Emys orbicularis
Testuggine d'acqua o palustre
Specie Palustri
European Pond Terrapin; European Pond Turtle
Linneus 1758
CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = TESTUDINIDAE
Genere = EMYDIDAE
Specie = EMYS ORBICULARIS
La classificazione di questa specie è attualmente in via di definizione, sono state identificate diverse sottospecie:
1. E. o. orbicularis LINNAEUS 1758
2. E. o. capolongoi FRITZ 1995
3. E. o. colchica FRITZ 1994
4. E. o. eiselti FRITZ et al. 1998
5. E. o. fritzjuergenobsti FRITZ 1993
6. E. o. galloitalica FRITZ 1995
7. E. o. hellenica VALENCIENNES 1832
8. E. o. hispanica FRITZ, KELLER & BUDDE 1996
9. E. o. iberica EICHWALD 1831
10. E. o. ingauna JESU et al. 2004
11. E. o. lanzai FRITZ 1995
12. E. o. luteofusca FRITZ 1989
13. E. o. occidentalis FRITZ 1993
14. E. o. persica EICHWALD 1831
STATUS GIURIDICO
E' compresa nella Convenzione di Berna, che ne vieta la detenzione e la vendita.
DISTRIBUZIONE
E' presente in tutta l'Europa continentale esclusi i paesi scandinavi, nella ex Unione sovietica, nei paesi costieri del nord ovest dell'Africa, nella penisola turca e nei paesi asiatici che costeggiano il mar Caspio.
Nelle penisola iberica ed in quella balcanica convive con Mauremys caspica, l'unica altra testuggine acquatica presente in Europa.
E' l'unica specie di testuggine acquatica presente naturalmente nelle acque italiane, è presente in tutte le regioni continentali (ad esclusione della Valle d'Asta e delle altre zone montagnose alpine ed appenniniche) e nelle isole maggiori.
La distribuzione è comunque sporadica e frammentata, è più abbondante nella pianura padana e nelle zone paludose della maremma toscana, nel Lazio e nella Campania, è quasi estinta in Liguria, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
Nei secoli scorsi è stata cacciata dall'uomo per scopi alimentari, oggi la minaccia principale è legata alla progressiva scomparsa del habitat naturale per cause quali il prosciugamento delle zone umide e la regimazione dei corsi d'acqua.
Risentono inoltre, come del resto tutto l'ecosistema acquatico, del progressivo inquinamento delle acque, in particolare della immissione negli ambienti acquatici di sostanze tossiche quali i pesticidi ed i diserbanti.
Sono anche danneggiate da pratiche agricole quali lo sfalcio meccanico della vegetazione riparia; in questo modo possono essere distrutti i nidi e feriti gli adulti.
Infine anche la pesca può causare dei danni alle testuggini: le Emys possono ingerire gli ami da pesca o restare intrappolate nelle reti, rischiando di morire affogate.
HABITAT
Si trova in stagni, paludi, fiumi e canali con vegetazione acquatica abbondante; si può trovare anche nei torrenti ma preferisce generalmente le zone dove la corrente è più lenta.
Vive anche nelle acque salmastre quali le foci dei fiumi e le lagune costiere.
La si trova anche in ambienti artificiali quali invasi per irrigazione ed i laghetti all'interno dei parchi cittadini.
CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
A seconda delle regioni e dell'andamento climatico, sono attive da Febbraio/Marzo ad Ottobre/Novembre; trascorrono il rimanente periodo invernale in uno stato di ibernazione quasi totale.
Durante questo periodo le testuggini si rifugiano in una tana costituita da un anfratto tra la vegetazione acquatica o tra le rocce o il fango del fondo senza muoversi se non per portarsi alla superficie per respirare ogni 4 -5 ore circa.
In alcuni casi la tana per l'inverno non è sommersa ma scavata nel terreno o tra le radici della vegetazione, comunque sempre a poca distanza dall'acqua.
La fine del periodo di ibernazione avviene quando la temperatura dell'acqua raggiunge almeno i 10°C.
Nei paesi africani le Emys sono attive tutto l'anno, eventualmente se il caldo estremo dell'estate prosciuga il corso d'acqua in cui vivono, sospendono la loro attività e cercando riparo nelle tane in attesa della pioggia.
Le Emys sono una specie palustre e non sono ottime nuotatrici se paragonate ad altre specie di testuggini acquatiche.
Sono comunque fortemente legate all'ambiente acquatico e impiegano il loro tempo in parte cercando il cibo nelle zone di acqua bassa ricche di vegetazione vicino alle sponde ed in parte riscaldandosi al sole sulle rive o su radici o tronchi galleggianti.
