Martedì, 06 Ottobre 2015 08:35

Progetto TCI Angonoka 2015

 

Quest’anno era in programma una visita al centro di riproduzione di Ampijoroa (parco di Ankarafantsika, Madagascar) per consegnare alcune parti di ricambio, di riserva,  per la nostra incubatrice (ventole, cavi riscaldanti ecc.),  in caso di guasti imprevisti perché qua non si trovano e con un’incubatrice che lavora quasi 11 mesi continuativi, il rischio c’è.  Ma quest’anno è saltato fuori un nuovo problema molto grave;  dopo le piogge che sono state ben oltre alle medie stagionali, sono iniziate a morire molte piccole Angonoka nate nel 2014  e qualcuna del 2013  e poco prima di organizzare la spedizione al centro di riproduzione,  mi arriva da parte del Durrell la richiesta di aiuto per una visita urgente per analizzare il problema e per cercare di individuarlo.

Nelle precedenti spedizioni avevo già notato alcuni particolari che non mi piacevano molto sul modo di allevare le baby, all’interno della nursery protetta da fitta rete per evitare i topi,  quindi come prima ipotesi mi è balzata in testa l’ipotesi delle dimensioni dei recinti e del substrato,  ma all’arrivo al centro, analizzando tutto nei minimi particolari,  pur consigliando di aumentare le dimensioni dei recinti e migliorare il drenaggio,  i sintomi delle baby Angonoka mi hanno fatto pensare ad un problema di alimentazione,  causato da dosi eccessive di Carbonato di Calcio o prodotti similari,  in quanto le piccole presentavano una crescita decisamente anomala con le suture fra gli scuti molto evidenziate mentre gli stessi scuti rimangono bassi al punto che i carapaci sono schiacciati e bassi, con conseguente carapace e piastrone molli,   niente a che vedere con il caratteristico carapace a palla che hanno abitualmente queste stupende piccole.

Sintomi uguali ad un problema che ebbi molti anni fa, con delle baby Testudo marginata e Testudo hermanni dove purtroppo per eccesso di somministrazione di Carbonato di Calcio, mi morirono una sessantina di piccole.   Al momento della mia visita era presente la veterinaria del Durrell

che effettuava dei controlli pesando le baby in questione e somministrando delle vitamine alle più gravi che sono state contrassegnate con vernice rossa. La veterinaria mi ha detto che sono stati eseguiti degli esami batteriologici e parassitari all’istituto Pasteur di Antananarivo (la capitale) e che l’unica cosa strana che hanno verificato è il colore giallastro che presentava il fegato delle baby analizzate.  Lei sospettava di un avvelenamento da sostanze chimiche nel cibo,  ma dai casi che ho conosciuto nel tempo,  le morie per veleni sono veloci, in pochi giorni muoiono e non dopo mesi e non hanno il tempo per modificare in quel modo i carapaci.     Altra mio pensiero è rivolto ad un problema di Flagellati  ma la veterinaria mi ha detto che ha somministrato del Flagyl  per 10 giorni.

Nel frattempo ho aperto via mail una discussione con gli amici allevatori più esperti e veterinari per sentire i loro pareri;  ad esempio l’amico Maurizio Bellavista ipotizza una forte infestazione di Protozoi  che in effetti creano gli stessi sintomi dell’eccesso di Carbonato di Calcio  e sostiene che se il medicinale usato non viene somministrato in forti dosi, non avrà effetto.  

