Il filtro a bidoncino (Peppe Croce)
Introduzione
Chi possiede un acquario di grosse dimensioni o un grande terracquario di sicuro avrà sentito parlare di filtri esterni da posizionare sotto la vasca. Alcuni li avranno anche visti nei negozi di acquariofilia ed avranno chiesto il prezzo di questi aggeggi: bene, contate quanti sono stati a vedere questi filtri, quanti hanno chiesto il prezzo e quanti ne hanno acquistato uno.
Ecco, ora vi rendete conto che questi filtri, pur essendo il sogno di molti, non vengono comprati per un solo motivo: hanno un prezzo esagerato. Alcuni, tuttavia, ritengono che questi filtri valgano i soldi che costano e li comprano.
Io penso che sia meglio costruirsene uno da soli, ad un prezzo irrisorio se confrontato con le soluzioni commerciali, per alcuni motivi: prima di tutto le tartarughe hanno un costo di gestione, diciamolo chiaramente, niente affatto basso e spendere molti soldi per un filtro vuol dire spenderne pochi in mangimi di qualità, vitamine o altri accessori come le lampade o i riscaldatori che forse sono più importanti per la corretta crescita di questi animali; secondo motivo: questi filtri in commercio sono studiati per essere usati con acquari tropicali per pesci, ed hanno caratteristiche che non si adattano perfettamente ad una vasca per tartarughe.
Mi spiego meglio: i pesci necessitano di una elevata qualità dell'acqua, ben superiore a quella che serve per le tartarughe; per le tartarughe il problema è di igiene, per i pesci è di "chimica dell'acqua". Inoltre i filtri commerciali hanno spesso una struttura a segmenti divisi da grate o pareti forellate; questi fori sono studiati in modo da consentire un determinato passaggio dell'acqua, ad una determinata velocità in modo che tutti i materiali filtranti siano bagnati nel modo e nel momento prefissati. Provate ad immaginare cosa potrebbe succedere a questi fori se per caso un escremento di Trachemys non fosse intercettato a dovere dalle spugne e ci finisse dentro: un bel filtro da decine di euro inefficace perché otturato!
Ben inteso, non sto cercando di dire che questi filtri siano cari perché le ditte speculano sulla passione degli acquariofili, ma semplicemente che sono cari perché offrono indubbi vantaggi solo a chi deve gestire un acquario tropicale di alto livello con la minore manutenzione possibile.
A noi allevatori di tartarughe questi filtri semplicemente non convengono perché abbiamo esigenze più "grezze": ad esempio difficilmente avremo bisogno di un ampio scomparto per il carbone attivo, ma di sicuro ci serve un enorme spazio libero per la lana di vetro.
Proprio per questo ho deciso di costruirmi da solo un filtro a bidoncino: sicuramente la sua complessità è ridicola rispetto ad un filtro commerciale, per non parlare dell'estetica (come sempre vado all'essenziale, i fronzoli aggiungeteli voi); ma, vi assicuro, ciò che molto semplicemente (barbaramente, per un amante serio dei pesci tropicali) ho costruito è né più né meno di ciò che avevo bisogno: un grosso contenitore per i rifiuti delle tartarughe in cui però ci sia anche il giusto spazio per quelle reazioni chimiche e biologiche (e solo quelle) di cui necessita una vasca per tartarughe.
Materiali utilizzati
Questo è il bidone vero e proprio, è in plastica col tappo a vite e due comodi manici per trasportarlo; l'ho pagato 6,50€, una miseria. Quando comprate il bidone dovete stare attenti
a due cose:
- il tappo deve essere a vite e con la guarnizione per garantire la tenuta stagna;
- dovete poi fare attenzione al diametro del collo del bidone: se lo comprate troppo stretto non potrete infilarci dentro la pompa.
In generale, più è largo il collo del bidone, più sarà comodo lavorarci dentro ed accedere, in seguito, ai vari materiali filtranti.
Questi sono i tubi, i raccordi, le valvole a farfalla e la pompa d'acquario.
La pompa deve essere abbastanza potente da far circolare i 25 litri del bidone; io ho comprato una pompa da 800L/H, costo 18€. Tra tubi (3 metri, per sicurezza) valvole e raccordi ho speso 14€. Vi spiego dopo a cosa servono le valvole.
Realizzazione
Per prima cosa vi devo dire che l'unico collante che ho usato è il silicone nero per vetro.
Il silicone va usato in modo corretto: le superfici da incollare devono essere ben lavate ed ASCIUTTE; ho scelto il silicone perché permette di avere facilmente la tenuta stagna, ma attenzione perché macchia maledettamente e puzza un bel po', quindi procuratevi una pezza vecchia asciutta su cui pulirvi le mani man mano che lavorate e per fare asciugare i pezzi poneteli lontano da voi, magari fuori la finestra, se il tempo permette; stare per ore ad aspirare silicone vi porterà prima una tremendo mal di testa, se invece ci siete abituati vi troverete presto con un sorriso a 58 denti sulle labbra: a lungo andare il silicone sconvolge e stordisce; non usate silicone e non bevete vino contemporaneamente, altrimenti vi troverete presto a sbattere contro i muri ridendo.
