Sabato, 26 Aprile 2014 14:21

Testudo ibera - tassonomia

Testudo ibera - tassonomia

Specie Terrestri

Testudo ibera venne descritta da Pallas nel 1814. L'epiteto "ibera" si riferisce alla sua provenienza geografica, la regione caucasica: l'Iberia, infatti, corrispondeva nell'antichità alla regione caucasica, non alla Penisola Iberica dei giorni nostri. L'interpretazione tassonomica di questa tartaruga, e di tutte quelle appartenenti al gruppo di T. graeca, subì numerose modifiche nel corso del tempo, e soprattutto negli ultimi anni. Tutto iniziò nel 1946, quando Mertens riunì le varie testuggini del mediterraneo orientale e dell'Asia minore che erano state descritte fino ad allora e contraddistinte dalla presenza di uno sperone alle zampe posteriori, in una sola specie, T. graeca, differenziando alcune forme a livello sottospecifico. Testudo graeca L. è la testuggine dell'Africa occidentale, che con la sua forma tipica, T. graeca graeca, è presente in Algeria nordoccidentale e Marocco nordorientale. La nostra tartaruga divenne quindi Testudo graeca ssp. ibera e con questo nome essa fu da allora comunemente diffusa e riconosciuta tra allevatori ed amatori. Generalmente, anzi, vennero indicati con questo nome non solo gli esemplari provenienti dal Caucaso, ma anche – e più comunemente, vista la maggiore facilità di accesso agli ambienti naturali – quelli dell'Anatolia.

Nel corso degli ultimi due decenni le metodologie di indagine tassonomica e, di conseguenza, le classificazioni proposte hanno subito una vera rivoluzione. Ciò dipende sia da un differente approccio concettuale, in quanto si tende a prediligere una classificazione strettamente filogenetica, che rappresenti con precisione i rapporti di parentela tra le varie forme, sia dall'utilizzo di metodiche fondate non soltanto sull'analisi delle variazioni morfologiche ma su studi di biologia molecolare, basati su caratteri genetici. Le nostre tartarughe non sono certo esenti da queste nuove indagini, ed è così che le interpretazioni delle varie specie e sottospecie del genere Testudo hanno subito una nutrita serie di cambiamenti. E certamente l'ultima parola non è stata ancora detta!

Come abbiamo accennato sopra, per una quarantina di anni le impostazioni di Mertens e successivamente di Wermuth & Mertens (1961) furono ampiamente accettate da tutti gli studiosi e allevatori di testuggini: si riconosceva quindi una sola specie, T. graeca, composta da un certo numero di sottospecie: T. g. graeca Linnaeus 1758, T. g. ibera Pallas 1814, T. g. terrestris Forsskål 1775, T. g. zarudnyi Nikolsky 1896, eccetera.

Fu Highfield (1990) a sostenere che le forme dell'Asia minore erano troppo differenti rispetto a quelle nordafricane per mantenere questa classificazione. L'autore propose quindi di separare T. ibera e gli altri due taxa medio orientali T. terrestris e T. zarudnyi rispetto a T. graeca. Gli argomenti portati a sostegno di questa classificazione sono assolutamente fondati e difficilmente contestabili, e sottolineano come le tre specie medio orientali siano imparentate tra loro e molto ben distinte dalle popolazioni nordafricane riferite a T. graeca. Nel concetto di questo autore T. ibera è il nome attribuito alle popolazioni di Grecia, Turchia e regione caucasica.