Sono animali piuttosto timidi ed al primo segnale di disturbo si rifugiano in acqua.
Sono animali abbastanza abitudinari sia per quello che riguarda le zone di ricerca del cibo che per le zone in cui si riscaldano al sole; quando scelgono il rifugio da utilizzare come tana notturna o per trascorrere l'inverno, poi continuano ad utilizzarlo negli anni successivi fino a quando questo è disponibile.
A volte è possibile incontrare esemplari di Emys orbicularis lontano dall'acqua fino a qualche chilometro; questi spostamenti sono generalmente legati al periodo riproduttivo, quando i maschi vanno alla ricerca delle femmine o le femmine vanno in cerca di un luogo ideale dove deporre le uova.
In altri casi questi spostamenti sono causati dal prosciugamento del corso d'acqua in cui gli esemplari vivono.
Gli esemplari adulti di Emys orbicularis non hanno predatori in natura, i piccoli fino ad un paio di anni di età possono invece essere prede sia degli uccelli acquatici che di pesci predatori.
Di regola le Emys vivono in colonie e la convivenza è pacifica; durante il periodo riproduttivo si possono avere degli scontri, comunque incruenti, tra i maschi.
CARATTERISTICHE FISICHE
I maschi raggiungono mediamente una lunghezza di 15/18 cm, le femmine 20/22 cm; alcuni esemplari nord-africani possono raggiungere una taglia massima di 35 cm; anche le popolazioni nordiche (Germania, Danimarca, Polonia) raggiungono dimensioni notevoli (dai 20 fino a 30 cm di lunghezza del carapace) ed il loro colore è particolarmente scuro, quasi nero.
Il carapace è appiattito e ovale, il colore di fondo è molto variabile, va dal giallo sabbia, al verde più o meno scuro, al grigio scuro fino al nero.
Sono presenti numerose punteggiature o striature gialle.
Il colore della pelle della testa e degli arti è anch'esso variabile dal giallo al verde più o meno scuro, al grigio, anche sulla pelle sono presenti punteggiature gialle.
Il piastrone è giallo sabbia uniforme con scarse venature più scure.
Il piastrone è leggermente mobile sia nella parte superiore che in quella inferiore.
Le differenze maggiori tra le varie sottospecie geografiche di Emys orbicularis riguardano le dimensioni, la forma e la colorazione del carapace.
Le Emys italiane di dimensioni maggiori sono quelle provenienti dalla pianura padana (di colore verde scuro e carapace bombato) e quelle provenienti dalla Sicilia (di colore chiaro, a volte di un giallo sabbia omogeneo), le popolazioni meridionali hanno generalmente dimensioni minori, colore più chiaro e carapace più appiattito.
DIMORFISMO SESSUALE
I maschi hanno dimensioni minori delle femmine e la loro coda è leggermente più lunga di quella delle femmine.
E' comunque una specie caratterizzata dalla presenza di una coda piuttosto lunga sia nei maschi che nelle femmine; la coda misura infatti circa la metà della lunghezza complessiva dell'animale negli esemplari adulti.
In particolare la coda dei maschi è più grossa di quella delle femmine nella parte iniziale (tra l'attaccatura al corpo e l'apertura della cloaca).
Il piastrone è piatto nelle femmine e concavo nei maschi, per facilitare l'accoppiamento.
Il guscio nelle femmine è generalmente più alto di quello dei maschi e di forma rotondeggiante, mentre nei maschi è più stretto anteriormente e slargato posteriormente.
La pelle nelle femmine è più colorata rispetto ai maschi; la testa, in particolare, è più picchiettata in giallo e la mascella è spesso completamente gialla mentre nei maschi la mascella è nera e la testa spesso priva di punteggiature gialle.
Mentre in alcune specie acquatiche (ad esempio Trachemys scripta elegans) le unghie delle zampe anteriori dei maschi sono notevolmente più lunghe di quelle delle femmine, nelle Emys orbicularis questa differenza non è presente.
I sessi sono comunque distinguibili abbastanza tardi, ad almeno 5 anni di età.
MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Non è consentito essendo una specie protetta; gli eventuali esemplari che possono trovarsi in commercio devono essere muniti di certificato CITES che attesti la regolare importazione.
ALIMENTAZIONE
Principalmente carnivore, si cibano praticamente di tutto quello che riescono a cacciare o a raccogliere (girini, insetti acquatici, molluschi, crostacei, invertebrati acquatici, pesci od altri organismi morti, etc), si cibano comunque anche di vegetazione acquatica.
