Le tartarughe della principessa
Da circa 3 anni mi intrigava e affascinava il racconto della segretaria malgascia della nostra associazione “satellite” in Madagascar (Mahajanga Ville Propre).
Mi aveva parlato di una piccola isola sperduta a nord/ovest del Madagascar, di nome Ambari Otelo, dove viveva ancora una antica e vecchia principessa malgascia in compagnia di due enormi tartarughe che gironzolano libere in questa piccola isola.
Per due anni circa sono stato impegnato dalla costruzione del nuovo parco per la protezione delle specie endemiche terrestri del Madagascar e dal progetto per la salvaguardia delle Astrochelys yniphora, ma a fine maggio 2017, con la fine dei lavori, sfruttando l’occasione della visita dei miei nipoti, decidiamo di partire per questa nuova avventura, si perché qui ogni volta che si parte per un lungo viaggio è sempre un’avventura. Noleggiamo un’auto da un amico e si parte….. Il viaggio previsto è di circa 1500 km più un tragitto in battello non quantificabile. I primi 160-180 km li percorriamo velocemente e con strada in discrete condizioni, ma poi inizia il dramma delle buche e dei dossi, quindi la velocità è inevitabilmente ridotta e qualche volta non basta e ci finiamo dentro con lavoro duro per gli ammortizzatori. Ci inoltriamo nella regione “Sofia”, con temperatura diurna abbastanza elevata, sui 34°C e come al solito la polvere sulla strada la fa da regina; poche fermate per acquistare un po’ di frutta, qualche gradevole distrazione come un rossissimo camaleonte che attraversa la strada
e via fino ad Ambanja, dove cerchiamo un alloggio per almeno 3 giorni, è difficile fare programmi quando non conosci bene dove devi andare. Ambanja è una città polverosissima, piena di risciò con la bicicletta,
caratteristici proprio di alcune città della zona; la città è piena di grandi alberi dove al di sotto di questi vi sono immense piantagioni di cacao,
pianta che ha bisogno di zone ombreggianti. Importante anche per pietre preziose e per la vaniglia, ma quest’ultima è diventata talmente cara che non conviene più acquistarla qui. Ambanja è la più vicina al porto di Ankify, imbarco che in genere viene usato quasi esclusivamente per andare nell’isola più famosa del Madagascar, Nosy Be. Noi invece cerchiamo un imbarco per una piccola isola che pochi conoscono; all’arrivo vicino all’imbarco ecco che veniamo assaltati dai soliti procacciatori di imbarchi e nonostante i tanti tentativi, riusciamo a trovare solo una barca veloce che ci propone il viaggio ad un prezzo non tanto economico che non riusciamo minimamente a far diminuire. Resici conto che non c’era alternativa, decidiamo di imbarcarci. Il posto è magnifico, come usciamo dalla baia ci rendiamo conto del paradiso che c’è attorno, tante isole e isolette con baie splendide e vegetazione rigogliosa ovunque.
I due “marinai” sono poco sicuri sulla direzione da prendere, li vediamo tentennare e cerchiamo di precisare bene il nome dell’isola, ma sembra che ce ne siano diverse con nomi molto simili e dopo qualche indecisione con qualche km percorso in direzioni opposte, si decidono ad andare a sud come le indicazioni che avevo ricevuto. Sfioriamo diverse isole medio grandi e ad un certo punto eccone una piccola, ma con una spiaggetta meravigliosa,
un’acqua limpidissima e in mezzo alla vegetazione spuntavano fuori delle piccole capanne di pescatori e le loro piccole “lakana”(piroghe locali con il bilanciere a lato; ovviamente il tutto con una marea di splendide palme da cocco che non possono mancare in queste isole semi-selvagge.
Ovviamente noi siamo partiti come privilegiati, la mamma della nostra segretaria è una cugina della principessa e avevamo un permesso speciale per visitare l’isola, con il vantaggio di trovare ad aspettarci proprio la mamma che ci avrebbe fatto da guida conoscendo la lingua francese e per metterci a conoscenza delle regole e usanze da rispettare nell’isola. In genere i rari turisti che arrivano nell’sola hanno un permesso solo di un’ora, ma a noi è concessa tutta la giornata. L’isola è abitata da sole 42 “anime” compreso i tanti bambini che ci vengono subito incontro insieme alla nostra guida che ci accoglie con un caloroso benvenuto. A parte la bella sensazione di essere in un posto dove pochissimi hanno avuto il piacere di visitare, la splendida spiaggia, il mare incantevole con colori stupendi, la vegetazione lussureggiante con tantissimi lemuri che sembrano ti osservino sorpresi,
la sensazione di leggerezza ti da anche una certa calma interiore. Qualche pollo che scorazza sotto alle palme, ma soprattutto tanti lemuri che qui sembrano i gatti della casa. Una breve indicazione di cosa dobbiamo rispettare, soprattutto alcune zone considerate dai locali sacre e off-limit per i turisti e subito che parto all’attacco per trovare le due tartarughe giganti dei tanti racconti che mi faceva Geno, la segretaria. Per la ricerca mi appioppano un ragazzino che ovviamente non capisce una parola di francese, ma la prima tartaruga è facile da trovare, rilassata sotto un grande albero, direttamente sul mare, in una zona dove ci sono grandi sassi rotondeggianti e scuri, tanto che inizialmente è difficile da individuare.