Da questo momento le variazioni nomenclaturali e tassonomiche si susseguono senza sosta, spesso accompagnate da descrizioni di nuove specie. E' inutile, in questa sede, ricordare tutti i lavori comparsi, e ci limitiamo a citare la revisione delle popolazioni appartenenti al gruppo di T. graeca proposta in un convegno tenutosi nel 2001 e pubblicato sulla rivista Chelonii (Chelonii, 3. Proceedings of the international congress on Testudo genus. March 7-10, 2001), in cui contributi ad opera di specialisti del genere Testudo riesaminano tassonomia e nomenclatura di tutte le numerose forme appartenenti al variabilissimo gruppo. Ciascun autore prende in esame una determinata zona geografica, cosicché, grazie agli studi dettagliatissimi degli esemplari in natura e di quelli conservati nei Musei, basati su una attenta disamina morfologica e su nutrita serie di misurazioni, probabilmente mai effettuata prima, si ridiscute l'inquadramento che deve essere attribuito alle varie forme, fornendone il nome corretto anche dal punto di vista nomenclaturale. Molto
interessate, in questo ambito, è uno studio filogenetico condotto da Perälä (2001), che evidenzia i rapporti di parentela tra le varie forme. Secondo questo approccio, il gruppo di T. graeca deve essere scomposto in numerose singole specie. Varie popolazioni dell'Asia minore sono così escluse da T. ibera, per essere inquadrate in specie a sé, a distribuzione solitamente abbastanza ristretta. Il nome di Testudo ibera verrebbe ad essere assegnato unicamente alle popolazioni del Caucaso meridionale (Georgia: Tbilisi e Azerbaijan), che comprendono la località da cui provenivano gli esemplari su cui fu basata la descrizione di ibera da Pallas. Non tutti gli autori paiono concordi: ad esempio, secondo un approccio più "classico" sarebbero riferibili a T. ibera anche le tartarughe presenti in buona parte dell'Anatolia, con eccezione di alcune zone marginali in cui sono presenti taxa distinti e localizzati (Pieh & al., 2001, fig. 1); al contrario, Vetter (2002) asserisce che gli animali anatolici non apparterrebbero a T. ibera, ma bensì ad alcune specie distinte non ancora descritte.

Come si vede, le nuove interpretazioni restano ampiamente discusse tra gli studiosi, in quanto alcuni autori prediligono un approccio che dà molto valore alle piccole differenze e considera pertanto ciascuna popolazione sufficientemente isolata geograficamente e/o geneticamente alla stregua di una specie a sé stante, mantenendo uno strettissimo rigore nell'applicazione di concetti teorici di classificazione. A questi concetti si contrappongono altri autori che danno interpretazioni se vogliamo più "tradizionali", mantenendo concetti più ampi ed inserendo le varie popolazioni in una sola specie, dai confini morfologici molto ampi, composta da un certo numero di sottospecie. In un caso avremo quindi molte "microspecie", appartenenti al "gruppo graeca", nel secondo caso invece avremo la sola Testudo graeca, con numerose sottospecie. Su questa linea si pone il citato lavoro di Pieh & al. (2001) che preferisce continuare a mantenere l'uso dell'inquadramento sottospecifico all'interno di T. graeca per la maggior parte delle popolazioni.

Fondamentalmente, i due sistemi sono in parte equivalenti, varia soltanto la dimensione della categoria "specie", più piccola, e forse più precisa nella descrizione delle parentele filogenetiche tra le varie entità, secondo i seguaci del metodo filogenetico di Perälä, oppure più grande e comprendente tutte le forme derivate dagli antenati comuni per chi predilige un approccio più tradizionale.
In realtà, pare senz'altro preferibile che T. ibera sia considerata specie a sé, e non sia più definita come sottospecie di T. graeca; troppi sono infatti i caratteri differenziali tra T. graeca e T. ibera. Differente è il discorso relativo a tutte le forme che si individuano nell'ampio areale colonizzato dal complesso di T. ibera, ciascuno dei quali può essere interpretato come specie a sé oppure inserito entro T. ibera. Sulla base dei dati ottenuti dall'analisi filogenetica, proposta da Perälä (2001), T. ibera parrebbe essere alla base, in un tentativo di ricostruzione delle linee evolutive del genere, di tutto il gruppo di specie del gruppo di T. graeca; si separerebbero poi due gruppi, uno comprendente le specie nord-africane, tra le quali la vera T. graeca ed uno comprendente quelle del mediterraneo orientale, Anatolia e Medio Oriente; la specie più evoluta di questo gruppo sarebbe T. marginata.

C'è ancora da aggiungere, al di là delle classificazioni, che la maggior parte degli animali che alleviamo sono di provenienza sconosciuta, e che molto spesso quelle nate in allevamento derivano da incroci tra genitori di origine geografica conosciuta, spesso differente, e non corrispondono quindi più alle popolazioni naturali. Risulta quindi molto complesso, praticamente impossibile, riferire ad una delle microspecie" recentemente descritte i nostri esemplari. Per tale motivo, potremo "permetterci" di utilizzare le nuove interpretazioni tassonomiche per dare un nome a qualche esemplare che possiamo incontrare nel corso di un viaggio nelle regioni di origine delle tartarughe, mentre è consigliabile limitasi a definire come T. ibera gli esemplari riferibili alle forme dell'Anatolia e vicino oriente che alleviamo se non siamo in grado di stabilire il loro "pedigree".

