Sabato, 23 Ottobre 2021 18:36

Il letargo nelle tartarughe

Il letargo nelle tartarughe.

(Foto 1)

Le origini:                                                                                                                                       

E’ recente la scoperta che l’origine delle tartarughe è stata riconosciuta all’Eunotosaurus africanus che visse circa 260 milioni di anni fa.                  

Tuttavia il più vecchio fossile di una tartaruga (marina) ha circa 220 milioni di anni, la Odontochelys semitestacea (foto 2)  

 


(Foto 2)

e il primo di tartaruga terrestre, Proganochelys è classificato sui 210 milioni di anni (foto 3).  

(Foto 3)

 

Al momento sembra che le prime tartarughe fossero marine e successivamente dagli oceani iniziarono a diffondersi sulla terra ferma fino a conquistare quasi tutti i continenti (ad eccezione delle zone artiche). Le tartarughe rimaste a popolare gli oceani sono attualmente classificate come 7 specie,   quelle palustri circa 120, le acquatiche circa 272 e circa 80 terrestri (incluse le sottospecie; il numero è in continua evoluzione in quanto il pur recente avvento del DNA sta modificando velocemente ogni elenco). 

Un perfetto adattamento:                                                                                                       

In questo articolo prenderemo in considerazione soprattutto il letargo nelle specie terrestri,  che si sono adattate perfettamente ad ogni clima, mettendo in atto strategie indispensabili per la loro sopravvivenza, con particolare riferimento alle specie Mediterranee (Testudo hermanni, Testudo graeca ibera e Testudo marginata);  questo per dire che se questi magnifici  rettili, dopo 210 milioni di anni sono sopravvissuti sino ai nostri tempi (anche se l’azione dell’uomo degli ultimi decenni le sta mettendo veramente in crisi),  sono da tenere in forte considerazione i metodi utilizzati in natura per “combattere” i periodi “ostili” come i freddi inverni o le calde estati (soprattutto nelle zone equatoriali).

Letargo ed estivazione:                                                                                                                         

Il letargo è una strategia per proteggersi dal freddo, mentre l’estivazione è una strategia per proteggersi dai periodi troppo caldi per cui specialmente a sud o isole, le tartarughe si rifugiano o sotterrano (soprattutto quelle in zone costiere dove i terreni sono sabbiosi) per attendere temperature più miti;  spesso però poi escono alle prime ore del giorno o tardo pomeriggio per crogiolarsi ai gradevoli raggi solari. In genere in questi periodi non si alimentano o se lo fanno mangiano solo piccole quantità di cibo. Estivarsi è un modo anche per cercare un po’ di umidità che è importantissima per il loro ciclo vitale. 

Perché il letargo:                                                                                                                      

Le tartarughe, essendo degli animali eterotermi (la temperatura interna dipende da quella ambientale), ed avendo organi che lavorano correttamente solo ad un determinato range di temperature, quando le temperature scendono, sono costrette a mettere in atto un sistema di protezione che non è altro che la diminuzione del metabolismo e quindi rallentamento di tutte le funzioni compreso il battito cardiaco che può arrivare anche a 4 battiti al minuto. L’abbassamento del metabolismo crea però difficoltà a reagire ai batteri, a micosi e virus, per cui potrebbe capitare che al risveglio ci siano patologie, specialmente respiratorie, soprattutto per gli esemplari che sono entrati in letargo non in perfette condizioni.

Le temperature del letargo:                                                                                                     

Viene considerato letargo se fatto in luoghi con temperature entro i 3 e 10 °C. Quando le temperature sono superiori ai 10°C le tartarughe consumano energie senza reintegrarle e nei casi di elevate temperature rischiano seriamente, mentre se le temperature scendono sotto i 2-3°C il rischio è che il sangue cristallizzi/congeli e porti a nefaste conseguenze.

Letargo assolutamente da far fare!                                                                                             

Le strampalate teorie di evitare di far fare il letargo alle tartarughe specialmente nei primi anni di vita, sono assolutamente da non considerare! L’unico motivo per non far fare il letargo alle tartarughe è in caso di malattie o forte debilitazione; in questo caso si dovrà preparare un terrario con temperature diurne di almeno 25-26 °C e notturne non inferiori a 18-19°C,    con una lampada riscaldante e ad emissioni di raggi UVB da posizionare in un lato e un substrato da tenere leggermente umido. Le tartarughe che svernano in un terrario possono crescere fino 3-4 volte in più, rispetto un esemplare in natura,  con conseguenti problemi a diversi organi come fegato, reni e un errato sviluppo della struttura ossea, un po’ come i bambini che crescono troppo in fretta e hanno problemi ai legamenti e alle ossa. Inoltre l’aspettativa di vita si accorcerà.

Più pericoloso del letargo:                                                                                                 

Sicuramente più pericoloso di un letargo sono le ansie dei proprietari che pensano che le tartarughe abbiano troppo freddo e muoiano, mentre è vero il contrario, cioè se non lo fanno sono molto più a rischio di morte. Preparare un letargo è molto più facile di preparare un terrario ben funzionante e sovente sono molte di più le tartarughe che muoiono in casa rispetto a quelle in giardino.

Letargo differente fra nord e sud:                                                                                              

Il modo di fare il letargo cambia in base al clima e quindi un letargo a nord è molto diverso di quello al sud; a sud e isole in genere in natura le tartarughe si ritirano sotto un rovo o cespuglio possibilmente con foglie secche e umide, senza scavare, o in cattività si sotterrano parzialmente (foto 4) 


(Foto 4)

mentre nelle regioni più a nord dove in passato erano presenti fino alla valle Padana le Testudo hermanni boettgeri diffusesi dai Balcani, per proteggersi dai forti freddi si sotterravano in modo che il calore proveniente dal sottosuolo le proteggeva e nello stesso tempo la terra umida garantiva la migliore condizione possibile.   Quindi per le tartarughe in cattività che sono a nord occorrerà osservare più attenzione nel preparare il luogo per il letargo (descrizione dettagliata più avanti). Le Testudo horfieldii o Agrionemys horsfieldii, che hanno un areale molto ampio che va dalla Russia sudorientale fino al all’Iran, Pakistan, Afghanistan e Cina occidentale, ormai diffuse nei tanti negozi di animali,  sono abituate ad un lunghissimo letargo che in alcuni casi può arrivare anche fino a 8-9 mesi e si proteggono dal fortissimo gelo scavando a profondità incredibili (sembra che possano arrivare anche a 3 metri di profondità).  Ovviamente poi una volta uscite dal letargo devono eseguire tutto il ciclo vitale molto in fretta. Il letargo preparato ai nostri climi che sono troppo umidi per loro, deve essere organizzato cercando di preparare un terreno poco umido e ben drenante. 