Nonostante abbiano fama di essere predatrici di pesci, e di conseguenza vengano a volte ritenute nocive per la fauna ittica, in realtà le Emys non sono sufficientemente abili nel nuoto da riuscire a catturare pesci vivi e si cibano quindi solo di pesci morti o comunque già ammalati o feriti. Le Emys si alimentano esclusivamente in acqua.
RIPRODUZIONE
L'uscita dalla ibernazione invernale coincide con l'inizio della attività riproduttiva anche se il maggior numero di accoppiamenti avviene nei mesi primaverili.
L'accoppiamento avviene completamente in acqua: il maschio si aggrappa alla femmina facendo presa con le unghie dei quattro arti ai bordi del carapace della femmina.
Poi inizia un corteggiamento fatto di leggeri morsi e colpetti del muso sul collo e sulla testa della femmina mentre con la coda "blocca" la coda della femmina per facilitare l'accoppiamento.
Durante questa attività, che può durare qualche ora, il maschio è completamente "passeggero" della femmina e si lascia trasportare da questa.
L'accoppiamento è generalmente incruento.
Dopo circa un mese e mezzo dall'accoppiamento, la femmina sceglie un luogo, sempre in prossimità delle rive, per la deposizione delle uova: con le zampe posteriori scava una buca profonda dai 5 ai 15 cm e durante lo scavo ammorbidisce il terreno bagnandolo con l'urina.
Non sempre il primo scavo è quello in cui avviene la deposizione, a volte le femmine compiono vari tentativi prima di localizzare il punto giusto.
Di solito le uova vengono deposte tra le radici della vegetazione (dove la terra è più morbida) ma sempre in posizione tale da garantire una buona esposizione ai raggi solari.
Generalmente lo scavo del nido e la deposizione delle uova vengono effettuati durante la notte (e questa è l'unica attività notturna di una specie completamente diurna) o nelle prime ore del mattino.
Nelle regioni a clima caldo le femmine possono compiere fino a 3 deposizioni nel periodo da maggio a luglio.
Per ogni deposizione vengono deposte da 5 a 10 uova a seconda della taglia della femmina; le uova hanno forma ellittica e guscio rigido.
Dopo circa 80-90 giorni nascono i piccoli, essi sono dotati di un "dente dell'uovo" che poi scomparirà, che serve loro per rompere il guscio.
Se la deposizione delle uova è stata tardiva o il clima non sufficientemente caldo, i piccoli possono uscire dall'uovo la primavera successiva alla deposizione.
I neonati sono di dimensioni ridotte (2 cm circa), hanno il carapace rotondeggiante e la coda molto lunga rispetto alle dimensioni del corpo.
L'accrescimento di questa specie è piuttosto lento, soprattutto nelle zone più a nord della sua area di distribuzione; la maturità sessuale viene raggiunta a 6-8 anni per i maschi (ad una taglia 8-10 cm) e qualche anno dopo per le femmine (oltre i 10 cm); è comunque una specie particolarmente longeva, in natura vive
tranquillamente oltre i 30 anni, in cattività oltre i 60-70 anni (sono segnalati anche casi di esemplari che superano il secolo di età).
Le femmine sono in grado di deporre uova fertili anche ad un paio di anni di distanza dall'accoppiamento.
Come in molte specie di rettili, il sesso dei neonati dipende dalla temperatura di incubazione: con temperature costanti tra i 23 e i 27°c nascono esclusivamente maschi, con temperature tra 30°-33°C nascono esclusivamente femmine, a temperature comprese tra questi due intervalli di temperatura nascono individui di entrambi i sessi.
Cuora amboinensis
Tartaruga scatola malese
Specie Palustri
Schneider 1792
CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = EMYDIDIAE
Genere = CUORA
Specie = CUORA AMBOINENSIS
STATUS GIURIDICO
Inclusa in App.II CITES.
TASSONOMIA
Cuora amboinensis comprende le tre seguenti sottospecie:
1. - C. a. amboinensis,
2. - C. a. kamaroma,
3. - C. a. couro.
DISTRIBUZIONE
La distribuzione geografica di questa specie comprende il Bangladesh, Assam, Burma, Thailandia, Vietnam, Malesia, Indonesia, Sulawesi, Filippine e l'isola di Amboina nelle Molucche dalla quale prende il nome. C. a. amboinensis si trova nelle Filippine, in Sulawesi e nelle Molucche, mentre C. a. couro a Sumatra e Giava.