Ritengo molto importante la segnalazione da parte del mio amico direttore del centro (Ernest Bekarany) , che mi dice che le baby del 2014 sono tenute in due recinti separati ma che all’interno di ciascun recinto, non hanno separato gli esemplari con gravi sintomi e che gli esemplari ammalati non stanno aumentando di numero; stanno continuando a morire quelle con i forti sintomi ma non se ne ammalano di nuove pur essendo insieme .  Questo mi fa pensare che se fosse una forte infestazione di Protozoi, piano piano si ammalerebbero tutti gli esemplari dello stesso recinto,   quindi ritorno a pensare al problema di eccesso di somministrazione di Carbonato di Calcio,  mia prima ipotesi, avvalorata anche dalla conferma della veterinaria e del direttore del centro che per diverse settimane ne hanno somministrato sul cibo, spargendolo a mano;  pratica deleteria in quanto in questo modo, il solo fatto di vedere tale polvere sul cibo,  vuol dire che se ne sta somministrando una dose esageratissima e questa potrebbe avere mandato in crisi il sistema di assimilazione del calcio e quindi il fegato.

Ho inviato un mio articolo di segnalazione al responsabile Darrell,  che provvederà a segnalare la mia analisi ai loro tecnici e veterinari. Per il momento so solo che alle piccole in questione da due anni è somministrato del Repkal + vitamina B, e guarda caso sono proprio gli anni delle baby ammalate.   Ora attendo una descrizione dettagliata di cosa è stato somministrato alle piccole e le rispettive dosi per meglio analizzare il tutto.

Al momento,  dopo le prime valutazioni,  sono propenso a pensare che le piccole Angonoka,  allevate in un clima abbastanza simile a quello della zona di origine (nel centro di Ampijoroa che dista circa 150 km dal parco di Soalala, zona di origine,  la temperatura media è leggermente inferiore, con il sole che entra meno ore in quanto sono presenti alti alberi),   se alimentate correttamente con cibi ricchi di fibre come le graminacee,  il problema non si ripresenterà .

Purtroppo però credo che per le piccole ammalate ci sia poca speranza di salvarle, piano piano peggioreranno fino alla morte (stiamo valutando come ultimo tentativo di consigliare di somministrare una forte dose di Flagyl ),  è solo una questione di tempo  .   Al momento ne sono decedute circa 45 e ne rimangono ancora una quindicina con i gravi sintomi sopra elencati.

L’unica cosa positiva, come dicevo sopra,  è che non ci sono nuove piccole che si ammalano.

Ma ritorniamo ad un altro degli obiettivi di questo viaggio che era la ricerca di una popolazione sconosciuta di Astrochelys yniphora,   segnalatami da una mia conoscente anziana,  che si riferiva ad una popolazione di “Angonoka” (questo è il nome delle A. yniphora dato dai local) diffusa nella sua terra di origine,   molti chilometri a nord,   dove nessuna segnalazione era mai stata fatta. 

Siccome il viaggio era molto lungo e impegnativo,  e per coincidenza lei doveva ritornare a fare visita a dei suoi parenti, proprio in questo territorio segnalato,  pur essendo un po’ motivato ed eccitato come si trattasse di una ricerca al tesoro in piena regola con tanto di mappa e punti di riferimento,   ho ben pensato di mandare lei in avan scoperta, pagandogli il viaggio col bus (qua i costi sono molto bassi)  e le sorprese non sono mancate.

Una volta arrivata sul posto, ci siamo mantenuti in contatto telefonico e nei pochi giorni di sua permanenza è riuscita a trovare 5 esemplari,  classificandoli sempre col nome di Angonoka.   A dir il vero dalle sue descrizioni avevo qualche dubbio,  che poi si è rilevato fondato ;   purtroppo non erano delle Angonoka ma bensì delle Kinixys

che si erano ambientate e diffuse .       E’ ormai chiaro che i local chiamano col nome Angonoka tutte le tartarughe di terra,  almeno nella parte centro nord del paese.  Rimane comunque un’altra segnalazione all’estremo nord della grande isola,  dove un particolare è molto importante:  quello che mi ha dato l’informazione parla di grosse tartarughe con lo scuto gulare molto pronunciato….. e sappiamo bene che solo le Angonoka ce l’hanno,  quindi la speranza di un nuovo “tesoro” rimane ancora intatta,   anche se la nuova avventura è rimandata al prossimo anno.

