide dell' inverno.
E' comunque possibile mantenerle in casa in un acquaterrario opportunamente attrezzato di dimensioni minime pari a 50 cm x 30 cm considerando una tartaruga adulta. Il livello dell' acqua deve permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a terra, ricordandosi che sono scarse nuotatrici (circa 25 cm per una tartaruga adulta) e si limitano a camminare sul fondo piuttosto che nuotare. Sono consigliate per le Sternotherus odoratus temperature dell' acqua comprese tra i 23 e i 27 gradi centigradi (25-26 gradi centigradi sono ottimali); al di sotto del valore minimo tollerabile (intorno ai 20 gradi) iniziano a manifestare rallentamento del metabolismo, inappetenza e apatia: una situazione dannosa per la loro salute.
Situazioni opposte, di temperatura troppo elevata, portano le Sternotherus ed estivare. Di notte e' opportuna una escursione termica di qualche grado. E' necessario dotare l' acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o tronchi (ottime le radici di mangrovia) e una superficie estesa pari almeno al 30% della superficie acquatica costituita da sabbia o terra poichè spesso scavano buche e vi si interrano o per una eventuale deposizione di uova. L' area emersa deve essere dotata di un neon UVB (essenziale) con valore minimo del 5% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30 cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto innalzando la temperatura fino a 30-31 gradi centigradi necessari alla loro termoregolazione, creando in questo modo un gradiente di temperatura. Per eventuali chiarimenti sull' illuminazione e i benefici dell' UVB si rimanda al relativo articolo. Sarebbe opportuno dotare l' acquario di nascondigli subacquei visto le loro abitudini notturne. Visto il comportamento aggressivo e' sconsigliato tenere più di un maschio per evitare duri combattimenti, anche se spesso le femmine si comportano in maniera aggressiva. Inoltre se possibile e' da evitare qualsiasi convivenza (soprattutto in acquaterrari) con altre specie seppur provenienti dallo stesso areale.

ALIMENTAZIONE
E' una specie onnivora ma prevalentemente carnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti per cui e' necessario che la dieta sia estremamente varia ed equilibrata. La loro alimentazione e' essenzialmente carnivora e integrano saltuariamente con cibo di origine vegetale in una piccola percentuale. In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi soprattutto di insetti, molluschi, crostacei, vermi, pesci morti o predati da altri animali, alghe, piante acquatiche e piante sommerse. In cattività l' alimentazione deve essere estremamente varia. Gli individui giovani necessitano di una frequenza di alimentazione giornaliera con un giorno di digiuno, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati ogni 3 giorni visto i loro tempi digestivi di gran lunga più lenti dei giovani e soprattutto le loro attitudini strettamente carnivore. Le Sternotherus odoratus possono seguire una dieta a base di insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina...tutti opportunamente alimentati e spolverati con calcio) indicati soprattutto per la dieta dei più giovani, pesci d' acqua dolce (trota, alborelle, acquadelle, gambusie ecc..) vivi o morti (la soluzione migliore non essendo abilissime predatrici) ma sempre interi con le interiora. A ciò e' opportuno integrare con altri alimenti ben accetti: gamberetti d' acqua dolce (molto appetiti e consigliati), girini, piccoli invertebrati (chiocciole con guscio molto ricco di calcio), molluschi e cibi vegetali come tarassaco, cicoria selvatica, rucola, radicchio, piante acquatiche di ogni genere che risultano essere particolarmente gradite. La parte vegetale può costituire un 20-30% della dieta. Si consiglia di somministrare con parsimonia frutta e carni bianche e rosse. E' buona norma lasciare sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario o spolverare con una certa frequenza il cibo con del carbonato di calcio. Eventuali integrazioni vitaminiche sono da fare sotto consiglio e indicazione di un veterinario esperto in rettili, dopo averlo messo al corrente della specie allevata e della dieta.