Riscaldate per bene su un fornello la punta di un cacciavite e fate 3 fori: entrata dell'acqua, uscita dell'acqua e foro piccolissimo per far passare il cavo elettrico della pompa.
Per tutti e tre i fori un solo consiglio: andateci piano e controllate a poco a poco il diametro avvicinando i raccordi ed il cavo (a proposito, dovete tagliare il cavo a circa 20cm dalla spina elettrica: la spina intera non ci passerà mai da un buco). Man mano che squagliate la plastica pulite con delle forbici le sbavature, cercando di ottenere da entrambe le parti del tappo una superficie più liscia e piatta possibile. Appena i buchi saranno della dimensione giusta (meglio un millimetro in meno che uno in più) fermatevi.
I due raccordi da attaccare al tappo nei fori grandi sono del tipo qui a fianco.
La ghiera centrale deve aderire alla parte superiore del tappo, quindi il foro deve essere di dimensioni pari al corpo centrale del giunto (le due parti simmetriche). Per attaccarli spalmate il silicone su uno dei lati della ghiera, inserite il pezzo nel buco e premete.
Così la ghiera si attacca al bordo del buco; la tenuta stagna la ottenete spalmando del silicone sopra ed intorno alla ghiera; date una spalmatina pure dall'interno del tappo per sicurezza.
Ripetete l'operazione anche per il secondo giunto; fate passale il cavo tagliato dal foro piccolo: se avete fatto bene il buco il cavo entrerà e scorrerà con una certa resistenza; ottimo, così resta ben fisso e non scivola; anche qui una bella spalmatina di silicone da dentro e da fuori.
A questo punto avete "quasi" finito: per quasi intendo 24 ore, il tempo di reticolazione del silicone. A dire il vero già dopo 4/5 ore il silicone ha aderito alle superfici e ha preso una forma stabile, ma soprattutto non macchia più. Quindi se siete come me dei patiti del silicone e lo sapete maneggiare con destrezza potete fare tutto il lavoro di seguito, altrimenti potete attaccare un giunto alla volta, con un intervallo, appunto di circa 4 ore.
24 ore dopo...
Appena il tutto è asciutto per benino si passa a posizionare la pompa ed i tubi.
La pompa va inserita sul fondo del bidone e vi si collega (ben fermato tramite una fascetta) un tubo di dimensioni sufficienti ad arrivare in maniera morbida, non teso quindi, alla parte inferiore di uno dei giunti siliconati sul tappo; naturalmente ci vuole una fascetta anche qui per ancorare bene tubo e tappo.
Nelle immagini avrete di sicuro notato dei giunti ad L di cui ancora non ho parlato: la disposizione ideale del tubo interno è aderente alla parete del bidone, quindi ad arco; per realizzarla sono utili proprio dei raccordi ad L, ma il discorso cambia in base al tipo ed alla grandezza della pompa.
Con la pompa in mano ed il bidone davanti immaginate la posizione del tubo all'interno e sistemate il/i raccordi ad L di conseguenza.
Una volta sistemata la pompa e collegati i tubi si passa ad avvitare il tappo e facendo ciò pompa e tubo ruoteranno lungo l'asse centrale del bidone fino alla fine della vite; per questo sono importanti due cose: i tubi devono essere ben stretti con le fascette e il cavo elettrico della pompa deve essere abbastanza morbido e lungo, quindi quando lo fissate lasciatene abbastanza all'interno del bidoncino.
Quando poi metterete i materiali filtranti all'interno questi faranno ulteriore resistenza, quindi non risparmiate le fascette o qualcosa si staccherà.
I materiali filtranti.
Ciò che avete fin qui costruito non è altro che un grosso recipiente da riempire con i materiali filtranti.
A questo punto parte il dibattito tra le varie scuole di pensiero sul filtraggio meccanico/biologico.
Se inserite solo lana di vetro o altri tipi di spugne otterrete prevalentemente un filtro meccanico che ha la sola funzione di raccogliere rifiuti.
Io utilizzo materiali diversi per ottenere un filtraggio sia meccanico che biologico.
Naturalmente l'acqua nel bidone si muove dall'alto in basso per caduta per essere poi rispedita in alto dalla pompa; quindi i vari strati vanno inseriti partendo all'ultimo, quello più in basso, ma io ve li descriverò partendo dall'alto, seguendo il ciclo che attraversa l'acqua.
- PRIMO STRATO: lana sintetica di color blu a maglie larghe (assomiglia molto alle spugnette metalliche per raschiare le pentole, ma inpratica è di plastica); serve per trattenere le impurità più grosse ed ingombranti ed è fondamentale in ogni filtro per prevenirel'otturazione degli altri strati.
- SECONDO STRATO: la classica lana di vetro: intercetta le particelle medie e piccole di sporcizia. Questi due strati costituiscono il filtro meccanico e nel mio filtro occupano poco più della metà dello spazio totale.