Quanto dura il letargo?                                                                                                                                

E’ sempre il clima che condiziona la durata del letargo in base alla temperatura.  Il letargo essendo un metodo di protezione per il freddo,  se le temperature esterne sono miti, le tartarughe non hanno bisogno di proteggersi e ad esempio a sud o isole non essendo sotterrate o coperte, sentono subito un rialzo di temperatura ed escono a riscaldarsi ai primi raggi di sole,  per cui il letargo inizia solitamente nel tardo autunno, spesso a fine novembre e finisce già a fine febbraio,  e negli inverni particolarmente caldi il letargo si riduce veramente a pochi giorni. A nord ovviamente il periodo è molto più lungo e in genere le tartarughe iniziano ad ottobre o addirittura in settembre nelle zone più fredde e fuoriescono in marzo o ad inizio aprile.

Una visita medica?                                                                                                                       

E’ consigliabile osservare bene le nostre tartarughe prima del letargo, specialmente 1 o 2 mesi prima non sarebbe male effettuare un esame delle feci per verificare che i livelli dei parassiti non siano troppo elevati;  in questo modo abbiamo il tempo di eseguire le cure adeguate con relativo richiamo dopo 15-20 giorni. Gli esemplari che sembrano dimagriti e poco pesanti è bene che siano visitati da un veterinario esperto in rettili. Ovvio che gli esemplari debilitati o ammalati dovranno evitare di fare il letargo che potrebbe aggravare il loro stato.

La preparazione al letargo:                                                                                                          

3-4 settimane prima del letargo, iniziano a prepararsi al letargo in base alle prime diminuzioni di temperatura,  in modo che si possa liberare l’alveo intestinale da tutto il cibo che se non eliminato rischia di fermentare con conseguente setticemia che porterà a morte certa. Per cui per le tartarughe in cattività, si consiglia fin dai primi di settembre di lasciare a disposizione solo poche erbe selvatiche o addirittura nulla;  in questo periodo è più importante che siano sempre ben idratate,  quindi meglio se c’è acqua a disposizione, anche se in genere si idratano da sole con le piogge e le umidità crescenti. Qui però ci sono diversi allevatori che sono dell’idea di seguire sempre di più il ritmo naturale, per cui mai acqua a disposizione (anche se credo sia corretto solo nei casi che si disponga di ampi spazi a disposizione, mentre nei piccoli recinti il ciclo naturale è più complicato). Quindi trascorreranno le ore più calde e assolate riscaldandosi al sole (foto 5) per poi ritirarsi nei loro rifugi preferiti.

(Foto 5)

La scelta del luogo per il lungo sonno:                                                                                                       

La scelta del luogo è importante per evitare sgradevoli sorprese. In natura o in un ampio giardino una tartaruga preferirà rifugiarsi sotto una siepe o un rovo dove sovente ci sono anche molte foglie umide (come già descritto solo nelle zone molto fredde scaveranno per sotterrarsi). Se invece la tartaruga non ha grandi spazi a disposizione, dovrete essere voi a sceglierlo e la prima regola è quella di cercare un punto non alluvionabile, cioè che anche in casi di forti piogge, l’acqua scorra via velocemente.

Come preparare un rifugio per il letargo:                                                                             

Ormai sono sempre più numerosi gli esperti allevatori che preparano la zona semplicemente mettendo grossi cumuli di paglia (foto 6 e 7 al centro Italia e foto 8 e 9 in Sicilia), dove la pioggia penetra e crea una giusta umidità.   

 

(Foto 6)

(Foto 7)

(Foto 8)

(Foto 9)

 

Questo sistema è ottimo soprattutto per gli esemplari adulti o sub-adulti di tartarughe che non scavano come le Testudo marginata o molte Testudo hermanni hermanniLe classiche casine, che proteggono dalla pioggia, sono proprio da evitare a meno che non si tratti di Testudo horsfieldii che vogliono ambiente secco. Il terreno, in genere un mix morbido di terriccio e terra, meglio se è sollevato di 4-5cm dal livello del suolo attorno al cumolo. Se col tempo si è compattato troppo, è consigliabile smuoverlo almeno per 20cm.

Ho costruito una bella casina….                                                                                                

Le casine di legno,  per quanto molto belle da vedere sono sconsigliabili per le tartarughe(a parte Testudo horsfieldii che soffre l’umidità), non fanno filtrare la pioggia che è uno dei più importanti elementi naturali per loro. Se si dispone di un ampio giardino con rovi e siepi a disposizione e provate ad inserire una casina in legno,  raramente sceglieranno la casina in legno proprio per testimoniare quanto siano inadatte per le tartarughe;  in genere sono “adatte” solo agli occhi degli umani. Per chi ha la fortuna di avere a disposizione un grande giardino con siepi e rovi, una volta che vedete dove la vostra amica ha scelto il punto per passare il letargo, all’arrivo delle prime brinate, ricopritela bene con tante foglie o paglia (sarà un’ottima coperta). Evitate sempre coperture con prodotti di plastica o ancora peggio teli di plastica.