Stupenda, di medie dimensioni, è una femmina di Aldabrachelys gigantea, non endemica del Madagascar, ma a prima vista in ottime condizioni, con carapace sviluppato molto bene, liscio e quasi perfetto. Come quasi tutte le grosse tartarughe, se strofinata sul carapace nella parte sopracaudale, si eccita e alza per farsi ammirare in tutto il suo splendore; ovviamente, come la maggior parte della specie, ama farsi accarezzare sotto al collo e spesso nella parte dietro della testa. Verifico alcune sue feci in zona e vedo che sembrano perfette, piene di fibre, il che spiega la perfezione del carapace. Dopo una mezzoretta passata a fare foto e video, decido di cercare anche l’altra, che mi dicono essere più grande, ma la ricerca si preannuncia più difficile, al punto che il nostro accompagnatore comincia a stancarsi e vorrebbe lasciare perdere. Esiste però un rimedio efficacissimo; dico a mio nipote che mi sta seguendo che conosco un metodo che entro due minuti ci avrebbe fatto trovare la tartaruga: offro 3000 Ariary (soli 90 centesimi di euro) al ragazzino che aumenta vistosamente la ricerca e poco oltre al minuto la tartaruga spunta fuori miracolosamente……..
Un’altra bellissima femmina di Aldabrachelys gigantea,
che sta brucando erba fra due capanne del piccolo villaggio, calmissima, che si lascia fotografare senza il minimo problema; qui sono abituate a vivere vicino all’uomo che però non le importunano e soprattutto la loro fortuna è data dal fatto che è evidente che hanno un’alimentazione ottima data dal fatto che nessuno si cura di loro, scorazzano liberamente mangiando quello che vogliono, con prevalenza di erbe ricche di fibre. Poi mi dicono che durante la stagione delle piogge spariscono, si inoltrano nella parte più alta dell’isola dove la vegetazione è più intensa e intricata.
Ci fanno fare una visita al villaggio, dove come luogo più importante ci mostrano una capanna con un recinto chiuso con un grosso lucchetto, dove dentro c’è solo un pozzo, ma importantissimo per la preziosa acqua dolce che disseta tutto il villaggio.
Nel frattempo si è fatto quasi mezzogiorno e approfittiamo dell’arrivo di una piroga con molto pesce fresco, con poco più di 4 euro ci riempiono un grosso contenitore di diversi tipi di pesce fresco
e un local con soli 1,5 euro ci prepara una grigliata magnifica.
In attesa di gustarci il pesce grigliato, ci divertiamo un poco con i tanti lemuri del villaggio, attirati dalle banane che abbiamo tirato fuori, che ci attaccano letteralmente fino a costringerci a mollare le banane. La sensazione di avere addosso i lemuri è fantastica, sono di una leggerezza e delicatezza inspiegabile, pur sapendo che se vogliono sanno difendersi molto bene con i lunghi denti affilati che hanno; ho visto una volta in azione un attacco ad una bambina da parte di una femmina di lemure che solitamente stava in cattività proprio perché non amava i bambini, cosa inspiegabile, ma forse da piccola ha subito dei maltrattamenti, la bimba fra i tanti urli, fini con una bella ferita profonda e nessuno di noi fece in tempo a fare nulla, la scena fu rapidissima.
Dopo esserci riempito per bene le pance e un bagno nelle acque limpidissime, ci fanno sapere che è possibile far visita alla principessa; ci inoltriamo dentro al villaggetto e d’avanti ad una delle capanne si presenta una vecchietta non certo in abiti reali, ma che da come abbiamo capito ha ancora un certo potere e non solo nell’isola ma anche su quelle vicine, in pratica funge da autorità locale dove in fondo la polizia o i gendarmi non ci sono. In fondo era proprio perché il territorio era talmente vasto e frastagliato che una volta c’erano diversi re suddivisi in zone del Madagascar.
La principessa ci parla un po’ della sua isola, e alla domanda di quanti anno le due tartarughe ci racconta che lei se le ricorda da sempre, non sa dargli un’età, ma poi pensandoci bene, dice che da molto piccola, suo padre (il principe o re, non ho capito), un giorno arrivò con 3 tartarughine piccole, ricevute in dono, e una negli anni morì schiacciata da un grosso sasso. Poi ci disse che altre due tartarughe uguali furono regalate ad un altro “reale” che abitava più a sud, indicandoci la strada fra le isole, ma che non seppero comprendere neppure i nostri due marinai……. La principessa ci disse che non si erano mai riprodotte perché erano due maschi………. ovviamente io gli dissi che si sbagliava, erano due bellissime femmine.
Dopo le foto di rito con la principessa
e un regalo (in moneta) sia a lei che alla sua cugina, altre due foto alla prima tartaruga
e ci congediamo da tutti gli abitanti del villaggetto e di li a poco riprendemmo il viaggio di ritorno verso il porto di Ankify.
Il giorno successivo approfittiamo per visitare la parte sud di Ankify perché mi avevano detto che c’erano delle spiaggette quasi deserte di notevole bellezza e così fu, sparse lungo una pista che costeggiava la costa solo per alcuni chilometri. Ogni spiaggia era diversa dalle altre, con sabbie, rocce e colori differenti, il tutto in totale assenza di persone,
nonostante nelle baie c’erano sempre diverse case o villette chiuse come se fossimo fuori stagione; è vero che da li a poco sarebbe iniziato l’inverno malgascio, ma era ancora molto caldo e l’unico ristorante che trovammo, poi abbiamo capito che era chiuso e lo aprirono per noi. Il pranzo non fu nulla di speciale, ma ci rallegrò un gruppo di lemuri che ci fece visita,
non spaventati dalla nostra presenza.
Al ritorno ci aspettò ancora un’altra dura giornata di macchina, ma soddisfatti da questa bella escursione anche se di pochi giorni.
Come al solito il Madagascar continua a stupire……
Alla prossima avventura!