Cronache dal Madascar - Parte 1

Cronache dal MADAGASCAR, la nostra avventura

23 ottobre – 7 novembre 2009

 

IL PAESE

 

 

Prima di svelare le incredibili avventure che abbiamo vissuto è meglio fare mente locale sulle principali caratteristiche del Madagascar, giusto una breve panoramica che illustri meglio il luogo che ci ha ospitato per due settimane.

Il Madagascar è una Repubblica, ex colonia francese, che si estende per circa 578.000 Km q., si tratta della 4° isola più grande del mondo. Un tempo definitiva "l'isola verde" per la sua maestosa vegetazione, oggi è più appropriato chiamarla "l'isola rossa" data la cattiva abitudine dei malgasci di incendiare boschi e foreste per fertilizzare il terreno: peccato che piova troppo poco, e una volta arso il terreno questo non produce più niente. Distruggendo il loro habitat, anche gli animali muoiono o se ne vanno per non tornare più. I malgasci forse non si rendono conto, ma come ha detto qualcuno stanno bruciando il loro futuro.

La parte centrale è montuosa e perciò un po' più fredda, sulle coste si prende il sole in spiagge ancora poco frequentate dai turisti.

La lingua ufficiale è il malgascio con tutti i suoi dialetti, ma non è raro trovare chi parla francese, soprattutto dove il turismo è un po' più diffuso.

La moneta corrente è l'Ariary, il cambio è di circa 2.800 Ariary per un euro.

La popolazione ha origini differenti a seconda della zona in cui ci troviamo: africani, creoli, mulatti, bianchi... molte le coppie miste tra bellissime ragazze isolane e uomini francesi molto meno attraenti.

La maggior parte della popolazione rurale è analfabeta e alleva animali (zebù, capre, pecore, polli, tutti animali molto magri), mentre i bambini di città riescono ad andare a scuola e ad imparare un mestiere nei vari Istituti professionali. I più fortunati arrivano a frequentare l'Università, ci hanno parlato molto bene dei corsi tenuti nella capitale, Antananarivo.

Cosa si mangia? Riso, patate, crevettes (gamberetti), angusta (aragosta), zebù e tanta frutta! Banane, mango, papaia e ananas. Tante e varie le spezie, ottime le bacche di vaniglia, profumati e colorati i fiori di ylang ylang.

... ma di tutto questo a noi interessava poco, noi volevamo vedere...

LE TARTARUGHE!

I PROTAGONISTI

Siamo partiti in nove, eccoci!

Da destra in piedi: Martina , Loris, Viviana, Lejla,Claudio,Iuri,Michele e Filippo. In basso: AgostinoAgostino: il Presidente. Da vero romagnolo sempre pronto alla battuta, organizzatore del viaggio. Mezzo matto per le tartarughe (come del resto quasi tutti gli altri), è riuscito a scattare una media di duecento foto al giorno, credo sia stato costretto a rottamare la sua macchina fotografica dopo il viaggio... per cogliere un'immagine particolare è quasi riuscito a decapitare Loris!

Michele: compagno di stanza di Ago. Il nostro interprete di menù al ristorante, nessuno osava ordinare prima che Mik avesse tradotto tutte le pietanze una per una, ascoltato da una platea in religioso silenzio. Memorabili i suoi "avec le pomme de terre"...

Loris: il Geologo. Ci ha aiutato a capire i vari tipi di rocce e minerali presente nel Paese, sempre discreto e disponibile. Grande appassionato di animali e natura, aveva già partecipato al precedente viaggio del Tarta Club Italia alle Galapagos, quindi sapeva a cosa stava andando incontro...

Filippo: appassionato di tartarughe d'acqua e gran dormiglione. Filo riesce a dormire in ogni dove: minivan, branda, jeep, motoscafo, piroga, forse anche mentre guida il quad. E poi telefona: Filo riceve telefonate anche quando nessun altro ha campo, lui sì!

Iuri, Martina & Lejla: la premiata ditta Valeri ha lasciato il segno. Vasta la conoscenza di piante ed animali, stare ad ascoltarli è davvero interessante. Iuri in particolare ha saputo indicare il nome specifico di buona parte delle specie animali e vegetali che abbiamo incontrato lungo il tragitto. Lejla ha evitato il crollo delle economie locali acquistando l'inverosimile: un passaparola indigeno la anticipava in ogni villaggio. Nei momenti di relax i capelli di Martina sono stati i più piastrati in assoluto, mentre lei valutava come terminare l'ultimo capitolo della sua tesi di Laurea.