RIPRODUZIONE
Una volta raggiunta la maturità sessuale, le Sternotherus odoratus, dopo essersi risvegliate e riprese dal letargo, iniziano i classici rituali di corteggiamento. Nei mesi primaverili ed estivi avviene la prima deposizione pertanto e' necessario allestire del terriccio leggermente inumidito e smosso alto circa 20 cm e largo altrettanto dove la tartaruga deporrà circa 4 o 5 uova (fino a 10) a seconda delle condizioni dell'animale, della sua età riproduttiva ecc... Sono possibili più deposizioni (in genere due o tre) nell' arco della stagione. Le uova a seconda della temperatura impiegano dai 3 ai 4 mesi per schiudersi. In cattività e' consigliata una incubazione artificiale delle uova mantenendo una umidità del 70% e temperature comprese
tra i 25 e i 32 con eventuali lievi abbassamenti notturni in un substrato di vermiculite e acqua in proporzioni 1:1 per mantenere la corretta umidità. E' importante che le uova non vengano girate dalla loro posizione originaria al momento della deposizione per evitare la morte dell'embrione. Al fine di favorire e stimolare l'accoppiamento e l'ovulazione della femmina e' necessario far rispettare un periodo di letargo anche se spesso molti allevatori ottengono successi tenendole tutto l'anno attive.

NOTE
Sono tartarughe che in natura vanno in letargo, l'allevatore deve mantenere gli accorgimenti necessari ad un suo corretto svolgimento. Per questo si rimanda all' articolo sul letargo presente nel sito, ricordando che le temperature devono essere comprese tra i 10 e i 4 gradi centigradi: temperature superiori aumentano il metabolismo facendo consumare importanti energie, temperature inferiori possono provocare danni al sistema nervoso e circolatorio. E' sconsigliato agli individui fino a due anni di età, agli individui malati, sottopeso o reduci da malattie durante la stagione pre-letargo. Se non si dispone di un laghetto e' possibile mettere la vostra Sternotherus odoratus in un acquario con della sabbia-fango e qualche cm d' acqua per garantire la giusta umidità e idratazione all' animale e tenerla in un luogo adeguato (uno scantinato) a temperature comprese tra i 5 e i 10 gradi, al buio e con una rete di protezione da eventuali predatori come i ratti. Eventualmente per i soggetti più giovani si consiglia un letargo di questo tipo, controllato e più breve.

Autore: Stefano Redaelli
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
Sabato, 26 Aprile 2014 15:10

Sternotherus carinatus

Sternotherus carinatus

Tartaruga dal muschio carenata

Specie Acquatiche

Razorback musk turtle
Gray, 1856

CLASSIFICAZIONE
Classe = REPTILIA
Ordine = TESTUDINES
Famiglia = KINOSTERNIDAE
Genere = STERNOTHERUS
Specie = STERNOTHERUS CARINATUS

DISTRIBUZIONE e HABITAT
Sternotherus carinatus e' diffusa in sud-est Oklahoma, centro Arkansas, Mississippi fino a sud nel Golfo del Messico.
Occupa alcune zone colonizzate da molti Emydidi e altri Kinosternidi con cui ne condivide gli spazi.
E' facile trovarla in corsi acquatici, piccoli laghi o semplici raccolte d' acqua, in acque ricche di alberi, vegetazione acquatica e fondali fangosi ma solitamente poco profondi.
I climi in cui vive sono molto simili a quelli Italiani.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
E' una tartaruga poco propensa al nuoto e preferisce sostare in acqua poco profonde.
Passa parte della giornata facendo basking sia sulle rive dei bacini in cui vive sia arrampicandosi sulle radici affioranti.
Ha abitudini strettamente notturne o crepuscolari. Visto le temperature dell' areale di provenienza Sternotherus carinatus va in letargo durante i mesi più freddi come alcuni Emydidi.
E' una tartaruga particolarmente mordace e ha un insolito metodo di difesa: se attaccata secerne dalle ghiandole poste sotto il carapace un liquido maleodorante che allontana il predatore. In cattività mostra raramente questa "peculiarità".
Sono animali attivi anche a basse temperature a differenza di altre specie diffuse negli stessi areali.

