Articolo del Dr. Mattia Bielli per il Tarta Club Italia
-Introduzione
Nell’ultimo decennio la medicina erpetologica ha saputo fare passi da gigante ampliando le sue conoscenze in molti settori.
Sebbene in alcuni casi esistano ancora molte difficoltà nel giungere ad una diagnosi definitiva, possiamo oggi contare sulla possibilità di eseguire esami accessori in maniera simile a quanto avviene in medicina umana e veterinaria per altre specie animali.
Scopo di questa relazione è quello di illustrare brevemente le principali tecniche diagnostiche di cui il clinico di volta in volta si avvale per pervenire alla diagnosi; dal momento che alcune parti verranno in seguito approfondite dai colleghi che relazioneranno in seguito, alcune tecniche vengono solamente accennate.
Foto 01 Scorcio di un laboratorio veterinario
La clinica nei cheloni
-Esame clinico
Frequentemente i possessori di testuggini richiedono consigli per telefono o via posta elettronica e talvolta è possibile inquadrare il caso e fornire indicazioni che possano tranquillizzare ma solo raramente è possibile risolvere il problema e le cause che l’hanno determinato.
Foto 02 Esame clinico
Nonostante lo sviluppo di sempre nuove tecniche diagnostiche l’esame clinico rappresenta ancor oggi la base dell’accertamento dello stato di salute per ogni animale ed è quindi indispensabile poter condurre un esame accurato secondo metodologie non diverse da quanto applicabile per altre specie.
Raramente il solo esame clinico consente di poter formulare una diagnosi ma fornisce gli elementi necessari per contestualizzare il caso e orienta il clinico all’uso delle tecniche diagnostiche più appropriate.
-Esami del sangue
Gli esami che è possibile eseguire sul sangue (e i suoi derivati, siero, plasma…) sono molteplici ed è possibile dividerli schematicamente in quattro gruppi principali:
Foto 03 Striscio di sangue al microscopio
-Emocromocitometria
Prevede la conta e la misurazione delle dimensioni dei globuli rossi, la conta di globuli bianchi e piastrine, del contenuto di emoglobina; altri parametri misurabili (Fibrinogeno,VES…) trovano al momento attuale scarso impiego nella medicina dei rettili.
-Ematobiochimica
Si tratta della misurazione di diverse sostanze chimiche presenti in vari tessuti dell’organismo e rintracciabili nel plasma (talvolta nel siero) sanguigno; valori che deviano dagli standard per una data specie indicano il malfunzionamento di organi o apparati.
-Diagnostica di malattie infettive (vedi Microbiologia)
Per quanto sia possibile visualizzare direttamente nel sangue elementi quali batteri (liberi o all’interno di globuli bianchi), si tratta in genere di indagini sierologiche che permettono, con tecniche diverse, di rintracciare indirettamente la presenza di agenti infettivi.
-Citologia (vedi)
Valutando citologicamente uno striscio di sangue è possibile in primo luogo visualizzare parassiti ematici, sia liberi che inclusi nelle cellule ematiche (globuli rossi e bianchi).
L’esame delle singole costituenti del sangue permette inoltre di acquisire importanti informazioni e in particolar modo la citologia dei globuli bianchi riflette la reattività del sistema immunitario ed emopoietico.
Nella pratica clinica gli approcci sono spesso diversi ma a mio avviso un esame emocromo e la citologia di uno striscio ematico risultano indispensabili e fanno parte integrante di una qualsiasi visita di routine.
A seconda della progressione dell’iter diagnostico si sceglierà poi se comprendere ulteriori parametri o se ripetere la misurazione di quelli già effettuati.
Sia i parametri di emocitometria che quelli ematobiochimici sono influenzati da numerosi fattori, allo stesso modo di quanto avviene in specie diverse (sesso, età, stato riproduttivo..); in aggiunta, nei Rettili, esistono variazioni di tipo stagionale delle quali è opportuno tener conto nel momento della valutazione dei risultati ottenuti.
-Citologia
L’esame citologico è un esame che viene condotto al microscopio ottico e consente di valutare le singole cellule e altre entità come particelle, batteri… in un qualsiasi materiale prelevato con modalità e da sedi diverse e opportunamente trattato (con fissativi e coloranti).
Esempi tipici sono l’esame di fluidi raccolti nel cavo peritoneale (ma anche delle urine o del muco), da qualsiasi ferita sulla superficie esterna, così come campioni ottenuti aspirando con l’ago di una siringa i tessuti in profondità.