Claudio & Viviana: Lui vero amante degli animali, le tartarughe sono la sua passione: si venderebbe anche la fidanzata per salvare un nuovo animale! Il viaggio in Madagascar ero un suo sogno da tanto tempo, flora e fauna unici al mondo lo incuriosivano da sempre. Lei ha scoperto di odiare alcuni animali, ad esempio gli scarafaggi morti dentro il letto in albergo. Oggi ama il cemento e vuole andare in vacanza a Tokyo.

Bene, eccoci pronti a raccontare!

GIORNO 1

Partenza dall'aeroporto di Bologna venerdì 23 ottobre all'alba. Tutti presenti tranne Filippo... che stesse telefonando?! Al check-in finalmente lo vediamo arrivare, ora comincia il viaggio! Il boeing AirFrance ci aspetta con le sue 13 ore di viaggio da passare tra spuntini, film, musica e racconti. I più provati sono i fumatori, impossibilitati a dare sfogo al loro vizio per così tanto tempo. Arriviamo ad Antananarivo (la capitale) alle 10 di sera e necessitiamo del visto d'entrata: per evitare inutili code da buoni italiani in vacanza decidiamo di contattare un ragazzo del posto che tramite amici di amici riesce a farci saltare la fila. Quindi andiamo a cambiare valuta: per poco più di trecento euro ci consegnano una mazzetta e mezza di Ariary, ci siamo sentiti ricchi! Sbrigate queste pratiche ci sistemiamo nell'albergo Le Lac Hotel(foto3) che dista 5 minuti dall'aeroporto, situato ai bordi di un lago, in attesa del primo volo interno(foto4) che ci avrebbe condotti a Mahajanga la mattina successiva, ovviamente ancora all'alba.

GIORNO 2

Poco prima delle otto del mattino siamo già a Mahajanga e dopo 15 Km di strada bianca(foto5), sterrata, raggiungiamo il villaggio Antsanitia(foto6), resort sulla spiaggia limitrofo ad un caratteristico piccolo villaggio di pescatori dove vivono circa 500 anime. 

Durante il tragitto abbiamo una prima visione della vera vita africana: la gente di campagna vive in piccole baracche di legno e fango con il tetto in foglie di banano(foto7-8), aggregate in gruppi di tre o quattro. Allevano piccoli animali e vendono oggetti di artigianato.

Al nostro passaggio i bambini gridano e ridono felici di vedere questi vahasa (i "bianchi") che forse regaleranno bonbons. Scopriamo con curiosità che l'acqua che useremo per lavarci è fredda e gialla: non esiste un sistema di acquedotto che copre tutto il Paese, spesso l'acqua è trasportata con ampie cisterne che riforniscono le strutture quasi quotidianamente. Il colore è dovuto al residuo ferroso. Anche la corrente elettrica non è sempre disponibile: per ovvie ragioni di risparmio viene tolta durante tutta la notte e buona parte della giornata. Il villaggio è comunque accogliente e si mangia bene, tutti sono molto disponibili. Sulla bella spiaggia arrivano le piroghe dei pescatori, molto caratteristiche ma soprattutto piene di pesce, quindi ci precipitiamo a curiosare e scattare tante bellissime foto.

Il pomeriggio alcuni di noi decidono di noleggiare i quad(foto11) ed inoltrarsi in sentieri sterrati con una simpatica guida francese che ci porta a visitare il lago sacro(foto12), dove si recano i locali in pellegrinaggio, pieno di grossi pesci che una donna addirittura accarezza e alla fine della visita un colorato gruppetto improvvisa una serie di danze in nostro onore(foto13-14) al quale noi poi contraccambiamo con una offerta che non è affatto dispiaciuta, poi si visita un grosso baobab(foto15) dove Iuri fa la conoscenza di un nido di feroci insetti che gli lasciano il segno per diversi giorni, di una fattoria dove allevano coccodrilli(foto16) , della laguna(foto17) e nel tragitto facciamo il primo incontro con una famigliola di lemuri sifaka(foto18) nell'aia di una capanna malgasca come fossero i mici di casa.

Il mercato locale è colorato(foto19-20-21), le donne vendono la frutta e si dipingono la faccia con un minerale che lascia una patina giallo ocra utile contro i raggi del sole e molto idratante. Seccandosi sul viso forma una serie di arabeschi decisamente particolari. Vediamo per la prima volta i pousse-pousse(22), tipico mezzo di trasporto “povero” che assomiglia ad un calesse con due sole ruote, trainato da un uomo scalzo. Viene utilizzato tanto per il trasporto di persone quanto per il trasporto di merci, e nonostante il trainante sia spesso filiforme e sembri senza forze, il carico del pousse-pousse assomma non di rado diverse decine di chilogrammi.