CARATTERISTICHE FISICHE
E' una tartaruga acquatica piccola e raggiunge la dimensione massima di 16 cm anche se in cattività raggiunge dimensioni minori.
Presenta un carapace particolarmente a cupola con colori che vanno dal marrone al grigio, mentre da giovane e' molto chiaro con tanti puntini neri.
Da giovane presenta una cresta molto accentuata lungo la linea mediale del carapace che, con il tempo, tende a scomparire.
La pelle e il capo sono grigi con gli stessi puntini neri del carapace e del piastrone. Sotto la testa presenta, da adulta, due barbigli.
Il becco e' sporgente nella parte superiore, molto forte e tagliente, caratteristico di questa specie (e di quasi tutti i Kinosternidi).
Il piastrone, che presenta una cerniera poco sviluppata, ha colori uniformi giallo-marrone, mentre gli individui giovani presentano dei puntini neri su sfondo rosa che con il tempo spariscono.
Non e' presente, a differenza di altri Kinostenidi, lo scuto gulare: è questo il maggio segno di riconoscimento di questa specie nel genere Sternotherus.

DIMORFISMO SESSUALE
La caratteristica più evidente tra i due sessi e' la coda: nei maschi e' molto larga alla base e con l' apertura cloacale verso l' estremità. Nelle femmine invece la coda più piccola e sottile ha l' apertura della cloaca posta vicino agli scuti anali.
Un ulteriore dimorfismo e' rappresentato dagli scuti anali: nei maschi sono meno accentuati rispetto alla femmina in cui coprono maggiormente la coda con un angolo maggiormente chiuso rispetto ai maschi.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Alimentazione, stabulazione e tecniche di allevamento sono le medesime di quelle per Sternotherus odoratus per cui consiglio di leggere la scheda di allevamento.
Personalmente stabulo esemplari baby in acquaterrari con circa 10-15 cm di acqua, molte piante acquatiche, lenticchie d' acqua che sono particolarmente gradite come cibo, fondale sabbioso irregolare in modo da creare zone con profondità minime (importantissimo vista la scarsa attitudine al nuoto).
Temperature circa 25°C con abbassamenti notturni a circa 18. Neon UVB, radici e corteccia di sughero per eventuale basking e zona emersa (raramente utilizzata).
Gli esemplari adulti sono allevati all' aperto in un laghetto di dimensioni 2x2 metri con fondale melmoso di circa 1mt, spiaggiamenti e numerosi appigli acquatici.
Gli adulti in acquaterrario vengono da me allevati in acqua a temperatura ambiente (non sotto i 20 gradi) ed un faretto spot per creare un gradiente (poco utilizzato) ed un allestimento simile a quello per i baby con l' aggiunta di una zone emersa in terra per eventuale deposizione, tuttavia assai difficile in ambiente artificiale (depongono spesso in acqua mangiandosi le uova).
L' alimentazione, onnivora, è costituita da tutti quei cibi particolarmente graditi quali: insetti, chioccioline, lombrichi, pesci, gamberetti freschi, piante acquatiche ecc...

RIPRODUZIONE
Una volta raggiunta la maturità sessuale, le Sternotherus carinatus, dopo essersi risvegliate e riprese dal letargo, iniziano i classici rituali di corteggiamento.
Nei mesi primaverili ed estivi avviene la prima deposizione di circa 2 o 4 uova a seconda delle condizioni dell' animale, della sua età riproduttiva ecc... Sono possibili più deposizioni (in genere due) nell' arco della stagione.
Le uova a seconda della temperatura impiegano dai 3 ai 4 mesi per schiudersi.
In cattività e' consigliata una incubazione artificiale delle uova mantenendo una umidità del 70% e temperature comprese tra i 25 e i 32 con eventuali lievi abbassamenti notturni in un substrato di vermiculite e acqua in proporzioni 1:1 per mantenere la corretta umidità.
Al fine di favorire e stimolare l' accoppiamento e l' ovulazione della femmina e' necessario far rispettare un periodo di letargo anche se spesso molti allevatori ottengono successi tenendole tutto l' anno attive.