Devo coprire la mia tartaruga durante il letargo?                                                            

Nelle zone a clima freddo, cioè dove può scendere sotto ai 2-3°C, il consiglio è di ricoprire le tartarughe solo quando arrivano le prime brinate perché alcune “pigre” non si sotterrano a sufficienza; ad esempio le specie che provengono da climi più miti come le Testudo marginata e le Testudo hermanni hermanni  solitamente non scavano (o poco) e sono anche più sensibili alle variazioni termiche e durante l’inverno può capitare che anche in gennaio ci sia una settimana con le temperature sopra alle medie stagionali e il rischio è che escano di giorno per godersi un po’ di sole, per poi rientrare nel primo pomeriggio ma scendendo troppo rapidamente la temperatura, si bloccano e non si proteggono bene non avendo il tempo di ritornare almeno nella precedente posizione, con pericolose conseguenze. Se escono fuori dai rifugi in inverno (foto 10) 

 


(Foto 10)

è consigliabile far finire il letargo a questi esemplari e metterli  in ambienti a temperatura gradualmente più elevata fino a inserirli in un terrario adeguatamente sistemato con temperature ottimali per alimentarle ed una lampada a raggi UV-B riscaldante, come le lampade agli ioduri di mercurio. In genere se le tartarughe sono ben protette con un grosso spessore termico, sentono poco le variazioni termiche e sono meno a rischio, anche se per loro il letargo sarà più lungo; per cui se le tartarughe escono spesso dai loro rifugi è sinonimo di poca protezione termica e quindi in caso di forti abbassamenti termici possono esserci dei seri pericoli. Mi ricordo che molti anni fa usavo riempire i rifugi di paglia già da ottobre (foto 11) 

(Foto 11)

ma un anno che le temperature scesero fino a -20°C le piccole Testudo marginata che non scavarono ma rimasero solo sotto la paglia morirono quasi tutte, mentre le piccole di Testudo hermanni boettgeri che avevano scavato sotto di loro  anche solo di pochi centimetri si salvarono tutte, così come le adulte o sub-adulte che erano solo sotto la paglia. Per cui la brutta esperienza mi ha portato a modificare il periodo di inserimento della paglia nei rifugi, solo all’arrivo dei primi veri freddi, segnalati dalle prime brinate, questo perché le tartarughe sentendo il freddo sono stimolate a scavare e la terra è la migliore protezione per loro. Al sud le cose si semplificano notevolmente, alcuni amici allevatori non preparano nulla per il loro letargo e spesso anche se mettono cumuli di paglia, loro scelgono altre posizioni senza nessuna protezione termica (foto 12); 

(Foto 12)

è successo che in anni eccezionali una nevicata eccezionale, non ha causato conseguenze alle tartarughe adulte che erano scoperte, in quanto poi le temperature solitamente si rialzano in fretta. A volte capita che dopo una forte nevicata a fine inverno, le temperature si rialzino velocemente e qualche tartaruga esce dal suo rifugio (foto 13); 


(Foto 13)

questo è comunque un segno che non era ben protetta. Evitare assolutamente di coprire qualsiasi zona o rifugio con teli o materiali di plastica.

Il letargo corto:                                                                                                                      

Alcuni allevatori preferiscono fare un letargo corto alle proprie piccole; la maggior parte di questi fa terminare il letargo a gennaio o ad inizio febbraio, alzando gradualmente la temperatura mettendole in ambienti diversi che hanno temperature sempre più alte, fino a metterli in casa a 20°C e poi in un terrario preparato. Altri invece scelgono la tecnica più difficile e rischiosa di far andare in letargo le piccole verso dicembre, tenendole in terrario riscaldato per qualche mese ed alimentandole;  in questo caso la fase critica è lo svuotamento dell’alveolo intestinale da tutti i residui di cibo e la delicata fase dell’abbassamento di temperature per poi rimetterle fuori con le temperature già molto basse che non permettono alle piccole di scavare e prepararsi, quindi è l’allevatore a fare questa operazione di scavo e copertura, per cui sconsiglio vivamente ai neofiti di seguire questa ultima pratica,  anche se preoccupati per le nate in ritardo. Se sono nate in ritardo ma sono sane, non avranno alcun problema se si rispettano tutti consigli dati nell’articolo e ricordo che a volte in caso di arrivo precoce del freddo,  può succedere che le uova non si schiudono e rimangono in attesa della prossima primavera per fuoriuscire dal terreno(pur evento raro); questo per dire che le piccole anche se ritardatarie, non hanno comunque problemi di scorta di energie consumando quasi nulla durante il letargo.

Attenzione a topi e ratti:                                                                                                            

Ratti e topi possono essere molto pericolosi per le tartarughe, causando grosse ferite per le adulte e stragi nelle piccole, per cui non sono da sottovalutare


(Foto 14)

 

(Foto 15)

Molti allevatori preparano una sorta di gabbia per i luoghi di letargo, con delle reti a maglia fina (non oltre 1x1cm), interrando le reti anche nella parte sotto terra. Personalmente sono dell’idea che topi e ratti, con la sparizione o forte diminuzione di predatori come i serpenti, falchi, falconi, gufi o altri animali, siano presenti in grandi quantità e qualche eliminazione non faccia certo male all’ecosistema (molti animalisti sono contrari, ma io preferisco tenere basso il numero di questi roditori attorno a casa). A detta di esperti allevatori, sotto ad un cumulo di paglia, il tasso di elevata umidità scoraggia la presenza di ratti e topi. In questo modo si evita anche di trasformare i luoghi di detenzione in vere e proprie celle blindate (ormai sul web va di moda). Qualche gatto è un’altra soluzione, ma ricordo che i gatti se lasciati liberi di scorrazzare in giardino, sono dei veri “serial killer”, uccidono centinaia di piccoli animali (uccelli e rettili soprattutto) quotidianamente. Alcuni usano esche anticoagulanti, e qui però occorre fare molta attenzione ed utilizzare gli appositi distributori che sono dei sistemi per evitare che altri animali se ne possano cibare. 

Calo di peso durante il letargo:                                                                                                

In genere è considerato normale un calo del 10% del peso corporeo durante tutto il letargo, ma sovente ci sono tartarughe che a fine letargo pesano di più che all’entrata, questo è dato dall’assorbimento di umidità, per cui questo fa pensare a quanto poi in fondo il letargo se ben fatto non sia pericoloso.