Di sera facciamo visita alla città dove gironzoliamo un po’ lungo la passeggiata nei pressi del porto e vediamo l’imponente grande baobab, famoso per la sua grande circonferenza di circa 24 metri che in pratica funge da rotonda stradale e punto di riferimento; toccarlo è considerato tabù. Mahajanga o Majunga è una città di circa 15.000 abitanti, chiamata la città dei fiori, con una temperatura abbastanza alta e costante durante l’anno, ma con un clima relativamente secco che la rende molto gradevole da viverci, infatti non pochi sono gli stranieri che vivono qui, in maggior parte francesi aiutati dalla loro lingua molto diffusa. Domani ci aspetta il Centro Angonoka, il Tarta Club Italia è pronto a dare i numeri!

GIORNO 3

Oggi visita al Durrel Wildlife Conservation Trust(foto23) presso il Parco Nazionale di Ankarafantsika a circa 120 Km da Mahajanga. Il Tarta Club Italia è letteralmente impazzito, i ragazzi hanno cominciato a scattare un sacco di fotografie a tutti gli animali presenti, grazie anche al permesso, decisamente inusuale, di entrare nei recinti oltre a fare tantissime domande al responsabile del Centro ed agli inservienti circa l’estivazione, il cibo, l’ambiente, il numero degli esemplari presenti e la loro provenienza. Apprezzabile e divertente il tentativo di Agostino di porre i propri quesiti in tantissime lingue: italiano, romagnolo, spagnolo, francese, inglese… Uno spasso!

  I Tarta-appassionati sono rimasti decisamente senza parole davanti alle Angonoka (Geochelone yniphora) e non solo. Ma passiamo ad una descrizione un po’ più “scientifica” : Oltre alle otto specie di lemuri (come il lemure donnola, il sifaka di Coquerel e il microcebo murino) e alle 129 specie di uccelli, il Parco ospita un centro per l'allevamento di diverse specie di tartarughe a rischio di estinzione, la testuggine dalla coda piatta, Pyxis planicauda(foto29), la rarissima “ANGONOKA” o testuggine dal vomere Astrochelys yniphora(foto24-25-26-27-28), la più comune Astrochelys radiata(foto30) chiamata dai malgasci “SOKAKE” e l'unica tartaruga endemica d’acqua dolce del Madagascar, la podocnemide del Madagascar Erymnochelys madagascariensis(foto31-32).

 

Di quest’ultima, inserita nel “RED BOOK” della IUCN tra le 25 specie a maggior rischio di estinzione, sono allevati diversi esemplari con un ottimo risultato riproduttivo.

Interessante e curiosa scoperta è stata sapere che vengono alimentate, oltre che con pesce, lumache, frutta e verdura, anche con i tuberi di manioca, una pianta diffusissima nell’isola e coltivata a scopo alimentare. Presso il Durrel sono attivi progetti di recupero per queste testuggini e senz’altro il più delicato e difficile è il “Project Angonoka”. Il Centro ospita, attualmente, circa 200 esemplari di Astrochelys yniphora e altri 40 sono stati già reintrodotti recentemente nel loro habitat originario nei dintorni di Soalala nel Parco Nazionale “Baie de Baly” a sud-ovest di Mahajanga(la prima nascita risale al 1987!!). L’incubazione delle uova è del tutto ancora naturale(8-9 mesi) e non vengono utilizzate incubatrici. La percentuale di schiusa è sul 60%. Bellissimo ed emozionante poter vedere dal vivo due maschi(foto27), di dimensioni notevoli, impegnati nella lotta utilizzando la protuberanza degli scuti gulari. Per potersi accoppiare, infatti, il maschio deve prima eccitarsi lottando con altri maschi utilizzando proprio la protuberanza degli scuti gulari come uncino per far presa sotto il carapace del rivale. Se non ci sono rivali disponibili alla lotta, cosa che avviene sempre più spesso in natura a causa della diminuzione degli esemplari, il maschio non si accoppia, mettendo in pericolo la continuità della specie.