LETARGO
Sono tartarughe che in natura vanno in letargo e la durata dipende dall' areale di distribuzione, l'allevatore deve mantenere gli accorgimenti necessari ad un suo corretto svolgimento.
Le modalità e le temperature sono le medesime di Sternotherus odoratus.

Autore: Stefano Redaelli
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
Sabato, 26 Aprile 2014 15:07

Pseudemys nelsoni

Pseudemys nelsoni

"Cooter" di Nelson

Specie Acquatiche

FLORIDA RED-BELLIED COOTER
Carr, 1938

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = PSEUDEMYS
Specie = PSEUDEMYS NELSONI
La specie Pseudemys nelsoni non comprende sottospecie.

STATUS GIURIDICO
Pseudemys nelsoni non è inserita in nessun allegato CITES, ne nella Convenzione di Berna, quindi può essere commercializzata nella Comunità Europea.

DISTRIBUZIONE e HABITAT
La specie è diffusa in gran parte dello stato della Florida e nella Georgia meridionale. Occupa un'ampia varietà di habitat umidi e fangosi: zone acquitrinose, paludi, boschi allagati, corsi d'acqua con deboli correnti, pozze fangose, stagni ricchi di vegetazione sommersa e piante galleggianti. Passa spesso lunghi periodi sulla terraferma e nelle zone asciutte, allontanandosi molto dall'acqua. Essendo una buona nuotatrice è facile ritrovarla in acque molto profonde, anche se non disdegna zone paludose e acque poco profonde. Se si riesce a riprodurre un habitat di questo tipo, risponde bene alla vita di cattività.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Specie d'indole tranquilla e pacifica, ama trascorrere molte ore del giorno appoggiata su rami e tronchi galleggianti. Cosi come gradisce molto sostare e riposare su rive di laghi e fiumi per ricevere i benefici dei raggi solari e mantenere alta la temperatura corporea. Particolarità di questa specie è che ama nascondersi, soprattutto durante le giornate più calde, nei nidi degli alligatori, con i quali condivide tranquillamente e senza problemi gli stessi habitat. Anche la fase d'alimentazione e predazione, è condotta con molta tranquillità e pacatezza, e dura tutto il giorno. Si tratta di una specie che sopporta abbastanza bene le basse temperature, anche se alcuni esemplari non gradiscono le temperature eccessivamente basse; tale fase inizia a novembre e perdura fino all'inizio di marzo.

CARATTERISTICHE FISICHE
Le dimensioni di questa specie sono relativamente grandi, tanto da essere considerata una delle specie acquatiche nordamericane più grandi: raggiungono una dimensione massima di 38 cm, soprattutto nelle femmine più vecchie. Il carapace, bombato e allungato, presenta una colorazione molto bella e variegata negli esemplari giovani, con macchie gialle, verdi e rosse. Negli esemplari adulti invece, la colorazione è molto più scura: su un fondo nero, si alternano, a seconda dei soggetti, macchie rossastre più o meno evidenti, disposti in modo omogeneo su ciascuna placca, anche se in alcuni esemplari, sono del tutto assenti. Il piastrone, nei soggetti giovani, presenta una colorazione arancio-rosso e delle macchie più scure nelle zona centrale; negli adulti invece, le macchie sono del tutto assenti e il colore di fondo è più tendente al giallo-arancio. La testa ha un fondo completamente nero, sul quale spiccano delle strisce gialle molto evidenti; sulla parte superiore è presente una macchia gialla a forma di goccia, che rappresenta uno dei caratteri fondamentali per l'identificazione di questa specie. Le zampe sono nere e hanno le solite strisce gialle sottili. La coda, di dimensioni differenti tra maschi e femmine, è di colore nero.