Il letargo in casa:                                                                                                                     

Prima cosa occorre tenere bene in mente qual’é il range di temperature che serve per un corretto letargo(dai 4 ai 10°C). Dopo di che è bene dire che un letargo eseguito in luogo protetto come in casa è sicuramente più critico e non consigliabile per neofiti, specialmente per il letargo in frigorifero. In casa sono pochi i luoghi dove si possono avere temperature ideali; in genere il luogo migliore sono le cantine con temperature sugli 8°C, ottimali anche per conservare il vino,  ma è bene accertarsi bene con test negli anni precedenti. Chi decidesse di eseguire il letargo in casa,  deve utilizzare una cassa preferibilmente in legno, dove inserire del terriccio morbido misto di sabbia e foglie; successivamente all’inserimento delle tartarughe,  coprirle con abbondanti foglie che sono da inumidire saltuariamente con uno spruzzino. Le soffitte in genere anche se non riscaldate subiscono forti variazioni termiche in base alle temperature esterne, stessa cosa per garage o rifugi esterni, dove spesso durante le giornate miti le temperature possono anche superare i 15°C che sono molto pericolose per loro. Alcuni allevatori, specialmente in zone a nord Europa, usano far fare il letargo alle specie Mediterranee dentro a dei frigoriferi a 5-6°C (foto n° 16 e foto 17), 


(Foto 16)

(Foto 17)

 

ma occorre fare molta attenzione perché il sistema è molto critico e pericoloso se non ben controllato e umidificato, quindi assolutamente da sconsigliare per i neofiti.

Il risveglio dal letargo:                                                                                                             


(Foto 18)

 

(Foto 19)

Al risveglio le tartarughe hanno più bisogno di idratarsi che di alimentarsi, quindi è consigliabile mettere a disposizione una piccola ciotola di acqua pulita con bordi bassi in relazione alla taglia della tartaruga. Molti allevatori preferiscono fare un bagnetto con acqua tiepida alle loro amiche, ma occorre molta attenzione agli sbalzi termici, eseguendolo durante gli orari con temperature più calde in modo che possano subito riscaldarsi bene, asciugandole bene dopo il bagno. L’acqua deve essere leggermente tiepida e cambiata continuamente per evitare che si raffreddi troppo e ad una altezza in modo che copra oltre la metà del carapace ma riesca ad alzare la testa per poter respirare. Le tartarughe poi hanno bisogno di continuare a rifugiarsi in un luogo o rifugio che abbia un discreto livello di umidità.

L’alimentazione al risveglio:                                                                                                                                                                          

Ricordiamo che il risveglio delle tartarughe è la migliore occasione per correggere eventuali errori alimentari o “vizietti”. Per cui è bene somministrare da subito cibi naturali come erbe selvatiche (graminacee) che sono ricche di fibre e calcio, evitando frutta e cibi proteici. In primavera i campi o prati sono abbondanti di graminacee, ma è consigliabile raccoglierle lontani dai veleni rilasciati dai veicoli e quindi non a fianco delle strade. Evitare per quanto possibile di acquistare erbe e verdure dai mercati o super mercati in quanto ricchi di veleni a cui le tartarughe sono molto più sensibili dell’uomo, una passeggiata anche in un parco cittadino permetterà di raccogliere qualche manciata di ottime erbe selvatiche.

Il letargo nelle specie acquatiche:                                                                                      

Qualche breve accenno al letargo nelle specie acquatiche e palustri. Anche molte specie di tartarughe palustri e acquatiche eseguono un periodo di latenza o letargo; la maggior parte lo esegue immergendosi in fondali fangosi (foto 20)

 

(Foto 20)

anch’esse diminuendo il loro metabolismo e battiti del cuore. In genere hanno bisogno di bassissime quantità di ossigeno che recuperano tramite le superfici della pelle adiacente la cloaca, tramite scambio gassoso dell’ossigeno presente nell’acqua. Alcune tartarughe acquatiche che vivono nel nord America, come le Chelydra serpentina (foto 21),  

(Foto 21)

si sono adattate talmente alle basse temperature che passano il letargo nei torrenti ghiacciati,  subito sotto al livello del ghiaccio, soprattutto nelle posizioni dove l’acqua è più ferma.   Alcune tartarughe acquatiche hanno messo in atto una strategia incredibile per salvarsi dalle temperature più basse di alcuni gradi dello 0 termico, sembra che producano un liquido che eviti il congelamento del sangue come le Chrysemys picta bellii (foto 22). 


(Foto 22)

Chi possiede tartarughe acquatiche, specialmente tipo le Trachemys scripta, dovrebbe fargli fare il letargo in un laghetto anche se piccolo, con profondità dell’acqua almeno di 50-60cm sotto il livello della terra, è quest’ultima che fornisce calore ed evita di ghiacciare completamente l’acqua durante i freddi inverni. Assolutamente da evitare di coprire con teli di plastica il laghetto, il rischio di morte delle tartarughe è elevatissimo; anche se si formerà uno spesso strato di ghiaccio, le tartarughe sotto al ghiaccio dormiranno comunque tranquille, in questi casi il pericolo come al solito sono le ansie dei proprietari.

Le tartarughe palustri come le nostre Emys orbicularis, in genere passano il loro letargo lungo le sponde dei fiumi o canali, interrandosi nella terra umida.

Problemi all’uscita dal letargo:                                                                                                      

Se le tartarughe sono entrate in letargo non in perfetta forma o il letargo è stato eseguito male, possono presentare diverse patologie e quindi qui serve urgentemente rivolgersi ad un veterinario esperto sui rettili. E’ consigliabile fare un buon controllo visivo per vedere se ci sono stati attacchi tipo micosi, ferite da topi, occhi gonfi, scoli nasali con difficoltà a respirare o i classici “sbadigli” che sono sintomi di raffreddamento. Verificare anche zampe e coda per vedere se ci sono zone rigonfie della pelle o posizioni mal odoranti che potrebbero essere causate da necrosi.

Se non hai un giardino:                                                                                                                

Se non si dispone di un giardino è bene non detenere alcuna tartaruga evitando di acquistarne o farsene regalare. Neppure le terrazze per grandi che siano, sono adatte per le tartarughe. Tutte le tartarughe soffrirebbero in un ambiente che non ha le condizioni minime per vivere dignitosamente come umidità, giuste temperature e sole.

