Geochelone (Chelonoidis) nigra
Testuggine gigante delle Galapagos
Specie Terrestri
Galapagos Giant tortoise / Galapagos Riesenschildkröte
Gunther 1875
CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = TESTUDINIDAE
Genere = Geochelone
Specie = nigra
STATUS GIURIDICO
In App. I CITES, strettamente protetta da tutte le convenzioni.
Inoltre presente nella "RED LIST" della IUCN tra le specie maggiormente minacciate di estinzione.
DISTRIBUZIONE
Unicamente nell'arcipelago delle Galapagos, Ecuador.
Ogni singola isola ospitava almeno una sottospecie di questa testuggine.
HABITAT
Ogni isola presenta un aspetto spesso molto diverso dalle altre, questo ha portato alla differenziazione, sia del habitat che dell'aspetto di queste testuggini.
Frequenta sia le zone costiere che l'interno delle isole in cui vive.
CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Molto simile all'altra specie di testuggine gigante, Geochelone gigantea delle Seychelles.
Anche questa e' una specie molto tranquilla, passano la giornata a brucare la vegetazione o immerse nelle pozze fangose, che utilizzano per abbassare la temperatura corporea nelle ore più calde.
Spesso si spingono anche sulle spiagge, immergendosi a volte anche nei primi centimetri della zona di risacca.
Tolleranti nei confronti dei propri simili, spesso pascolano a decine nella stessa zona, senza infastidirsi l'una con l'altra, qualche scaramuccia e' comunque possibile tra i maschi nel periodo riproduttivo.
CARATTERISTICHE FISICHE
La forma e le dimensioni del carapace sono molto variabili da isola a isola, quindi da una sottospecie all'altra.
Il carapace e' di colore scuro, quasi nero nei primi anni di vita, poi schiarisce sino a un marrone scuro.
La forma varia da sottospecie a sottospecie, alcune presentano un carapace "classico", tondeggiante, queste si trovano sulle isole aride.
In altre il carapace ricorda la forma di una sella, con evidenti svasature, queste forme si trovano nelle isole più umide e forestate.
La struttura delle zampe è colonnare, massiccia e forte.
Il peso dei maschi varia dai 60 ai 250 Kg, le femmine sono molto più piccole.
Le sottospecie attualmente riconosciute sono 7, un tempo il numero era maggiore, ma alcune (come la sottospecie nominale) si sono estinte a causa dell'uomo.
I nomi e le differenze sono tuttora poco noti e dibattuti, di seguito elenco le sottospecie e le relative isole in cui vivono:
- Geochelone nigra abingdonii*, Isola Pinta
- Geochelone nigra becki, Isola Isabella
- Geochelone nigra darwinii, Isola San Salvador
- Geochelone nigra duncanensis, Isola Pinzon
- Geochelone nigra hoodensis, Isola Espanola
- Geochelone nigra porteri, Isola Santa Cruz
- Geochelone nigra vicina, Isola Isabela
Di queste sottospecie, Geochelone n. abingdonii sopravvive presso il Centro Darwin con un solo esemplare maschio, la cui vicenda verrà trattata nel capitolo "La storia di George".
Curiosamente il parente più prossimo di questa specie risulta essere la piccola Geochelone (Chelonoidis) chilensis, la testuggine argentina.
DIMORFISMO SESSUALE
I maschi sono più grandi delle femmine. La coda dei maschi è più lunga e grossa alla base.
MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Sconosciuta la possibilità di detenere questi animali.
La possibilità di allevare questa specie è possibile solo ai parchi zoologici intenzionati a portare avanti progetti riproduttivi.
Risultano solo alcuni privati, perlopiù negli USA, a detenere e riprodurre in cattività questa specie.
ALIMENTAZIONE
Principalmente erbivora.
Alcune popolazioni si nutrono dell'unica forma vegetale presente sulle proprie isole, l'Opuntia galapagoensis, una cactacea di cui mangiano ogni parte.
In ogni caso è accettato ogni tipo di vegetale e frutta.
RIPRODUZIONE
Non molto conosciuta, comunque analoga a quella di Geochelone Gigantea.
La femmina depone circa 15 uova per covata.
STORIA E PROBLEMATICHE
La storia di queste testuggini e molto antica, si presume decine di migliaia di anni fa.
Sembra che tutte le varie sottospecie si siano differenziate partendo da un progenitore comune, differenziandosi poi in base al habitat trovato sulle varie isole.
Proprio lo studio su questi animali ha permesso a Charles Darwin di formulare la sua celebre Teoria sull'Evoluzione.
Fino al diciottesimo secolo le Galapagos, vista la notevole distanza dalle coste del Ecuador di cui fanno parte, sono state praticamente ignorate dall'uomo.
In questi anni, con le nuove rotte e le spedizioni di baleniere e altre navi, le Galapagos sono diventate una tappa in cui i balenieri e i marinai venivano a rifornirsi di carne, acqua e a riparare le navi.