DIMORFISMO SESSUALE
Il dimorfismo sessuale, data la dimensione di questa specie, è molto evidente come in molte altre specie: le femmine hanno dimensioni maggiori ma non eccessivamente; il piastrone è piatto per aumentare lo spazio per contenere le uova, la coda sottile e corta con la cloaca posta alla base di questa per aiutarla durante la deposizione delle uova. I maschi, invece, sono leggermente più piccoli, hanno una colorazione più scura, le unghie delle zampe anteriori molto lunghe e presentano un piastrone concavo per facilitare l'accoppiamento. La coda ha una base molto larga ed è più grande e lunga, inoltre l'apertura della cloaca è posta nella sua estremità, in prossimità della punta. Tutti questi caratteri sono ben visibili solo quando vengono raggiunte certe dimensioni, intorno ai 10/13 cm e un'età variabile dai 3/5 anni.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Questa specie molto diffusa sui mercati della terraristica italiana, soprattutto dopo l'inserimento della Trachemys scripta elegans nell'allegato B, può essere considerata molto robusta e di facile adattabilità alla cattività. Ultimamente, purtroppo in commercio si trovano sempre più raramente esemplari puri al 100%; molti soggetti giovani, infatti, sono il frutto di ibridazioni tra Pseudemys nelsoni e Pseudemys alabamensis, Pseudemys rubriventris, Pseudemys concinna (comprese le varie sottospecie). Per l'allevamento e il mantenimento di questa specie l'ideale è realizzare un terracquario con una porzione d'acqua pari al 75%, mentre nel restante 25% deve essere ricreata una zona di terra e sabbia, dove questa specie ama riposarsi.
Nella parte terrestre va collocato uno spot impostato ad una temperatura di 30°-32°, sotto al quale le tartarughe sostano per fare basking. Nell'acqua, la cui temperatura può variare dai 25 ai 27 gradi, oltre ad un buon filtro, possono essere inserite diverse piante sommerse e galleggianti; inoltre bisogna ricreare un fondo di sabbia di almeno 5cm dove le tartarughe amano nascondersi. Per finire, non deve mancare naturalmente un neon UVA e UVB, per favorire la crescita e la formazione ossea. Tale sistemazione è ideale per esemplari appena nati e fino a quando le dimensioni non avranno raggiunto almeno i 6-7cm. Una volta raggiunte tali dimensioni è opportuno trasferire gli esemplari in un laghetto all'esterno. Viste le grandi dimensioni di questa specie, può andar bene un laghetto di 3 x 3 metri (anche se dimensioni maggiori sono ben accette), la profondità minima è di 60-70 cm con un fondo melmoso di almeno 20-30cm. Possono essere inserite piante galleggianti e sommerse, che servono alle tartarughe per nascondersi ma anche per nutrirsi.
Possiamo inoltre inserire del sughero e dei tronchi galleggianti e creare una zona emersa, dove fare basking. Infine, se si possiedono esemplari di sesso differente, e quindi favorire la riproduzione, è opportuno creare una zona ideale per la deposizione. E' importante ricordare che, è vivamente consigliato realizzare il laghetto in una zona molto soleggiata ma con zone d'ombra, e soprattutto per questa specie, scegliere una zona molto tranquilla e poco frequentata. Infine, essendo questa specie originaria del nord-america, è possibile far trascorrere un periodo di letargo, durante l'inverno, solo però agli esemplari semiadulti e adulti.