In considerazione del fatto che molte popolazioni sono più o meno fortemente minacciate in natura, e che i progetti di riproduzione in cattività hanno fondamentale importanza per la salvaguardia delle popolazioni in pericolo, quando conosciamo la zona di origine degli esemplari sarebbe sempre opportuno evitare accoppiamenti tra esemplari di distinta origine, in modo da mantenere l'identità genetica dei singoli taxa, siano essi interpretati come sottospecie geografiche o specie a sé stanti.

Bibliografia
Highfield A. C. 1990. Tortoises of North Africa: taxonomy, nomenclature, phylogeny and evolution, with notes on field studies in Tunisia. Journal of Chelonian Herpethology 1 (2): 1-56.

Mertens R. 1946. Über einige mediterrane Schildkröten-Rassen. Senckenbergiana 27 (1): 111-118.

Perälä J. 2001. Mophological variation among middle eastern Testudo graeca L., 1758 (sensu lato), with a focus on taxonomy. Chelonii, 3: 78-93.

Pieh A., Taskavak E. & Reimann M. 2001. Remarks on the variability of the spur-thighed tortoise (Testudo graeca) in Turkey. Chelonii, 3: 67-69.

Vetter H. 2002. Terralog: Turtles of the World. Vol. 1. Africa, Europe and Western Asia. Chimaira, Frankfurt am Main. 96 pp.

Wermuth H. & Mertens R. 1961. Schildkröten, Crocodylia, Rhynchocephalia – Das Tierreich. Berlin, 100: i-xxvii + 174 pp.

Autore: Massimo Meregalli
 
Pubblicato in Tartarughe terrestri
Sabato, 26 Aprile 2014 14:12

Testudo ibera

Testudo ibera

Testuggine greca o testuggine moresca

Specie Terrestri

Pallas 1814

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = TESTUDINIDAE
Genere = TESTUDO
Specie = IBERA

STATUS GIURIDICO
Inclusa in App.II CITES, Allegato A
Sono state e sono tra le tartarughe più comuni in cattività in Italia per il forte commercio che è durato fino agli inizi degli anni 90 del secolo appena trascorso. Sono comunissime tra gli appassionati di ogni livello e di tutte le zone d'Italia per la prolificità e la facilità di adattamento sorprendenti.

DISTRIBUZIONE
E' la sola specie di "greca" che viva veramente in Grecia (nord est ), vive in Bulgaria, Georgia, medio oriente (le popolazioni di queste zone sono diverse della specie in oggetto ed è dubbio il loro stato tassonomico) e Turchia (molte popolazioni sono state classificate in nuove sottospecie).
La variabilità morfologica dei vari esemplari è immensa, forse è la più grande nel genere Testudo: esemplari enormi e scuri in Anatolia, animali piccoli e gialli in Palestina ed Israele, individui simili a quelli nordafricani in Turchia meridionale e Siria.
Molte volte dai vari collezionisti si notano delle mescolanze paurose di varie specie e sottospecie nei recinti un po' perché effettivamente non si conosce l'origine dei propri animali ed un po' per incuria, molti pensano che non vale la pena sforzarsi molto tanto " sono tutte Testudo greca".
Le peggiori cose accadono quando qualche "tartarugologo" pur non conoscendo la provenienza delle proprie bestie, attribuisce l'origine e la sottospecie basandosi con qualche fotografia o illustrazione di questo o quel libro (alcuni libri italiani poi sono copie di pubblicazioni straniere o traduzioni da vari siti web).
Mi duole dire che molti allevatori non riconoscono la T. graeca graeca dalle T. ibera (o meglio visto che lo status tassonomico di T. graeca graeca è ancora più ostico bisognerebbe dire che molti allevatori non riconoscono le T. graeca nordafricane dalle T. graeca europee.
Fino a quando non verranno effettuate delle analisi genetiche e delle mappature molecolari la questione tassonomica resterà sempre una materia senza basi solide, pronta ad essere rimaneggiata dal primo ricercatore in cerca di fama.
Molti passi avanti sono stati fatti, oggi si cominciano ad utilizzare tali strumenti sia per le piante coltivate o selvatiche che per gli animali domestici od in via di estinzione, tutto ciò metterà fine ai dubbi ed alle diatribe che aleggiano nel mondo dei tassonomisti sia a livello dilettantistico che a livello scientifico.