Foto 04 Vetrini allestiti per l’esame istologico
L’esame citologico del lavaggio di trachea e grossi bronchi risulta particolarmente utile per l’indagine di malattie respiratorie mentre un esame citologico dell’epitelio linguale può mettere in evidenza dei corpi inclusi nelle cellule consentendo una diagnosi di infezione da herpesvirus.
Anche un esame delle feci può comprendere una valutazione citologica permettendo di evidenziare elementi (parassiti unicellulari, cellule del sangue…) che possono sfuggire ad un normale esame microscopico.
Si tratta di un esame semplice e rapido che in talune circostanze permette di indirizzare prontamente l’iter diagnostico da seguire.
-Esame delle urine
E’ un esame che nei rettili pone alcune difficoltà di esecuzione e di interpretazione, di conseguenza trova un’applicazione limitata come esame di routine.
Il principale problema è costituito dalla peculiare fisiologia della vescica urinaria nei Cheloni in cui esiste la possibilità di riassorbimento di liquidi e di sostanze disciolte non che la contaminazione da parte di materiale fecale.
Oltre a valutarne i parametri fisici, nelle urine è importante ricercare cellule (della parete della vescica, del sangue…), sedimenti (cristalli, materiale amorfo), parassiti, batteri e spore di miceti (Hexamita sp., Candida sp.).
L’esame di alcune sostanze chimiche presenti nelle urine trova inoltre importanti indicazioni nella diagnosi di insufficienza renale.
-Parassitologia
I parassiti in grado di affliggere i Cheloni sono, come per la maggior parte delle specie, classificabili in esterni, gastroenterici, delle vie urinarie ed ematici.
Il riscontro di parassiti esterni è piuttosto raro in animali allevati in Europa ma non in quelli di recente importazione da paesi tropicali.
Il loro ruolo patogeno diretto non è particolarmente importante ma è possibile che fungano da veicolo per virus, batteri e altri microrganismi.
Foto 05 Ascaridi
Sui parassiti gastrointestinali esistono diverse interpretazioni fra quali specie risultino sicuramente patogene (e in quali contesti) e quali invece siano semplici commensali che, in condizioni ottimali, si rivelano addirittura utili per i processi di digestione e assimilazione dei cibi.
I parassiti ematici sono anch’essi di raro riscontro nei Cheloni e, anche in questo caso, non è ben chiaro il ruolo patogeno.
-Microbiologia
La microbiologia si occupa di isolare e identificare i germi (batteri, funghi, virus e altri organismi “intermedi”, come clamidie e micoplasmi) responsabili di un determinato processo patologico avvalendosi di numerose tecniche.
Tra queste ne esistono di dirette (es. microscopia, coltura batterica) in grado quindi di visualizzare direttamente i germi responsabili di un processo morboso e di indirette (es. sierologia, reazioni chimiche) che consentono di fornire una prova della presenza dei patogeni senza però poterli visualizzare.
Foto 06 Tamponi sterili per il prelievo e il trasporto di campioni per isolamento batteriologico
-Batteriologia
Nella medicina dei rettili è sicuramente riconosciuto il ruolo patogeno di alcune specie batteriche (cioè in grado di determinare un danno a organi o apparati, scatenando la malattia) ma sempre più spesso ci si rende conto che tali infezioni sono in primo luogo opportuniste e spesso concomitanti con infezioni di altro tipo, specie di natura virale.
In altre parole, l’isolamento di un germe da un organismo malato potrebbe non rappresentare la (sola) causa di malattia.
-Micologia
Malattie sostenute da funghi sono assai rare nei Cheloni ma talvolta è possibile riscontrare polmoniti micotiche (Aspergillus sp.) o infezioni agli apparati gastroenterico e urinario (Candida sp.).
In questi casi è possibile evidenziare le spore direttamente (al microscopio ottico) o ricorrere ad esami colturali.
-Virologia
Soprattutto nell’ultimo decennio, grazie alla disponibilità di maggiori conoscenze e risorse, si è iniziato ad affrontare la virologia dei rettili riconoscendo a queste entità un ruolo determinante nello sviluppo di malattie infettive.
Per quanto sia stato possibile isolare un discreto numero di agenti virali appartenenti a gruppi diversi, nei Cheloni rivestono particolare importanza l’herpesvirus (ChV1 e ChV2), l’iridovirus e il cosiddetto virus “X” (un picornavirus).