HABITAT
Questa specie popola le zone acquatiche caratterizzate da un fondo morbido e fangoso con un lento scorrimento delle acque come risaie, stagni e paludi. I giovani esemplari sono quasi esclusivamente acquatici mentre gli adulti si recano anche sulla terraferma.
CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Cuora amboinensis è una tartaruga di indole timida e riservata quindi con carattere mansueto che la porta a chiudersi o nascondersi al primo segno di pericolo.
Gli adulti possono essere tenuti insieme purché vi sia uno spazio adeguatamente esteso sia della parte emersa che acquatica in quanto i maschi adulti possono infliggere serie ferite sia alle femmine che ai maschi rivali.
CARATTERISTICHE FISICHE
Il carapace di questa tartaruga è molto arcuato per quanto riguarda le femmine, mentre risulta più appiattito nei maschi. Il colore può variare dal verde scuro al marrone mentre il piastrone può essere giallastro o marroncino chiaro con macchie nerastre disposte simmetricamente.
Come si può intuire dal nome comune il piastrone presenta una cerniera centrale che permette all'animale di chiudersi ermeticamente ritraendo all'interno del carapace zampe, testa e coda.
Questo particolare meccanismo di difesa, la cerniera, non è presente alla nascita dei piccoli ma si sviluppa e diventa funzionale dopo qualche anno di vita.
La pelle e di colore chiaro che va scurendosi verso l'estremità degli arti. La colorazione della testa è caratterizzata da una striscia di colore giallo più o meno accentuato che contrasta il colore marrone scuro di fondo.
Le femmine sono di maggiori dimensioni dei maschi e possono raggiungere i 25 cm di lunghezza e 1,5 Kg di peso.
Solitamente però le dimensioni non vanno oltre i 20 cm di lunghezza e 1,2 Kg di peso.
I maschi risultano più piccoli e sono caratterizzati da un carapace più "squadrato" e appiattino, inoltre il piastrone ha una concavità che può essere più o meno accentuata.
DIMORFISMO SESSUALE
Il dimorfismo sessuale è evidente in questa specie e la maturità sessuale viene raggiunta a circa 4-6 anni ed a questa età è spesso evidente la maggiore dimensione della coda nel maschio ed in particolare la coda oltre ad essere più lunga ha anche una base più larga e l'apertura cloacale è maggiormente verso l'estremità.
Per quanto riguarda le femmine esse presentano un carapace maggiormente arrotondato e largo ed hanno le unghie degli arti posteriori più sottili del maschio. La caratteristica maggiormente distintiva tra i sessi rimane comunque il piastrone che nel maschio è più o meno concavo mentre nelle femmine è sempre piatto.
MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Questa specie è una tartaruga palustre che vive, da adulta, anche fuori dall'acqua e può essere alloggiata sia in ternario che all'aperto quando le temperature lo permettono.
Per la sistemazione all'aperto bisogna predisporre un recinto con una parte di terreno soffice e sempre mantenuto umido ed un laghetto di dimensioni adeguate al numero di esemplari da alloggiare.
E' importante che l'acqua del laghetto non sia stagnante e che sia sempre pulita, inoltre è possibile coltivare piante acquatiche che oltre ad offrire un valido rifugio rappresentano anche cibo per gli animale.
Le piante acquatiche che si possono trovare sono le specie di Elodea, Eichhornia, Riccia, Pistia, Trapa e Nasturthium.
Quando le temperature scendono sotto i 18 °C è indispensabile alloggiare le tartarughe in un terrario interno riscaldato.
Il ternario di discrete dimensioni deve avere un substrato morbido e umido, l'umidità ambientale deve rimanere in un range di circa 60-70% e la temperatura media deve essere di 24-27 °C anche dell'acqua.
La parte emersa e quella acquatica devono avere circa la stessa estensione e l'acqua non deve essere molto profonda.
Oltre a tutto questo non bisogna dimenticare una lampada con spettro di emissione UVA e UVB. Questa tartaruga non necessita di un periodo di latenza.
ALIMENTAZIONE
Questa tartaruga è prevalentemente erbivora e le possono essere somministrati alimenti di origine vegetale quali zucchine, carote, peperoni, mele, pere, banane, kiwi, arance, fiori e mangimi di tipo vegetale.
Una volta ogni 10-15 giorni è possibile somministrare una piccola quantità di cibo di origine animale come lumache, pesci di acqua dolce o lombrichi.
E' importante integrare l'alimentazione con prodotti multivitaminici specifici una volta ogni due o tre settimane ed inoltre è fondamentale lasciare a disposizione degli animali un osso di seppia opportunamente privato del rivestimento corneo con lo scopo di fornire una giusta quantità di calcio.