 

Agostino Montalti

 

Didascalie foto:

01 Foto di Maria Grazia Natalizio

02 Foto di Odontochelys semitestacea tratta da  http://pikabu.ru 

03 Foto di Proganochelys  tratta da  http://vespisaurus.deviantart.com/ 

04 Foto di Enrico Di Girolamo

05 Foto di Seda D’anna

06 Foto di Maurizio Bellavista

07 Foto di Maurizio Bellavista

08 Foto di Giuseppe Liotta

09 Foto di Giuseppe Liotta

10 Foto Tarta Club Italia

11 Foto Tarta Club Italia

12 Foto di Enrico Di Girolamo

13 Foto Tarta Club Italia

14 Foto di Nicolino Di Ferdinando

15 Foto di Gianluca Dessi

16 Foto tratta da  http://www.thetortoisehouse.com

17 Foto tratta da  http://cellar.org

18 Foto Tarta Club Italia

19 Foto di Nicolino Di Ferdinando

20 Foto tratta da https://birdsandbeyond.wordpress.com

21 Foto tratta dal web

22 Foto tratta da  https://nebraskaprojectwild.wordpress.com

 

 

Pubblicato in TCI
Martedì, 23 Dicembre 2014 15:48

Alimentazione al risveglio

Pubblicato in TCI
Lunedì, 23 Giugno 2014 19:04

Baby Tarte: letargo sì, letargo no

Baby Tarte: letargo sì, letargo no

Articolo di Anna Emme per Tarta Club Italia

Quando le temperature si abbassano e le giornate diventano sempre più brevi l'allevatore di tartarughe comincia ad avere il grande dilemma: "le piccoline le mando in letargo o le tengo sveglie? Sono così piccine...... pochi grammi.... e fanno tanta tenerezza.... "

Ma sappiamo esattamente quali sono i pericoli per le tartarughe? I pericoli del letargo e i pericoli nel tenerle sveglie? E sappiamo come evitare i pericoli per le piccine (oltre che per le grandi)? 

Pericolosità del letargo. Perché il letargo può essere pericoloso?

Il letargo è un momento molto delicato nella vita delle tartarughe. Un momento molto importante nel quale, in natura, si dispiegano tutte le loro abilità, non solo la loro capacità di individuare i luoghi idonei ove andare in letargo, al sicuro da predatori, da eventuali abbassamenti fuori norma di temperatura, da allagamenti persistenti, ma anche la loro capacità di arrivare alla soglia del letargo in buone condizioni di salute. Un letargo controllato – e fatto con i corretti accorgimenti - può praticamente azzerare i rischi che esistono in natura.

Le tartarughe che vivono in ambiente limitato, sia esso giardino sia esso terrario, devono spesso affrontare una ulteriore e terribile serie di pericoli : gli errori degli allevatori.

Cattiva informazione, vecchi luoghi comuni, scarsa conoscenza della biologia delle tartarughe inducono alcuni allevatori, seppur in buona fede, a fare errori che risultano spesso letali alle tartarughe. Gli errori che sono letali per le adulte lo sono a maggior ragione per le baby tartarughe.

Non si può però dare la "colpa" al letargo se è l'allevatore a fare errori di base importanti. Occorre invece capire quali sono i principi che regolano il letargo e quali sono i pericoli per le nostre tartarughe, in modo da evitare ogni problema senza fare errori.

Ma il letargo è indispensabile come dicono tutti? O se ne può fare a meno?

Sì, il letargo è indispensabile per la buona salute di quelle specie di tartarughe che, come le nostre testudo, nel loro ambiente naturale, vanno il letargo. Ormai il fatto è accertato ed è fuori discussione.

Il loro organismo, nel corso del tempo, si è organizzato in modo tale da trarre giovamento da questo momento di pausa e, quindi, di rallentamento del metabolismo. La mancanza del periodo di letargo porta ad una serie di problemi che minano la loro salute. Ad esempio le femmine adulte che rimangono sveglie in terrario durante l'inverno hanno spesso problemi nella deposizione delle uova (deposizione anticipate, ritenzione di uova, scarsa fertilità). Nelle baby il problema uova non c'è ovviamente ancora, però il saltare il letargo provoca loro danni importanti, principalmente connessi con l'eccesso di crescita. Inutile dire che una crescita sana è essenziale per una baby tarta né più né meno di quanto sia essenziale per qualunque baby.

 

Ok, il letargo è indispensabile per le tartarughe adulte, ma anche per quelle piccole? Perché dovrei mandare in letargo anche le baby? Sono così piccine!

Proprio perché sono piccole è importante che si abbia particolare cura nel loro allevamento e nella loro crescita. E, prima cosa fra tutte, bisognarispettare i loro ritmi biologici.

Le baby tartarughe che saltano il letargo vanno spesso incontro a problemi connessi con l'eccesso di crescita: cattivo sviluppo della struttura ossea e serissimi problemi agli organi interni quali fegato e reni. E purtroppo questi problemi possono avere ripercussioni anche in età adulta.

Quali sono gli errori da evitare nel letargo?

Preparare una baby al letargo non e' difficile. Con pochi accorgimenti basilari le nostre piccole faranno il loro salutare letargo senza alcun inconveniente.

  1. Per le piccole così come le adulte è fondamentale che le tartarughe siano sane. Prima dell'abbassamento delle temperature devono essere normalmente reattive e di buon appetito. Non devono avere alcun sintomo di malattia (a puro titolo esemplificativo: scoli nasali e/o oculari). Se le piccole sono nate da poco devono avere buona vivacità.
  2. E' fondamentale che le tartarughe vadano in letargo dopo aver evacuato tutto il cibo ingerito. Prima del letargo occorre quindi rispettare rigorosamente un periodo di digiuno che, per le piccole, viene indicato di circa 3 settimane. E' un errore gravissimo dare da mangiare ad una tartaruga subito prima del letargo. Infatti il cibo non digerito si decompone dentro l'apparato digerente con esiti anche mortali. E' sbagliato pensare che le tartarughe possano soffrire di questo periodo di digiuno. Con il diminuire della temperatura, rallentano naturalmente tutte le funzioni vitali, incluso l'istinto verso il cibo. L'allevatore deve cercare di facilitare questa preparazione al letargo evitando di somministrare del cibo, anche se, magari, c'è una imprevista giornata più calda della norma.
  3. Contemporaneamente al digiuno si dovrà accorciare la durata delle giornate e si dovranno diminuire le temperature diurne e notturne. Per le tartarughe che vivono all'esterno, anche se in ambiente protetto come un giardino o un recinto, significa in pratica seguire l'andamento stagionale: e' il normale autunno con le temperature che si abbassano e le giornate che si accorciano. L'allevatore che tiene le tartarughe in terrario dovrà quindi simulare l'autunno per le tartarughe che fossero tenute in terrario fino a quel momento. Abbasserà gradualmente la temperatura del terrario e diminuirà le ore di "luce".
  4. Durante questo autunno, naturale o ricostruito, la tartarughe diventeranno sempre più lente, sempre meno reattive. Alcune scaveranno delle buche per interrarsi, altre si nasconderanno sotto delle foglie o sotto qualche riparo, altre ancora entreranno in letargo all'aperto senza proteggersi eccessivamente dalle intemperie.
  5. Ora che si sono "addormentate" possiamo intervenire.