-Esame radiografico
Anche l’esame radiografico pone alcuni problemi per via della presenza del guscio che interferisce nella visualizzazione delle strutture interne (apparato respiratorio, gastro-enterico e genito-urinario) ma utilizzando particolari tecniche (es. il fascio orizzontale) risulta di grande utilità diagnostica.
L’indagine radiografica permette di visualizzare l’integrità dell’apparato scheletrico (ovviamente guscio compreso), calcoli vescicali radiopachi, corpi estranei (radiopachi) nel tratto gastroenterico, la presenza di uova calcificate, e i campi polmonari.
Foto 07 Immagine radiografica di Testudo greca; proiezione laterale
In alcuni casi l’impiego di liquidi di contrasto permette di approfondire ulteriormente l’esame condotto “in bianco” (cioè senza l’ausilio del contrasto) e di affinare le interpretazioni diagnostiche.
-Ecografia
L’ecografia nei Cheloni è in grado di mettere in evidenza alcune strutture e alcuni dettagli che normalmente sfuggono all’esame radiografico.
Si tratta di una tecnica non invasiva che purtroppo trova ancora limitato impiego nella medicina dei Cheloni soprattutto per via della necessità di sonde di dimensioni appropriate e di personale adeguatamente preparato nell’interpretazione delle immagini ottenute.
Il campo medico in cui l’esame ecografico trova maggiori applicazioni è la medicina riproduttiva ma sono possibili le valutazioni di altri organi quali il fegato, i reni, la vescica e dell’apparato cardiocircolatorio.
Un altro importante utilizzo è in combinazione con tecniche di biopsia in cui l’immagine ecografia permette di guidare l’operatore sul sito esatto di prelievo.
-Tomografia Computerizzata (CT) e Risonanza Magnetica (MRI)
Per quanto ancora limitate, soprattutto dall’elevato costo delle apparecchiature necessarie, queste tecniche di diagnostica per immagini offrono notevoli potenzialità di indagine di strutture interne sia per quanto riguarda i tessuti molli che per l’apparato scheletrico.
Contrariamente a quanto avviene per l’esame ecografico, le immagini ottenibili con risonanza magnetica e tomografia computerizzata sono di relativa facile interpretazione.
-Endoscopia/laparoscopia
Per questi esami si sfrutta essenzialmente lo stesso tipo di attrezzatura
Foto 08 Attrezzatura
e le differenze sono che l’esame endoscopico permette di visualizzare direttamente l’interno di organi cavi a partire da aperture naturali (apparato respiratorio, gastroenterico, genitourinario) mentre quello laparoscopico visualizza le strutture interne attraverso aperture praticate artificialmente attraverso la superficie esterna (breccia chirurgica).
Foto 09 Endoscopia cloacale
L’esame viene condotto in sedazione o in anestesia generale utilizzando delle ottiche anche molto sottili (meno di 3mm di diametro) costituiti da un complesso sistema di lenti e provvisti di una sorgente luminosa.
Attraverso l’uso diagnostico di tali strumenti (è possibile anche un utilizzo “operativo”) è possibile ispezionare direttamente le strutture interne e raccogliere materiale da sottoporre ad esame (per biopsia, citologia, coltura…)
-Istopatologia
L’esame istopatologico viene condotto esclusivamente in laboratori attrezzati allo scopo (generalmente universitari) in quanto richiede una lavorazione particolare e attrezzature costose.
I campioni sono rappresentati da parti di organo o tessuti e possono essere prelevati “in vivo” (in tal caso si parla di biopsia) o in sede autoptica.
L’istopatologia esamina le singole cellule nel contesto della struttura dei tessuti e quindi permette una valutazione dell’integrità degli organi rilevando eventuali alterazioni a carattere microscopico.
-Necroscopia
Per quanto si tratti di un evento sempre spiacevole, la morte di un animale costituisce una grande opportunità per investigare i problemi che affliggono animali così particolari come i Cheloni e i Rettili in generale.
Per quanto anche un esame autoptico ben condotto talvolta non riesca a chiarire le cause di un decesso, è importante, determinare le cause di morte in maniera sistematica soprattutto se si tratta di un animale inserito in un gruppo o in una collezione.
Foto 10 Necroscopia
Indicazioni: quando eseguire gli esami?