HABITAT
Gli ambienti frequentati dalla T. ibera sono i più svariati e vanno dagli altopiani ad oltre 1500 metri della Turchia e dell'Iran, alla Gariga e dune sabbiose della Grecia (Salonicco) fino al pre-deserto Israeliano e Palestinese.
E' una specie che ritroviamo convivere con Testudo boettgeri in Grecia, Turchia e Bulgaria, con Testudo horsfieldii nelle steppe del Kazakisthan e con Testudo kleinmanni in Israele.
Naturalmente alcune di queste popolazioni di T. ibera, con una attenta analisi, verranno passate in nuove specie o sottospecie.
E' un animale adattabilissimo e frugale proprio in virtù della sua plasticità e ciò ne fa la specie più facile da allevare per i principianti.
Un Habitat di base deve prevedere (specie in ambienti umidi) sempre una collinetta alta 40- 50 cm formata da sabbia o terreno che non trattenga acqua per consentire all'animale di scegliere una zona più asciutta in cui ci sia poca erba.
Si consideri che in Grecia e Turchia il terreno sul mare dove vivono le T. ibera è quasi privo d'erba ma è coperto con cisto, lentisco, ginepri, corbezzoli ed altre essenze, il che consente alle tartarughe di avere l'ombra ma non l'umidità eccessiva.
In Bulgaria la Testudo ibera si ritrova sempre nelle macchie esposte a sud e fa delle capatine nei campi coltivati per mangiare nei medicai e nei pascoli degli animali domestici.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
La Testudo ibera è la testuggine mediterranea più attiva essendo capace di prodezze strabilianti.
Può pattugliare indefessamente il recinto o giardino per cercare del cibo, una compagna o una via di fuga.
E' una delle poche specie terrestri mediterranee che sembra stabilire con più facilità un rapporto confidenziale con gli esseri umani arrivando a seguire le persone per richiedere cibo od in casi estremi a mordicchiarne i piedi (specie in piena estate), la T. graeca graeca è l'esatto contrario.
Sembra inoltre la specie con la più spiccata predilezione per le proteine o per cibi inusuali per una tartaruga (chiocciole, crocchette, larve ecc.), esibisce una vasto range di preferenze alimentari.
Nel periodo degli amori che cade da fine Marzo a metà Maggio alcuni maschi in fregola possono letteralmente trottare dietro una femmina ed arrivare a violenze efferate (morsi, colpi di guscio) per accoppiarsi con esse.
A mio parere sono tra le più "sveglie" di tutto il genere Testudo.
Per queste ragioni consiglio di tenere separati i sessi per non far stressare eccessivamente la femmina e di riunire le coppie qualche ora ogni 2-3 giorni per consentire il corteggiamento e la copula, resta implicito il divieto di alloggiare due maschi insieme perché, grazie alla loro spinta territorialità, prima se le darebbero di santa ragione (molto pericoloso) e poi si stabilirebbe un maschio dominante ed un perdente.
Quest'ultimo condurrà una vita d'inferno in quanto si alimenterà meno, verrà scacciato dagli angoli preferiti e, cosa più grave, perderà l'stinto di accoppiarsi completamente perché in natura l'accoppiamento spetta al vincitore della contesa.
Se si ha un maschio in queste deprecabili condizioni non resta che costruirgli un recinto tutto suo e mantenerlo isolato (i maschi di molte specie animali quando vengono isolati in un proprio territorio divengono dei maschi dominanti) per riguadagnarlo ad una vita riproduttiva.
Per le femmine non ci sono grossi problemi e possono essere mantenute in piccoli gruppi senza problemi, si noterà una certa aggressività e tentativi di accoppiamenti" con altre femmine quando è il momento di deporre le uova e l'animale cerca un posto tranquillo per scavare, tale bizzarro comportamento è provocato da montate
ormonali che tempestano il rettile.
In genere, una volta deposte le uova lo strano fenomeno sparisce.

CARATTERISTICHE FISICHE
Possiede le due solite verruche ai lati della base della coda, assenza di indurimento corneo sulla parte terminale della coda, il carapace non è mai molto alto ma è piuttosto appiattito (più piatto delle nordafricane) con colori quasi mai troppo netti e brillanti ma molto sfumati con tendenza a tonalità marroncine.
La testa è di colore bruno senza chiazze di altro colore, dall'aspetto "bulboso"o a pera (una nordafricana ha i profili del capo più netti e definiti).