Altra specie non endemica del Madagascar che si è ben diffusa sono le Pelomedusa subrufa,  che ho trovato in quantità nel laghetto artificiale dietro a casa. 

 

 

Spesso se ne trovavano semplicemente mentre si scavava dei buchi nella sabbia;  indice che nella stagione secca si sotterrano, per una sorta di estivazione in attesa della stagione delle piogge,   il che vuol dire  che rimangono in attesa almeno 7-8 mesi.  Caratteristica di queste tartarughe è il forte odore sgradevole che emanano ed è forte vedere come se lasciate in campo aperto, con quanta rapidità si sotterrano.

Ma le sorprese non finiscono mai !

Una sera incontro un amico francese che mi dice che vuole donarmi le sue tartarughe,  perché gli rovinano il prato……. e non mi faccio attendere.   Sapendo cosa aveva nel suo giardino, di buon mattino parto col carretto attaccato al mio quad,   sapendo che sicuramente avevo bisogno di molto spazio disponibile…….   Il dono era veramente gradito:  4 Astrochelys radiata adulte, 

molto belle,  di cui un maschio di oltre 15 Kg con un un buco sul carapace, ma la ferita è vecchia e ben rimarginata, 

anche se al momento di donarmele ha avuto un piccolo ripensamento e 3 le ha tenute lui. Una femmina stava deponendo le uova

e quindi sono andato il giorno successivo a ritirarla.  Anche se su 4 esemplari 3 sono maschi, è comunque una bella sorpresa e un bel regalo.   Ovviamente lì le A. radiata sono tenute nei giardini come da noi lo sono le Testudo;  con la differenza che non esistono documenti…..   Il giorno stesso mi sono dovuto attivare per costruire un recinto per le nuove ospiti,  utilizzando materiali naturali come i pannelli di foglie di ravnala (chiamata palma del viaggiatore) che i malgasci utilizzano per costruire i muri delle capanne abitative più povere. Con l’aiuto del guardiano alla fine della giornata avevamo realizzato un bel recinto se pur provvisorio,

già dotato di vasca in cemento per l’acqua.   La nuova casa è piaciuta alle tartarughe e si sono messe subito all’opera.    

La speranza è che un domani questi esemplari possano essere inseriti nel grande terreno dietro casa (5.000 mq),  una volta che il proprietario costruisca la recinzione come da programma.   L’indomani,  il mio vicino di casa,  un italiano residente,  quando vede il bel recinto,  mi chiede se le sue 4 piccole A. radiata possono anch’esse inserite li dentro e così sono diventate 8; 

niente male !

Spesso ricevo segnalazioni di qualche residente che detiene tartarughe e appena possibile faccio subito una visita;  la speranza è sempre quella di trovare qualche Angonoka da poter “salvare”, ma quasi sempre si tratta di A. radiata che come al solito sono alimentate malissimo,  a frutta e riso….

Come il bel esemplare che vedete in foto 27 che è detenuto in un cortiletto sudicio e pieno di plastica, insieme alle galline,  nutrito quasi esclusivamente con frutta …….. e nonostante gli ho spiegato molto bene cosa deve mangiare,  sono pronto a scommettere che continueranno a dargli solo frutta …….. povera tartaruga.

Altre volte mi segnalano di qualcuno che vende tartarughe,  come il caso di un ragazzo che mi presentò una bellissima baby A. radiata che era leggera come una scatola vuota,  sintomo che non mangiava da molto tempo;  io mi finsi interessato all’acquisto, ma questo sparì in fretta .

Negli ultimi 2 anni le offerte di vendita delle tartarughe sono calate nettamente,   tanto che viene da pensare che sia maggiore il controllo da parte delle autorità,  ma io invece credo che la ragione purtroppo sia un’altra:  in natura ce ne sono sempre di meno…...

 

E anche per quest’anno la nostra avventura svolge al termine,  ma come al solito è stata una bellissima esperienza indimenticabile.

A presto Madagascar !

Agostino Montalti

Pubblicato in Progetto TCI Angonoka

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