Un letargo protetto

Se rileggiamo il paragrafo sulla pericolosità del letargo ci rendiamo conto che, con il momento in cui entrano in letargo, siamo solo all'inizio di un periodo delicato. Il nostro compito e' quindi di mettere le piccole, che ora sono particolarmente indifese, in condizioni di superarlo in modo ottimale.

E per fare ciò si ricorre al letargo protetto, vale a dire ad un letargo che, pur essendo un vero e proprio letargo, non abbia tutti gli inconvenienti che possono esserci in natura. E principalmente le dobbiamo proteggere da:

  1. predatori. Sono un enorme problema per le tartarughe, baby e non, e nel periodo invernale sono soprattutto (anche se non solo) topi e ratti ad essere il pericolo maggiore.
  2. temperature troppo basse. Le temperature troppo basse le gelerebbero velocemente, data la piccola massa corporea delle baby.
  3. temperature più tiepide della norma. Le temperature intermedie riattiverebbero il metabolismo facendo consumare loro molte energie senza però consentire loro di nutrirsi.
  4. temperature insolitamente alte fuori stagione. Un insolito periodo caldo prima di un ritorno del freddo le sveglierebbe, grazie alla loro piccola massa corporea, spingendole a nutrirsi. Il ritorno di temperature fredde le riporterebbe in letargo a stomaco pieno.

Come si organizza un letargo protetto.

  1.  Il sistema più semplice per organizzare un letargo protetto è di preparare una scatola di cartone o di legno possibilmente ben isolata (ad esempio rivestendola esternamente con polistirolo) da collocare in un ambiente che abbia una temperatura piuttosto costante di 5-8 gradi.
  2. L'ambiente in cui metteremo la scatola del letargo dovrà essere al sicuro da topi e ratti oppure la scatola dovrà essere rivestita da una robusta rete.
  3. Dentro la scatola metteremo della terra (o altro substrato), delle foglie secche, la sonda di un termometro che registri le temperature minime e massime ed infine le nostre tartarughe. Il corpo del termometro lo metteremo fuori dalla scatola in modo da monitorare le temperature all'interno senza dover aprire la scatola continuamente. Non dobbiamo mettere né cibo né acqua, perché le nostre tartarughe già addormentate non ne hanno bisogno. Le scatole non devono essere sigillate e, se troppo ben chiuse, bisogna praticarvi dei fori di aereazione.
  4. Durante il letargo le terremo sotto controllo pesandole una volta al mese e verificando che non calino troppo di peso. Occorrerà anche verificare che il substrato non si disidrati eccessivamente.
  5. Quando arriverà primavera le tireremo fuori dalla scatola facendole abituare gradualmente, nell'arco di circa una settimana – dieci giorni, alle temperature più tiepide.

Quale deve essere il peso minimo per andare in letargo?

Non esiste un peso minimo di letargo. Anche le baby di 10-12 grammi fanno benissimo il letargo, né più né meno che le loro sorelline di 20 o 30 grammi. Pensare che non possano andare in letargo perché sono piccole sarebbe come pensare che un neonato non può dormire finché non e' diventato grande.

E se volessi far fare un letargo breve?

Se proprio si ha paura di far fare il letargo completo alle baby appena nate, si può optare per il letargo breve che dovrà durare almeno due mesi. In questo caso si inizierà il letargo normalmente in autunno e lo si interromperà in anticipo.

E' sconsigliato, se non ci sono seri motivi, di cominciare il letargo in ritardo perché la preparazione artificiale al letargo è molto più laboriosa della preparazione naturale nella stagione giusta.

Io quest'anno non ho tempo per "studiare" il letargo. Quindi le terrò sveglie.

In realtà preparare un buon terrario per l'inverno e' molto più difficile che preparare un buon letargo. E sono parecchie le baby tartarughe che si ammalano e che muoiono, a volte proprio a primavera, a causa della cattiva organizzazione del terrario invernale.

E' quindi meglio "perdere" un po' di tempo per "studiare" il letargo, piuttosto che perdere molto più tempo per studiare e realizzare un buon terrario.

Tenerle sveglie senza terrario, magari in una scatola vicino al termosifone, o anche in un qualche posto in casa ha in genere esiti negativi: sono poche le tartarughe che riescono a sopravvivere in queste condizioni. In questi casi la percentuale di tartarughe che muoiono è elevatissima.

Risposte brevi in ordine sparso

Il letargo va fatto al buio o è meglio che ci sia la luce?

Meglio al buio. La presenza di luce le può spingere a svegliarsi anche con temperature relativamente basse.

Prima del letargo non devono mangiare, ma possono bere?

Sì. E' molto positivo se bevono prima del letargo.

Anche quando si svegliano bisogna mettere subito una ciotolina di acqua a disposizione in modo che possano bere a volontà.

Perché prima del letargo non dobbiamo dare cibo aggiunto rispetto a quello già disponibile in giardino?

Perché il nostro cibo e' senza dubbio molto più appetitoso di quello che abitualmente trovano sul terreno. Così appetitoso che non riescono a resistere alla tentazione di mangiarlo anche se il loro organismo dice loro di cominciare a mettersi a riposo. Le obblighiamo quindi a fare qualcosa che fa loro del male prendendole per la gola.

E se le tenessi in una scatola vicino al termosifone?

E' il sistema più sicuro per farle morire.