Obiettivo della visita al Parco è stato anche verificare la possibilità di instaurare un rapporto di collaborazione orientato a migliorare le attività di recupero, allevamento e riproduzione del “Progetto Angonoka”. Il Tarta Club Italia, infatti, si è impegnato ad aiutare il centro anche con l’aiuto dei soci; ci è stata consegnata una lista di attrezzature utili come PC portatili, bilance di precisione, microscopio elettronico, endoscopio, tende da campeggio, torce tascabili e soprattutto un sistema di allarme. E’ molto alto, infatti, il rischio di furti delle A. yniphora, come già avvenuto alcuni anni fa da parte di alcuni uomini che, forse su commissione, trafugarono una settantina di esemplari che sul mercato nero valgono svariate decine di migliaia di euro. Il Madagascar resta un paese molto povero e trovare questo tipo di manodopera è molto facile considerando anche il bassissimo livello d’istruzione della popolazione. Alcuni giorni dopo la visita al centro Durrel, siamo stati ricevuti, ad Antananarivo, dal presidente del Durrel per il Madagascar. Durante la chiacchierata è emerso che il problema principale, oltre a quello della distruzione dell’habitat, per le tartarughe malgasce, è quello del bracconaggio. Anche le A. radiata, infatti, fino pochi anni fa erano molto numerose nelle zone aride del sud del Madagascar con una densità anche piuttosto alta. Attualmente, purtroppo, la loro presenza in natura è rarissima a causa dei continui prelievi illegali in natura. La destinazione principale di questi animali sono i mercati asiatici dove non esistono leggi per la loro tutela. Ben lieto della nostra visita, e felicissimo dell’impegno di cui il Tarta Club Italia si è fatto carico, il presidente del Durrel ci ha anche informato della imminente creazione di un secondo Centro dedicato alla quarantena delle Angonoka sequestrate e recuperate per sfruttare al massimo il basso numero di esemplari ormai esistenti (si stima che in natura ce ne siano meno di 400).

 

GIORNO 4

Oggi dedichiamo la giornata al riposo. Mattina e pomeriggio liberi: chi va in piscina(foto35), chi prende il sole, i più temerari hanno concordato una gita con una piroga dei pescatori(foto36); incredibile esperienza con queste barchette totalmente auto costruite con materiali molto poveri, vele comprese , formate nei maggiori dei casi da teli di plastica ricavati dai sacchi usati per il trasporto del riso e cuciti tra loro. foto 35 Il timoniere la maggio fatica la faceva nel buttare fuori continuamente secchi di acqua che entrava dalle tante fessure della piroga. Povera piroga! Forse non avrà mai retto tanto peso come in questo caso; tre turisti di discreta stazza , più tre esili pescatori. Verso sera ritorniamo in aeroporto per il viaggio di circa un ora che ci riporta in capitale(Tana), dove alloggiamo nel solito albergo per attendere la partenza della mattina successiva con un minivan che ci porterà fino a sud con tante tappe intermedie.

GIORNO 5

Sveglia di buon mattino per fare la conoscenza di Eri, la nostra nuova e simpaticissima guida che ci accompagnerà lungo il viaggi in minivan su e giù per il Paese.

Prima tappa: Antsirabe(foto37-38-39), bella e pulita cittadina a circa 170 Km a sud di Tana e 1.500 metri di altitudine. Qui crescono rigogliose piante di eucalipto, pini, cipressi e foreste di conifere. Il terreno fertile consente la coltivazione di riso, tabacco, cotone, frutta e verdura. Prima tappa in un grande spiazzo dove ci sono tante capannine piene di gadget e souvenir di tutti i tipi lavorati con la raffia(foto40); quindi primi veri acquisti. Lungo il tragitto incontriamo delle venditrici di fragole(foto41) dalle quali ne acquistiamo un paio di sacchetti: veramente gustose, ottima merenda per il pomeriggio! Antsirabe è la città con il la maggiore densità di pousse-pousse, circa 6.000 mezzi, nonché una nota località termale. Molte le scuole professionali avvistate lungo la strada (istituto linguistico, per operatore turistico). Sembra una località più ricca rispetto alle precedenti, complice sicuramente il clima meno torrido, l’attività turistica e di vendita di pietre preziose, presenti in tutto il Madagascar in grandi quantità. Nel pomeriggio andiamo a visitare un laboratorio di pietre e minerali(foto42-43) e mentre il nostro geologo Loris ci aiuta nel riconoscere acquamarine e topazi, tormaline e smeraldi, zaffiri e opali, ,mentre i Tarta-matti scompaiono e… li ritroviamo dopo alcuni minuti occupati a spupazzare e fotografare cinque esemplari di radiata(foto44) di proprietà del laboratorio, animali abbastanza anziani ed interessanti ma non proprio ben tenuti: le tartarughe sono costrette a passeggiare sopra una distesa di minerali e pietre grezze tale per cui le zampe sono abbastanza usurate con la quasi assenza delle unghie. Qualcuno ha fatto notare questo particolare agli inservienti, speriamo sia servito(mmmh!).