A farne le spese sono state proprio le testuggini, cacciate a migliaia perché vivevano nelle stive delle navi per lungo tempo, fornendo carne fresca agli equipaggi.
Inoltre il loro grasso era molto ricercato dai primi colonizzatori che si sono insediati nell'arcipeago.
Si stima che in origine ci fossero oltre 250.000 testuggini sulle Galapagos, nemmeno un secolo dopo il numero era sceso a circa 30.000 e almeno 3 sottospecie erano estinte!
Ma questo era solo il primo dei problemi causati dall'uomo alle Galapagos e ai suoi abitanti.
Un altro problema, che negli anni sarebbe emerso prepotentemente fino a durare ai nostri giorni, era dovuto ai vari animali non autoctoni importati dall'uomo.
I primi sono stati i ratti, arrivati con le navi.
I ratti predano i nidi e i neonati, distruggendo intere nidiate.
Poi è stata la volta del bestiame, asini, maiali ecc che distruggevano i nidi, calpestavano le uova.
Inoltre le capre selvatiche, che ancora oggi divorano tutte le forme vegetali, togliendo cibo alle testuggini e desertificando intere zone.
Senza considerare i vari gatti, cani ecc.
Molte sono state anche le specie vegetali invasive, che si sostituivano a quelle autoctone. Quando nel 1936, il governo dell'Ecuador ha dichiarato le Galapagos "protette", la situazione sembrava compromessa irreversibilmente.
Bisognerà comunque attendere il 1959, con la dichiarazione delle Galapagos "Parco Nazionale" e la fondazione del "Charles Darwin Foundation" sull'Isola di Santa Cruz, per vedere finalmente un serio programma di recupero.
Quando il centro e' diventato operativo, almeno 3 sottospecie di Geochelone nigra erano estinte. Di una sottospecie, Geochelone nigra hoodensis, rimanevano solo 14 esemplari, subito trasferiti al centro per avviare un programma di riproduzione.
Nel frattempo si cominciava con la cattura di tutti gli animali non indigeni presenti sulle isole, con l'eradicazione delle specie vegetali alla scopo di ripristinare l'ecosistema originario.
Il programma ha avuto successo, nel 1975 sono stati reintrodotti i primi 700 esemplari nati in cattività, che hanno cominciato a riprodursi liberamente nel 1990.
Ancora oggi il centro riproduce ogni singola sottospecie, per cercare di aumentare il numero dei soggetti selvatici, facendo schiudere le uova in incubatrice per aumentare il numero di femmine e portando esemplari già cresciuti nelle isole di origine.
I problemi non sono ancora risolti, alcuni dovuti a fenomeni naturali, come nel 1998 quando l'eruzione del vulcano di Cerro Azul minacciava una folta colonia di testuggini, che si trovavano proprio nella direzione prevista dalle colate.
E' stato necessario un intervento aereo per prelevare gli animali e spostarli in zone sicure, riducendo a un solo esemplare le perdite.
In altri casi, come quello dell'Isola Isabela, le capre che si credeva fossero state eliminate, sono ricomparse numerosissime.
LA STORIA DI "GEORGE"
Questa invece è la storia, famosissima, di "George il solitario" o il "Vecchio George". George è l'unico esemplare rimasto della sottospecie Geochelone n. abingdonii.
La sottospecie, dell'isola Pinta, era creduta estinta dal 1906, quando erano stati avvistati gli ultimi 3 maschi.
Nel 1971, quando i guardaparco erano impegnati ad eliminare le capre e a ristabilire l'ecosistema, hanno rinvenuto un unico maschio, che si aggirava solo in mezzo a una zona disboscata dalle capre!
Subito è stato trasferito al centro Darwin, mentre si cercava (e si cerca ancora oggi) se fosse presente almeno un altro esemplare femmina della sua sottospecie.
Si e' provato a riprodurre George con altre femmine di altre sottospecie per cercare di tramandare almeno parte dei suoi geni, ma le uova non si sono mai schiuse, probabilmente a causa di alcune differenze genetiche.
Sull'Isola Pinta si cercano ancora oggi esemplari che potessere essere stati troppo piccoli al momento del ritrovamento, ma la ricerca è resa ardua dal fatto che, una volta rimosse le capre, la vegetazione ha ripreso in modo rigoglioso a ricoprire l'isola, rendendo molto difficile il ritrovamento di eventuali esemplari presenti.
L'età stimata di George è di circa 80 anni, gode di buona salute ed è tuttora uno dei simboli delle Galapagos.
Attualmente è in corso un progetto genetico, a cura dello Yale Institute (USA) , diretto dalla ricercatrice italiana Gisella Caccone, per classificare tutte le sottospecie e tentare di accoppiare e riprodurre Georg con la specie più vicina.
*("George" è deceduto il 24 Giugno 2012)
Autore: Luca Caroldi