ALIMENTAZIONE
La Pseudemys nelsoni è una specie onnivora, anche se preferisce gli alimenti di origine vegetale, soprattutto gli esemplari adulti. In natura si nutrono di ogni cosa che riescono a catturare in acqua: pesci, insetti, molluschi, vermi, girini, piante acquatiche e piante sommerse. In cattività, è fondamentale fornire ai nostri esemplari una dieta molto varia. Possiamo offrire pesce (acquadelle, alborelle, latterini, trote ecc.), crostacei, girini, insetti, lombrichi, chiocciole, camole della farina, camole del miele; palletts per tartarughe, ma anche frutta (massimo 10%) e soprattutto molti vegetali di ogni tipo, preferendo trifoglio, tarassaco e cicorie varie. In aggiunta, è opportuno somministrare degli integratori vitaminici e soprattutto del carbonato di calcio, in particolare ai soggetti più giovani e alle femmine nel periodo di deposizione.

RIPRODUZIONE
L'accoppiamento avviene principalmente in primavera, e cosi come accade nella maggior parte delle tartarughe acquatiche nordamericane, è preceduto da un'elegante danza di corteggiamento da parte del maschio. La deposizione avviene dopo circa 40-50 giorni, in una zona molto soleggiata e molto tranquilla.
Ogni covata varia dalle 9 alle 12 uova di forma ellittica, e in questa specie si hanno fino a sei covate in un anno. Il periodo d'incubazione varia dai 60 agli 80 giorni ad una temperatura variabile tra 28°-32°. Per ottenere una schiusa più sicura è opportuno togliere le uova dal nido e metterle in incubatrice, utilizzando vermiculite idratata con acqua in rapporto 1:1, favorendo cosi un aumento di umidità, che in questa specie, deve essere molto alta, intorno al 90%. E' importante ricordare che le uova non devono essere capovolte per evitare la morte dell'embrione. I soggetti appena nati, di dimensioni ridotte appena 3cm, sono molto delicati e quindi richiedono più attenzione e maggiori cure. La prima fase d'alimentazione è la più critica, ma una volta superata tale fase, la crescita e l'allevamento dei piccoli non presenta particolari difficoltà, a patto però di rispettare tutte le nozioni precedentemente descritte.

Autore: Andrea Luison
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
Sabato, 26 Aprile 2014 15:05

Pelomedusa subrufa

Pelomedusa subrufa

Tartaruga elmetto Africana

Specie Acquatiche

Lacepede, 1788

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = STERNOTHERUS

Esistono tre sottospecie ognuna ben localizzata in una determinata posizione geografica dell' Africa:
1. - Pelomedusa subrufa subrufa (Lacepede, 1788, "tartaruga elmetto Africana comune");
2. - Pelomedusa subrufa olivacea (Schweigger, 1812, "tartaruga elemetto Nord Africana");
3. - Pelomedusa subrufa nigra (Gray, 1863, "tartaruga elmetto nero") distinguibili per i colori e la struttura degli scuti.

Spesso visto la difficoltà di riconoscimento delle singole sottospecie viene solo considerata la specie in generale.

STATUS GIURIDICO
Pelomedusa subrufa e' inserita in Appendice III della CITES solo per il Ghana. E' dunque di libera vendita e solo esemplari provenienti da tale paese devono essere accompagnati da certificato CITES. Tuttavia, vista la buona popolarità e diffusione di questa specie, in commercio e' possibile trovare esclusivamente esemplari
riprodotti in cattività.