Io pensavo di metterle in uno scatolone nel ripostiglio di casa: lì non riscaldiamo e non c'è neanche il termosifone

Anche questo è un sistema per farle morire. In nessun ambiente dentro le nostre case la temperatura è fra i 5 e gli 8 gradi, ma è più alta. Con temperature superiori a quelle di letargo le tartarughe non rallentano a sufficienza il loro metabolismo e quindi continuano a consumare energie senza potersi però nutrire e/o senza poter assimilare eventuale cibo ingerito.

Ogni tanto le trovo spostate nella loro scatola del letargo. Sono sveglie o dormono?

Dei piccoli movimenti sono normali durante il letargo. Se grattano insistentemente o cercano di fuggire significa invece che le temperature di letargo sono troppo alte. In questo caso, prima di metterle in un ambiente a temperature più adatte, occorre controllare che non abbiano risentito della temperature eccessive pesandole e dando loro dell'acqua da bere.

Come si pesano delle tartarughe così piccole?

Il modo migliore per pesare le baby è con una bilancia elettronica da cucina con scansione di 1 grammo.

Al risveglio posso metterle subito fuori in giardino?

Le tartarughine che hanno fatto il letargo si adattano molto bene alle temperature esterne primaverili. Occorre solo controllare che le temperature esterne non si abbassino troppo andando verso lo zero. E' buona norma metterle al riparo in una tana le prime notti o se piove molto di giorno.

Se all'esterno c'è una insolita ondata di caldo è preferibile farle abituare gradatamente alla diversa temperatura in modo che il loro organismo faccia un passaggio "dolce" dal freddo al caldo.

Al risveglio mangiano subito?

In genere passa qualche giorno prima che si mettano a mangiare normalmente. Il numero di giorni dipende dalle temperature diurne e notturne. Il passaggio da uno stato di profondo rallentamento del metabolismo – come è lo stato di letargo – ad uno stato di normale attività richiede una fase di adattamento. Un organismo complesso deve essere rimesso in moto: ci vuole un po' di tempo.

Pubblicato in TCI
Lunedì, 23 Giugno 2014 18:52

Il letargo nelle testuggini europee

Il letargo nelle testuggini europee

 Vi siete mai fermati un attimo a riflettere quanto sia dura, faticosa e rischiosa da un punto di vista fisiologico la vita di una tartaruga? Inizia dovendo  uscire dall'uovo e non deve essere per niente facile essere chiuso in qualcosa che ti riveste e non ti lascia nemmeno muovere dal tanto che è angusto  tanto da costringere il nascituro ad aprirsi una breccia a colpi di naso! Poi la ricerca del cibo...in cui pur di vivere si accontenta di tutto ciò che è  commestibile ma non certo appetibile..... poi la riproduzione : per i maschi trovarsi una femmina, combattere per accaparrarsela mica semplice! Grandi  spazi e velocità ...non proprio da missile! per la femmina accoppiarsi e poi scavare e fare le uova anche 4-5 volte all'anno. E se fino a qui la vita è  sovrapponibile a quella di molti altri animali, per loro c'è anche lo stress del letargo... già , ci mancava anche quello! Tutto questo per dirvi quanto la vita di una tartaruga possa sembrare così tranquilla ed invece sia stressante e di questi stress sicuramente uno dei più importanti è rappresentato proprio dal letargo. Da quanto è stato detto fino ad ora si può affermare che il letargo più semplice sia quello delle tartarughe di più di un anno di età (che sono nate da poco tempo e già devono subire una prova di vita non indifferente) ma che ancora non sono giunte alla fase riproduttiva (con tutti i problemi ad essa connessi) ossia quelli animali che dalla mattina alla sera non hanno altro problema che nutrirsi (oltre a quello comune a tutte le altre di sfuggire a predatori ed uomini ).

Ma cos'è il letargo?

Il letargo è un meccanismo di risposta fisiologico di riduzione di attività metabolica a condizioni ambientali ed alimentari avverse.

Come tutti sappiamo i rettili sono animali ectotermi ossia la cui temperatura corporea dipende da quella ambientale . Quando questa raggiunge dei limiti troppo bassi da non consentire la vita questi cadono in letargo.

Poiché l'abbassamento della temperatura corporea porta ad un cambiamento di metabolismo è bene ricordare che certi organi ed apparati lavorano in maniera ideale solo all'interno di un range di temperatura che ovviamente non contempla le temperature del letargo. Quello che sicuramente preoccupa di più veterinari ed allevatori è la mancata capacità del sistema immunitario di reagire agli insulti batterici, micotici e virali, tanto è vero che è disgraziatamente nota a tutti l'avvento di patologie respiratorie nelle tartarughe al momento del risveglio. L'abbassamento del metabolismo rende anche nulli i processi riparativi cutanei, per cui risulta scontato che non è possibile mandare in letargo animali ammalati, con ferite al guscio od ai tessuti molli. Anche l'apparato digerente diventa più pigro fino a fermarsi completamente. I più attenti avranno notato che circa dieci quindici giorni prima di interrarsi, le tartarughe smettono di mangiare, alcune volte gradualmente altre bruscamente. Questa scelta va interpretata come un momento in cui l'animale continua a defecare liberando l'alveo intestinale per far sì che durante la fase di ibernazione i batteri presenti nell'intestino non possano fermentare in maniera grave ed addirittura mortale il contenuto gastrointestinale. In definitiva e proprio per le complicazioni che si possono avere durante il letargo, non è consigliabile farlo eseguire a tartarughe defedate od ammalate se vogliamo che l'anno successivo si risveglino.

Non è consigliabile mandare in letargo neppure tartarughe magre o che comunque hanno mangiato poco durante la stagione estiva: non potrebbero avere a disposizione energie e liquidi sufficienti a passare il letargo e risvegliarsi. Il letargo non ha date fisse ma inizia fine settembre/ottobre e finisce in marzo aprile in base alle condizioni climatiche ed alla latitudine.