IMPORTANTE:
1. - La prima placca vertebrale di una T. ibera ha dei contorni più diritti e ben angolati di una nordafricana che li ha smussati e tondeggianti;
2. - La sutura delle placche femorali ed addominali (sul piastrone) è quasi rettilinea in T. ibera mentre si estende anteriormente in T.graeca;
3. - Le dimensioni possono andare dai 18 cm ai 35 cm a seconda delle zone di provenienza e dall' alimentazione fornita;
4. - Non sono rari i casi di esemplari anziani completamente neri.

DIMORFISMO SESSUALE
I maschi sono più piccoli delle femmine e la loro coda risulta più lunga e grossa alla base. Ho visto dei maschi di T. ibera turchi grandi non più di 14 cm, neri e con carapace molto allungato.
In Grecia ho visto maschi tondeggianti grandi 2/3 rispetto alla femmina sia marrone chiaro che quasi neri, se non li avessi visti nello stesso posto avrei detto che appartenevano a due sottospecie diverse e distinte di Testudo graeca.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
I migliori risultati si hanno in un giardino all'aperto tutto l'anno in quasi tutte le zone d'Italia ad esclusione di quelle di alta montagna o troppo umide.
E' bene avere un substrato variabile tra le zone sabbiose ed asciutte e quelle più argillose ed umide affinché l'animale si possa scegliere, a seconda del tempo e della stagione, ciò che più gli aggrada.
Non consiglio l'allevamento in terrario perché sono rettili molto attivi che soffrirebbero una reclusione prolungata e distruggerebbero il luogo di detenzione.

ALIMENTAZIONE
Sono animali erbivori ma molto opportunisti (almeno le mie), si lasciano tentare anche dagli escrementi di altri erbivori o addirittura del cane, impazziscono per la lattuga ma non dategliene molta perché ha un rapporto calcio/fosforo sfavorevole al primo.
Se sono in grado di pascolare in un prato lasciate fare alla natura e non avrete problemi se dovete fornire voi l'alimento evitate formaggio, pasta, carne, crocchette per cani, gatti, pesci ed anche le crocchette per testuggini terrestri che sono una vergognosa truffa, piuttosto fornite la cicoria selvatica, il tarassaco, il Sonchus sp., il
radicchio, la borragine, la cicoria catalogna, fiori di rosa, un po' di trifoglio o di erba medica, sulla, fiori di ibisco, pochissima rucola selvatica e pale di fico d'india sommariamente spinate (non preoccupatevi per le spine più piccole).
Mi rendo conto che queste erbe non sono facili per tutti da trovare e riconoscere. Se potete fornire una ciotola per bere sarebbe meglio!!

RIPRODUZIONE
I maschi non sono particolarmente violenti nei confronti delle femmine e degli altri maschi presenti.
Per la riproduzione è meglio allevare un solo maschio per due o tre femmine e se si hanno più maschi è bene separarli per evitare rivalità e successivi comportamenti di dominanza di un animale forte sugli altri più deboli.
Se fosse possibile separare i due sessi sarebbe meglio per due fondamentali motivi:
1. - maschi molto violenti e mordaci potrebbero seriamente ferire le pacifiche femmine;
2. - forte spinta riproduttiva causata dall'allontanamento del maschio;
Per una corretta riproduzione si cerchi sempre di accoppiare animali dello stesso paese di origine e nel caso di esemplari il cui pedigree è sconosciuto accoppiarle a quelle morfologicamente più prossime, se non ci fossero fenotipi simili scegliere il meno dissimile e tentare lo stesso sapendo che però la fertilità della nuova coppia scenderà parecchio.

LETARGO
Vanno fatte svernare in un posto asciutto e fresco tipo garage o cantina con una buona dose di foglie secche come substrato e delle scatole di legno robusto che le contengano.
Nel meridione della penisola lasciatele nei loro recinti e faranno tutto da sole! Attenzione alcuni soggetti (specie quelli della parte meridionale dell'areale di distribuzione) potrebbero, con i forti calori estivi, cercare di estivare interrandosi in un luogo fresco ed umido per qualche settimana. Sarebbe bene lasciarle in pace!!!!

NOTE
Cercate di non prendere esemplari prelevati in natura perché oltre ai danni che arrecate alla specie, sono stressati e soggetti alle malattie più disparate ed ai parassiti interni (Hexamita parva e vermi ).

Autore: Marco Rinaldi
 
Pubblicato in Tartarughe terrestri

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