DISTRIBUZIONE E HABITAT
Pelomedusa subrufa e' diffusa in tutta l' Africa centro meridionale. Sporadici insediamenti sono rinvenuti anche in Madagascar, Yemen e Arabia Saudita. Pelomedusa subrufa olivacea occupa la fascia più settentrionale: dall' Etiopia e Sudan fino alla Costa d' Avorio, passando per il Camerun e Nigeria.
Alcuni avvistamenti anche nello Yemen. Pelomedusa subrufa subrufa e' distribuita nella fascia centrale dalla Somalia fino al Ghana e in tutti gli stati dell' Africa centrale, con qualche insediamento in Madagascar.
L' ultima sottospecie Pelomedusa subrufa nigra e' diffusa nella parte meridionale, in particolare in Sud Africa.
Pelomedusa subrufa Occupa habitat con precipitazioni scarse nei mesi invernali e concentrate nei mesi estivi che risultano abbastanza umidi, mentre gli inverni molto secchi.
Le temperature molto elevate durante tutto l' anno superano in alcuni mesi i 30 gradi di media. Occupa prevalentemente piccoli bacini stagnanti e raccolte d' acqua occasionali che non tardano a prosciugarsi.
Alcuni insediamenti sono stati ritrovati ad alta quota oltre i 3000 metri.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Pelomedusa subrufa e' una tartaruga semi-acquarica attiva durante la stagione umida delle piogge durante la quale sono frequenti lunghi spostamenti alla ricerca dei bacini o delle pozze adatti alla loro sopravvivenza.
Durante la stagione secca (da novembre a dicembre), in assenza di precipitazioni, quando molte pozze si prosciugano, si rifugiano in un substrato fangoso ed estivano per due o tre mesi per risvegliarsi in corrispondenza dell' inizio della stagione delle piogge (maggio-giugno) e riprendere le loro camminate in cerca di un acquitrino.
Sono tartarughe che fanno basking raramente e soprattutto nei periodi in cui le temperature non sono troppo elevate. Spesso utilizzano una tecnica di attacco di gruppo quando si tratta di una preda particolarmente grossa. Non e' una abile nuotatrice e lo si denota anche dalla forma del carapace. In natura se infastidita emette un odore sgradevole, mentre in cattività non mostra mai questo atteggiamento.

CARATTERISTICHE FISICHE
E' una specie relativamente piccola e raramente raggiunge i 20 cm di carapace. Il piastone, senza cerniere, può essere completamente uniforme, senza disegni, con un colore ocra ma in alcuni esemplari presenta colorazioni molto scure ed uniformi. Il carapace e' di forma ovale e i colori, che vanno dal marrone all' olivaceo, dipendono in generale dalla sottospecie.
La testa presenta spesso dei disegni simili a puntini. Il collo molto lungo e sottile viene retratto a "s" e solo parzialmente. In Pelomedusa subrufa subrufa i due scuti pettorali si toccano tra loro, in Pelomedusa subrufa olivacea sono molto separati, mentre Pelomedusa subrufa nigra ha gli scuti pettorali contigui ma con colorazioni del piastrone scure. La distinzione dei sessi avviene in base alla coda: per i maschi sottile e lunga, per le femmine corta e piccolina.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Non e' possibile allevarle all' aperto visto le temperature delle zone di provenienza. L' acquaterrario deve essere di dimensioni minime pari a 100 cm x 50 cm considerando una tartaruga adulta.
Il livello dell' acqua deve permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a terra, ricordandosi che sono scarse nuotatrici e si limitano a camminare sul fondo piuttosto che nuotare.
Sono consigliate per Pelomedusa subrufa temperature dell'acqua abbastanza elevate comprese tra i 25 e i 31 gradi centigradi: l'ideale e' 26-28. Al di sotto del valore minimo tollerabile, relativamente alto rispetto ad altre specie (circa 23-24 gradi), iniziano a manifestare un forte rallentamento del metabolismo, inappetenza e apatia che per questa specie può risultare fatale visto che per tutto l'anno nei luoghi di origine le temperature si mantengono abbastanza regolari e costanti. Temperature troppo elevate (necessarie solo in caso di debilitazioni o malattie) aumentano notevolmente il metabolismo e possono indurre la tartaruga all'estivazione, molto frequente in questa specie.
Di notte e' opportuna una escursione termica di 4 o 5 gradi centigradi. E' necessario dotare l' acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o tronchi (ottime le radici di mangrovia) ma anche di un' ampia superficie estesa per almeno la metà della superficie acquatica in parte costituito da terriccio umido.
L' acquaterrario deve essere dotato di un neon UVB (essenziale) con valore del 7% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30 cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto creando in un punto una temperatura anche oltre i 30 gradi centigradi necessari alla loro termoregolazione soprattutto se la temperatura dell' acqua non e' molto elevata.
E' fondamentale mantenere una pulizia costante dell'acquaterrario. Alcuni esemplari di Pelomedusa subrufa, in natura, vivono in acque con pH particolarmente alto (alcalino), compreso tra 8.0 e 8.5. Può essere quindi opportuno controllare i valori del pH e stabilizzarli su questo valore, aggiungendo ad esempio della sabbia corallina o del grit marino sul fondo o nel filtro raggiungendo il valore desiderato. Intervenire sul pH e' consigliato agli allevatori più esperti.