-All’acquisizione
All’acquisizione di ogni nuovo animale accertarsi del suo stato di salute ci permette innanzitutto di sapere se il soggetto è sano o se dobbiamo temere per la sua salute.
Altre motivazioni che dovrebbero essere sempre prese in considerazione nel momento in cui si decide di sottoporre un animale a dei controlli, sono la sicurezza sanitaria nei confronti delle persone (zoonosi) e di altri animali preesistenti (se il nuovo animale deve essere inserito in un gruppo); da ultimo, come evenienza da non sottovalutare, la possibilità di rivalersi in termini di responsabilità su chi ci ha ceduto un animale malato.
In questo caso sono perlomeno necessari una visita clinica, un esame parassitologico delle feci, un esame emocromo e uno screening per ChHV e virus X.
Se l’esemplare è adulto (sopra gli 8 anni) è consigliabile includere un profilo biochimico che ci permetta di avere un’idea delle funzionalità renale ed epatica, mentre se il soggetto è femmina e lo si acquista per un preciso scopo riproduttivo, è indicata un’endoscopia.
A questo proposito prima di ogni acquisizione è buona norma concordare sempre con il cedente delle forme di garanzia in modo da potersi tutelare in caso di malattia, mancata riproduzione o morte degli esemplari.
-Pre/post letargo
L’entrata e l’uscita dal letargo sono due periodi di transizione estremamente delicati in quanto sottopongono gli organismo che li affrontano a cambiamenti fisiologici davvero radicali, specie se in climi diversi da quelli consoni per la specie.
Segni clinici come lo scolo da naso o occhi, così come qualsiasi anomalia respiratoria, devono essere indagati ulteriormente in maniera tempestiva e sistematica anche se apparentemente si tratta di fenomeni transitori o che scompaiono in seguito ad una terapia più o meno avventata.
Parlando di malattie infettive, è soprattutto in periodi di stress che mettono sotto pressione il sistema immunitario che avviene la riacutizzazione di forme silenti con l’eliminazione nell’ambiente di un gran numero di particelle infettanti.
-Femmina in riproduzione
L’evento riproduttivo è senza dubbio un momento fra i più attesi e che prevede importanti cambiamenti fisiologici soprattutto a carico dell’organismo femminile.
Accanto ad un aumento del metabolismo e quindi ad un aumento delle richieste di particolari elementi quali proteine e calcio, è possibile un abbattimento delle difese immunitarie che rende più sensibili tali soggetti a malattie di tipo infettivo.
Un controllo a fecondazione avvenuta (dopo circa 10 giorni) di una femmina adulta dovrebbe prevedere un esame clinico, un esame emocromo, un profilo biochimico e i test per le principali malattie virali.
L’accertamento della presenza o meno di uova è raccomandato alla fine di ogni stagione riproduttiva per sincerarsi che non vi siano uova ritenute in ovidotto o in sedi diverse (cavità celomatica, vescica).
Va infine ricordato che qualsiasi anomalia riproduttiva (uova deformate, uova deposte fuori dal nido, mancata schiusa, mortalità embrionale…), deve essere indagata tramite esami appropriati.
-Nel momento in cui si scopre un problema
Ogni segno clinico di malattia è meritorio di attenzioni; prima che sia troppo tardi, di fronte a manifestazioni anche banali, è sempre buona norma approfondire la diagnosi ed escludere le patologie più pericolose.
Richiami di profilassi e management d’allevamento
Come raccomandazioni finali è importante sottolineare come oggi la medicina veterinaria, seppur con molti limiti, sia in grado di proporre tecniche diagnostiche d’avanguardia applicabili anche ai Cheloni.
Dal momento che l’allevamento in cattività, quando ben gestito e organizzato, permette di dare un importante contributo alla salvaguardia delle specie in natura, è imperativo condurre tale forma di allevamento in maniera responsabile anche per quanto riguarda l’aspetto sanitario.
Un allevatore serio non può fare a meno di un’assistenza veterinaria e deve essere in grado di poter fornire una prova dei controlli e delle profilassi effettuate sui suoi soggetti riproduttori e garantire, attraverso una certificazione scritta, il buono stato di salute dei soggetti che intende cedere.
Inoltre, nel caso di programmi di reintroduzione in ambiente selvatico finalizzati al ripopolamento, l’aspetto sanitario è un delicato punto cardine per poter garantire il successo di tali progetti e per scongiurare danni irreparabili al nostro patrimonio faunistico.