L’importanza di uno sbalzo termico nell’incubazione artificiale delle uova di Testudo
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Scrivo questo breve articolo con l’intento di esporre le mie esperienze con le incubazioni artificiali e di aiutare quanti si cimentano in questa importante pratica che è fondamentale per la nostra passione verso le Testuggini.
Premetto che le mie esperienze sono rivolte verso le specie terrestri ed in particolar modo verso le specie mediterranee (Testudo hermanni, Testudo marginata e Testudo ibera), ma credo che sia di egual importanza anche per tutte le altre specie se non per la differenza di sbalzo termico per le specie acquatiche esotiche in relazione alla temperatura di origine.
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La mia ricerca e sperimentazione parte dalla lettura di uno studio di ricerca di un istituto olandese di una decina di anni fa, (del quale però non riesco più a trovarne traccia) il quale parlava proprio dell’importanza di uno sbalzo termico che in fondo poi simulava la condizione che si verifica in natura, con una diminuzione notturna di diversi gradi centigradi. Questo studio parlava di evidenti risultati sia su percentuali di schiuse che su diminuzione drastiche di “morti bianche”, quelle in cui troviamo il piccolo morto all’interno dell’uovo, spesso anche totalmente formato ma inspiegabilmente non nato(foto 2) e anche sulla diminuzione di esemplari con scaglie anomale(foto 3).
Ho eseguito diverse prove e devo dire di essere rimasto stupito sui risultati; con le condizioni di temperatura diurna ottimale(le prove le ho eseguite sui 32°C – 32,5° C per cercare di ottenere femmine), le schiuse erano sempre del 100% con assenza di morti bianche e scaglie anomale, anche con quantità di uova sui cento esemplari, mentre il risultato diminuiva se portavo la temperatura diurna sui 33°C – 33,5°C.
Nota molto importante è che tutti gli esemplari nati con lo sbalzo termico, risultano molto più attivi e sani di quelli nati con valore termico fisso.
Detto questo, per prima cosa provai ad inserire una sonda di un termostato in un nido di uova deposte in cattività, circa a 10-12 cm sotto il livello del suolo ed esattamente in mezzo alle uova deposte.
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Lo strumento utilizzato era in grado di verificare le temperature minime e massime del nido(foto 5).
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Le prove furono fatte in condizione di bel tempo, nel periodo di inizio agosto e quindi circa a metà incubazione .
Queste prove rilevarono uno sbalzo termico fra minima e massima di circa 5°C .
Mi posi subito il quesito di come riuscire ad effettuare questo sbalzo termico all’interno di una incubatrice artificiale e in grandi linee verificai due possibilità:
- La più precisa e perfetta sarebbe quella di utilizzare un termo programmatore del tipo che si utilizzano nelle abitazioni per regolare la temperatura dell’ambiente, che permettono la regolazione termica ora per ora, quindi con la possibilità di effettuare una degradazione scalare e costante che crea una ambientazione perfettamente uguale all’esterno. Purtroppo però qualche anno prima ebbi una brutta esperienza con un termo programmatore il quale bloccò il suo relè interno e fece funzionare continuamente il riscaldatore di un piccolo terrario portando la temperatura interna ad oltre 40°C per molte ore, cosa che mi creò seri problemi con due piccole G. sulcata, quindi optai per la successiva soluzione ; anche se ora credo che in commercio esistano dei prodotti più affidabili.
- La seconda soluzione è quella di inserire sull’alimentazione del sistema termico (non su quello eventuale di ventilazione) un semplice timer, meglio se di tipo meccanico, di quelli con i cavallieri che permettono comunque di regolare manualmente ora per ora; in commercio ce ne sono anche che suddividono anche ogni mezzora o quarto d’ora(foto 6).
Ora rimane solo fare qualche prova per verificare quanto tempo dobbiamo staccare l’alimentazione del sistema termico , gradualmente , staccando per un’ora la prima notte. Ovviamente ci si deve procurare un termometro (possibilmente con sonda) che verifichi le temperature minime e massime all’interno dell’incubatrice.
Quindi la mattina successiva si verifica lo sbalzo termico della notte; il mio consiglio è di arrivare a 5°C inferiori alla temperatura diurna impostata .
Se la differenza termica è ancora poca, si aumenta il tempo di stacco dell’alimentazione fino al risultato che si vuole ottenere.
Ricordiamo però che, sia la temperatura della stanza in cui è posta l’incubatrice, sia l’isolamento termico con cui è costruita l’incubatrice, influenza molto questo range, quindi ogni qualche giorno (almeno una volta a settimana) è bene ricontrollare la minima notturna e se serve, modificare il tempo di stacco. La stanza dove tengo le mie incubatrici varia la temperatura con un aumento costante fino alla fine dell’incubazione estiva delle Testudo mediterranee, quindi partivo da uno stacco di circa 2 ore per arrivare a circa 12 ore nel periodo più caldo.
Ora stiamo sperimentando questo sbalzo termico sull’incubatrice che il Tarta Club Italia ad aprile 2011 ha portato nel centro di riproduzione delle rarissime Astrochelys yniphora in Madagascar , che fa parte del “Progetto TCI Angonoka”(foto 7).
foto 7
L’incubatrice al momento ha un sistema elettronico che permette di impostare solo due temperature, una diurna ed una notturna, ma stiamo studiando insieme alla ditta F.I.E.M. un nuovo programmatore professionale che ci permetta di regolare ora per ora e possa controllare la cella di Peltier che provvede sia a riscaldare che rinfrescare (in caso di eccesso di temperatura nell’ambiente dove è sistemata l’incubatrice). Al momento il range impostato è di circa 4°C, ma la sperimentazione è ancora lunga, in quanto non conosciamo esattamente le temperature notturne dei nidi nei siti originali del Parco di Soalala(unica zona del Madagascar dove vivono le bellissime Astrochelys yniphora); conosciamo solo quelle dove è ubicato il centro di riproduzione che dista qualche centinaio di kilometri.
Al momento della stesura di questo documento, sono nate le prime 3 Angonoka al mondo, in incubazione artificiale e questo ovviamente rende onore al lavoro del Tarta Club Italia(foto 8 e 9).
La prima Astrochelys yniphora nata al mondo con incubazione artificiale
La prima Astrochelys yniphora nata al mondo con incubazione artificiale
Agostino Montalti (presidente Tarta Club Italia)