- TERZO STRATO: argilla espansa; chi mi conosce sa che la amo quanto il silicone: è l'argilla porosa a palline che si usa nei vasi pertrattenere l'umidità; nel filtro mette a disposizione i suoi pori per captare le ultime particelle di sporcizia rimaste e per l'insediamentodei batteri denitratori. Questi batteri sono quelli che si trovano comunemente in commercio (io uso il Sera Nitrivec) e "mangiano" ammoniaca. L'argilla va lavata molto bene perché di solito contiene della sabbia o polvere; poi la si mette ammollo in acqua trattata con un biocondizionatore (io uso Sera Aquatan) che serve ad eliminare il cloro comunemente disciolto nell'acqua di rubinetto che ucciderebbe i batteri. Dopo un'oretta si spruzzano i batteri nella bacinella di ammollo e si lasciano attecchire per qualche ora. L'argilla così trattata va poi inserita in sacchetti in modo da non disperdersi all'interno del filtro.
- Nei negozi si trovano dei sacchetti a retina che vanno benissimo ma se volete risparmiare fate come me: prendete dei collant da donna non molto spessi e tagliateli a segmenti con delle forbici, fate un nodo da un lato, riempiteli di argilla e annodate l'altra estremità. Potete fare anche pochi grandi sacchi di questo tipo ma farne tanti piccoli vi permette di disporli meglio nel bidone senza sprecare spazio utile.
- QUARTO STRATO: cannolicchi di ceramica; sono lo zoccolo duro del filtro biologico ed hanno la stessa funzione dell'argilla ma funzionano meglio e costano di più; in realtà esistono anche cannolicchi dal prezzo irrisorio ma di solito non servono a nulla. Dall'altro estremo ci sono le soluzioni super professionali come gli Askoll BioMax o i Sera Siporax, ma hanno un prezzo per molti inaccessibile e non so se valgano veramente i soldi che costano. I cannolicchi vanno lavati e trattati come l'argilla; anche per la sistemazione nei
- sacchetti vale lo stesso discorso fatto sopra.
Allestimento del bidone
A questo punto siamo pronti a mettere in funzione il bidone: basta solo riempire per una decina di centimetri il bidone con l'acqua trattata dei cannolicchi o dell'argilla. Una volta riempito il bidone non resta che posizionarlo sotto la vasca e collegare il tubo di ingresso al giunto restante.
Accendendo la pompa il bidone comincerà a svuotarsi; infilate il tubo di uscita sotto il livello dell'acqua, in fondo alla vasca, e spegnete la pompa. L'acqua comincerà a scendere dal tubo di uscita verso il bidone e il tubo di entrata comincerà a cacciare aria facendo delle bolle; appena il bidone è quasi pieno riaccendete la pompa e vedrete che il tubo di entrata comincerà ad aspirare correttamente e quello di uscita ad espellere. Nel bidone resterà invece una camera d'aria tra il livello dell'acqua ed il tappo.
Alcuni accorgimenti
I filtri esterni a bidone hanno innumerevoli vantaggi ma vanno "rodati" per bene. Già dai primi giorni noterete che il livello dell'acqua all'interno del bidone non è sempre uguale. In alcuni momenti, infatti il tubo di entrata non aspirerà abbastanza acqua da compensare la portata della pompa; inoltre man mano che il filtro si riempie la sporcizia comincia a fare resistenza alla caduta dell'acqua e a lungo andare può capitare cha la pompa resti completamente all'asciutto. Dopo alcune settimane, al contrario può capitare che la pompa venga in parte otturata da qualche particella che "ostinatamente" è riuscita a passare indenne dai vari strati; in questo caso la pompa sputerà fuori meno acqua di quanta ne entra. Per questo ho previsto le due valvole a farfalla, una in entrata ed una in uscita, in modo da poter regolare in ogni momento la giusta portata dei due tubi. Queste due valvole possono anche, se usate contemporaneamente, diminuire la portata sia in entrata che in uscita, qualora avessimo acquistato una pompa troppo potente e sproporzionata alla vasca. Tenete pure conto che la portata in entrata ed in uscita dipende anche dalla sezione del tubo usata.
Inoltre state ben attenti perché se l'aspirazione è troppo forte una tartaruga molto piccola potrebbe rimanere attaccata al tubo e morire annegata: per evitare il problema basta attaccare un piccolo imbuto al tubo, in modo da diminuire la pressione ma non la portata. Ultimo accorgimento, la disposizione dei tubi: li potete mettere paralleli sullo stesso lato della vasca o di fronte, uno su un lato, uno sull'altro; io preferisco la seconda soluzione perché crea un flusso continuo che aiuta a trasportare la sporcizia verso il tubo di aspirazione. Consiglio inoltre di posizionare il tubo della pompa non troppo in basso nella vasca per due motivi: se questo tubo è immerso e va via la corrente l'acqua torna indietro; se invece non è immerso l'acqua fa un salto dal tubo al livello della vasca che rompe il pelo dell'acqua ed elimina la sgradevole patina che si crea ogni tanto in superficie.