ALIMENTAZIONE
Pelomedusa subrufa e' una specie carnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti proteici per cui e' necessario che la dieta sia estremamente varia ed equilibrata. In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi soprattutto di insetti, molluschi, crostacei, vermi, piccoli mammiferi, pesci e pesciolini.
In cattività l' alimentazione deve essere estremamente varia.
Gli individui giovani necessitano di una frequenza di alimentazione giornaliera con un giorno di digiuno o un giorno si e uno no alternato, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati ogni 3 giorni visto i loro tempi digestivi di gran lunga piu' lenti dei giovani e le grandi dosi proteiche che assumono.
Pelomedusa subrufa puo' seguire una dieta a base di insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina ...) opportunamente alimentati e pesci d' acqua dolce (trota, alborelle, acquadelle, gambusie ecc..) vivi, morti o interi (la soluzione migliore) a seconda della taglia della tartaruga.
Assumendo cibi poveri di vitamine e calcio e' importante che il pesce venga somministrato intero con tutte le interiora, ricche appunto di vitamine e che il cibo venga regolarmente spolverato con del carbonato di calcio.
A ciò e' opportuno integrare con altri alimenti ben accetti: girini, piccoli invertebrati (chiocciole con guscio molto ricco di calcio), molluschi, gamberetti d' acqua dolce. Si consiglia di somministrare con parsimonia carni bianche e rosse.
E' bene non somministrare cibo per cani e gatti, prosciutto, insaccati e simili. E' buona norma lasciare sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario. E' possibile fare delle integrazioni vitaminiche sotto consiglio veterinario che interverrà opportunamente dopo avergli spiegato la dieta adottata e la specie allevata.

RIPRODUZIONE
In cattività raggiungono la maturità sessuale molto prima i maschi delle femmine a seconda delle dimensioni e delle condizioni di allevamento. Per la deposizione e' necessario allestire del terriccio leggermente inumidito e smosso alto circa 20 cm e largo altrettanto dove la tartaruga deporrà all' incirca 15 uova a seconda delle condizioni dell' animale, della sua età riproduttiva ecc... in un' unica deposizione.
Le uova a seconda della temperatura impiegano dai 70 ai 90 giorni per schiudersi. E' consigliato mantenere un' umidità intorno al 70% e temperature comprese tra i 27 e i 32 con eventuali lievi abbassamenti notturni in un substrato di vermiculite opportunamente idratato per mantenere la corretta umidità.
E' importante che le uova non vengano girate dalla loro posizione originaria al momento della deposizione per evitare la morte dell' embrione. All' inizio della stagione riproduttiva e' bene fornire una adeguata integrazione di calcio (necessaria in ogni specie) per il corretto sviluppo delle uova.

NOTE
Come già accennato Pelomedusa subrufa e' una tartaruga che non va in letargo e temperature troppo basse possono risultare fatali per questa specie. Mentre in natura solitamente estiva durante la stagione secca e calda.

Autore: Stefano Redaelli
 
Pubblicato in Tartarughe acquatiche
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