GIORNO 6

Si sale nuovamente in minivan e si parte alla volta di Fianarantsoa, considerata la capitale del sud per la sua importanza economica. Qui si coltivano riso(foto45-46), caffè e viti; molto sviluppato l’artigianato di legno foto 44 e rafia venduto in piccoli mercati. foto 45 Qui si trovano anche le caratteristiche tovaglie ricamate ad intaglio dalle donne del paese, decisamente belle anche se il tessuto è povero. Da qui parte l’unico treno del Madagascar (ovviamente d’epoca) che collega Fianarantsoa a Manakara(foto47-48), lungo un percorso molto romantico di circa 80 km reso ancora più caratteristico dalla modesta velocità del mezzo(circa 20km all’ora), che comprese le tante fermate ha una durata di almeno 8 ore(si quando si parte ma non quando si arriva).

Andiamo a visitare un laboratorio di lavorazione ad intaglio del legno(foto49-50-51): quanta pazienza per incastrare tra loro piccolissimi pezzi di legno a creare meravigliosi paesaggi e perfetti animali! I bambini ci vengono incontro e ci chiedono regali: provette di profumi e saponette per le mamme, penne e quaderni per la scuola, persino un pallone da calcio in cuoio per giocare; a dir il vero avevamo lanciato una sfida per un “partitone” ma per fortuna che si è fatto tardi e non c’è stato il tempo, altrimenti mi sa che ci rifilavano una lezione memorabile. Alcuni di questi ragazzi ci portano a visitare un laboratorio attraverso strani vicoli della città , tanto che ad un certo punto ci guardavamo intorno con il timore che da li a poco ci avrebbero rapinato, ma dopo poco ecco una casa dove nel retro, in uno stretto corridoio al buio, lavoravano diverse persone intenti a intagliare oggetti di legno; poco dopo ci fanno visitare una stanza con l’esposizione di oggetti artistici finiti e qui facciamo un po’ di acquisti, felici di aver acquistato da chi produce ed ha veramente bisogno di soldi per vivere, non come alcuni negozi dove solitamente le guide portano i turisti. E poi vogliono fare le foto insieme a noi e ridono contenti con il nuovo pallone di cuoio(foto52): tutti hanno i foglietti con il loro nome ed indirizzo e sperano che, una volta tornati in Italia, ci ricordiamo di loro prima di tornare alla vita quotidiana spedendo una copia delle fotografie scattate.

GIORNO 7

Oggi raggiungiamo Ranohira passando per Ihosy e Betsileo (Antaimoro). La prima tappa è la visita al laboratorio di produzione della famosa carta Antaimoro(foto53-54-55-56),

assimilabile alla carta di riso, ottenibile dalle foglie di un albero autoctono poste a macerare nell’acqua e seguite da una lavorazione ben precisa che le porta a diventare oggetti di ogni tipo. Negli anni questo prodotto è divenuto una delle più importanti e caratteristiche creazioni dell’artigianato malgascio. La seconda e ultima tappa della giornata è il Parco Anja, famoso per i lemuri Catta(foto57-58) e i camaleonti giganti(foto59).

Ne abbiamo visti diversi anche noi attraversando la foresta: i lemuri si sono avvicinati senza troppa paura e li abbiamo potuti osservare bene. Sono animaletti grandi quanto delle piccole scimmie e hanno una coda lunghissima, ma quando ci avviciniamo troppo, in un attimo spariscono tutti. Risaliamo nuovamente nel pullman e procediamo verso Ranohira, durante quasi tutti i trasferimenti non mancano scene particolari come lavorazioni della raffia(foto60) e tantissimi bambini(foto61-62) che spesso trasportano di tutto con dei carretti artigianali con piccole ruote(foto63) .

Nel bel mezzo del cammin di nostra vita il minivan all’improvviso si ferma(foto64): panico generale per il motore surriscaldato a circa 140 Km dalla destinazione, alle nove di sera e lungo una strada buia e deserta. Fantastico! Per fortuna tutto si risolve nel giro di poche decine di minuti… meno male! Arriviamo all’albergo sani e salvi dove ormai non ci attendevano più.

 

 

 

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