Dove alloggiare le tartarughe durante il letargo

Si può decidere di far passare il letargo all'aperto oppure in un ambiente chiuso, scevro da pericoli (soprattutto altri animali) dove l'unica cosa veramente basilare è la temperatura che può venire

raggiunta e cosa molto importante tenuta costante. La temperatura ideale a cui tenere gli animali in letargo oscilla tra i 3 e gli 8 gradi anche se parecchi autori parlano di temperature minime di 2°C e

massime fino agli 11°C. Sappiamo che al di sotto dei 2°C la tartaruga può subire dei gravi danni a carico del sistema nervoso e degli occhi. Se viene tenuta a temperature basse ma superiori ai 10°C il metabolismo non si abbassa a sufficienza ed alla fine del letargo ci potremmo trovare a fare i conti con un animale molto dimagrito e defedato.

Il letargo all'aperto è sicuramente il più semplice da eseguire. Si aspetta che le tartarughe si interrino da sole e poi si ricoprono i luoghi prescelti con paglia o foglie secche. A questo punto non resta che attendere il risveglio. In alcuni casi può essere d'aiuto alle tartarughe lavorare il terreno con vanga e zappa in modo da rendere meno faticosa l'opera di escavazione da parte dei rettili. Se il terreno risultasse particolarmente duro si potrebbero creare delle buche profonde 50-60 centimetri da riempire con la stessa terra asportata frammista a sabbia. Dopo che le tartarughe si saranno interrate si potrà procedere alla copertura della zona con paglia e foglie secche.

Il letargo al chiuso può essere eseguito in una stanza o locale idoneo oppure all'interno di un frigorifero. Nel primo caso si dispongono gli animali in cassette con all'interno paglia e foglie secche o torba di sfagno. Le cassette andranno sempre coperte con una rete a maglie fitte in grado di evitare la possibilità che topi e ratti possano creare delle lesioni agli animali in letargo. E' importante che la temperatura ambientale non superi i 10°C; meglio se rimane costante intorno ai 5° C.

Il letargo in frigorifero è usato solo da allevatori con numerosi soggetti e che sfruttano vecchi frigoriferi all'interno dei quali sistemano le casse con gli animali.. Al loro interno si userà lo stesso materiale prima descritto. Sul fondo del frigo si terrà una bacinella con due centimetri di spessore di acqua per far si che venga mantenuta la giusta umidità. E' anche possibile mettere sopra a l frigo un aeratore da acquario che immetta tramite un tubicino ossigeno . Dovrà essere posta molta attenzione per far sì che il tubicino non rimanga schiacciato dalla guarnizione. Le temperature dovranno essere abbassate gradualmente fino ad arrivare alla temperatura designata.

Preparazione pre-letargo degli animali

Se gli animali eseguiranno un letargo normale all'aperto di norma faranno fronte da soli alle esigenze. Se invece forziamo noi l'animale per mandarlo in letargo, dobbiamo metterlo nelle condizioni migliori per far sì che tutto vada a buon fine. Circa sei settimane prima conviene cominciare a somministrare molto cibo (erbe di capo e un po' di frutta). 15-20 giorni prima del presunto letargo si comincia a somministrare cibo in minore quantità fino a smettere 10-12 giorni prima del letargo. In questi giorni gli animali dovranno essere oggetto di bagni in recipienti con acqua tiepida per 10-20 minuti per favorire l'espulsione di materiale fecale, si eviteranno così processi fermentativi in grado di causare la morte dell'animale. Un mese prima del letargo è consigliabile far eseguire un esame coprologico per la ricerca di parassiti e se positivo improntare la giusta terapia.

Risveglio

Il risveglio degli animali che si sono interrati spontaneamente è deciso dall'innalzamento naturale della temperatura. Per gli altri sarà l'allevatore a fare in modo che esso accada nella maniera più graduale possibile. Dopo il risveglio conviene metter gli animali in bacinelle con acqua pulita e tiepida in modo da favorire l'abbeverata e soprattutto il ripristino delle grandi funzioni organiche. Si procede alla pulizia delle narici e degli occhi e si cominciano a somministrare i primi alimenti che dovranno essere a base di frutta e verdura molto digeribile e di ottima qualità. Nell'arco di pochi giorni tutto sarà tornato alla normalità e potranno tornare ad essere amministrate come sempre. Il consiglio è comunque quello di osservarle a lungo e soprattutto ripetere i bagnetti frequentemente.

Letargo nelle tartarughe di un anno

E' molto discusso se mandare le tartarughe nate nell'anno in corso in letargo; ed è difficile dare un giudizio esente da critiche. Quelle che fanno un letargo normale solitamente si risvegliano quasi tutte mentre in quelle che si schiudono nel tardo ottobre è facile che vi sia qualche perdita in più. Quindi chi vuol fare una autentica selezione naturale potrà mandare in letargo le piccole anche se sconsiglio di mandarci le "ottobrine". Per gli altri la decisione consiste se non mandarle o far fare un "letargo corto". Quest'ultima opzione è quella che io consiglio più volentieri. Nel primo caso si allestisce un terrario (può andar bene anche un scatolone una cassetta di legno od un vecchio acquario senza il coperchio. Tramite una lampada ad incandescenza (ed un neon a U.V.B. per favorire la deposizione del calcio a livello osseo) si può garantire il giusto fotoperiodo (10-12 ore di luce). La lampada fornirà anche la giusta quantità di calore. Se montata su un portalampade a pantografo o simile potrà venire allontanata o avvicinata per fornire la giusta temperatura (22-26° C.). Di tanto in tanto le pareti del terrario dovranno essere umidificate con un nebulizzatore. Nel terrario sul terriccio di base dovrà essere sistemato un nascondiglio, un contenitore per l'acqua (a mio avviso per le tarta di questa taglia il migliore è il coperchio dei barattoli della "Nutella" poiché sufficientemente profondo per permettere l'abbeverata ma non tanto da consentire agli animali di affogarci dentro). Lo stesso terrario può essere impiegato anche per il "letargo corto". In media la sua durata si aggira sui 45- 70 giorni . Per un po' vengono allevati come sopra con cibi sani come già descritto a proposito delle altre tartarughe in preletargo poi 20 giorni prima della data del presunto inizio del letargo si iniziano a somministrare meno alimenti e 7-10 giorni dopo si sospende la somministrazione e ci si comporta come per le tartarughe che effettuano il letargo al chiuso per ciò che concerne la temperatura. Al risveglio faremo il procedimento inverso rispettando tutto quanto già detto nel paragrafo risveglio.

Autore: Socio del TCI

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