RIPRODUZIONE
Gli accoppiamenti avvengono in acque basse e dopo qualche settimana la femmina depone generalmente due uova di discrete dimensioni (50mm x 30 mm). Eccezionalmente le uova in una covata possono essere anche cinque.
Le deposizioni si estendono da Aprile fino a Luglio e possono essere 3 o 4 intervallate da 35-50 giorni.
L'incubazione delle uova deve avvenire con temperature di 28-30 °C con una umidità del 95-98%. Dopo 70-85 giorni nascono i piccoli di circa 40mm di lunghezza e 13-15 grammi di peso. I piccoli sono quasi del tutto acquatici ed hanno una dieta analoga a quella degli adulti.
NOTE
Questa specie è in diminuzione sia per le catture a scopo alimentare che terroristico. Gli esemplari di cattura sono spesso debilitati, malati e con infezioni parassitarie.
Questa specie non presenta particolari necessità di allevamento e quindi non è di difficile gestione, bisogna però cercare di acquistare esemplari nati in cattività sia per limitare il depauperamento delle popolazioni indigene sia per avere una buona possibilità di adattamento e sopravvivenza dell'animale.
I problemi di salute che si possono presentare sono legati a patologie respiratorie, parassiti o dietologici.
Bisogna infine ricordare di maneggiare con attenzione queste tartarughe in quanto è possibile rimanere intrappolati con le dita tra il piastrone ed il carapace quando l'animale si ritrae. Viste le dimensioni raggiunte (20 cm) l'operazione di liberazione può essere particolarmente dolorosa e prolungata.
Nell ambito del Progetto TCI Angonoka abbiamo pensato di inserire anche un cospicuo aiuto alle popolazioni limitrofe concentrandoci sui bambini poverissimi. Questo per coinvolgere sia bambini che adulti a meglio comprendere l’importanza della protezione della natura ed in particolar modo per le rarissime tartarughe del Madagascar. Siamo convinti che la strabiliante fauna e flora sia il futuro di questo poverissimo ma meraviglioso paese.
Nel 2011 il Tarta Club Italia ha raccolto molto materiale di cartoleria come penne, matite, colori ecc. più una cifra in denaro di circa 450 euro che abbiamo usato per acquistare in loco circa 1200 quaderni e diversi articoli utilissimi come righelli, gomme, squadre e tanti gessi bianchi e colorati per le lavagne e consegnato a circa 120 bambini della scuola della zona del Centro di recupero di Ampijoroa, che è all’interno del Parco Nazionale di Ankarafantsika, nel nord/ovest del Madagascar.
Abbiamo preparato e donato alle maestre, anche una serie di fotografie didattiche da esporre nelle scuole, un pallone da basket, uno da calcio e un po’ di magliette donateci.
In fine, il capo villaggio ci ha riservato una cerimonia propiziatoria per garantirci un tranquillo ritorno in città. L’esperienza ci ha coinvolti profondamente e sicuramente il pomeriggio trascorso con gli otre 120 bambini del villaggio non verrà facilmente dimenticato.
Il programma 2012 prevede ancora una raccolta di fondi per aiutare i bambini poveri del villaggio e 3-4 cucine solari (foto 10) che doneremo al villaggio, allo scopo di limitare il disboscamento della foresta, causato dalla necessità di ricavare carbone che viene utilizzato per cucinare.
Ti assicuriamo che consegneremo personalmente tutti i materiali .
Prime nascite!
La notte del 21 agosto, dopo circa 5 mesi di incubazione, è nata la prima Angonoka !
Il periodo di incubazione naturale è di circa 10 mesi ed è scandito dalla stagione delle piogge.
Alle prime piogge, che avvengono solitamente ai primi di dicembre, i maschi iniziano le loro lotte serrate, a colpi di "vomere", la grossa pretuberanza che viene usata a mo di ariete, allo scopo di capovolgere l'avversario. Questo rito ha il compito di selezionare i maschi più forti che così hanno il privilegio di accoppiarsi con le femmine. Poco dopo, le femmine iniziano a deporre le prime uova (da 3 a 5/6 per deposizione) che solitamente avvengono verso fine dicembre.
Purtroppo, da come ci dicono al centro di riproduzione, la percentuale di schiusa delle prime deposizioni in terra, è bassissima, e questo a nostro parere è dovuto al fatto che il successivo arrivo delle forti piogge, infradicia le uova; tesi avvalorata dal fatto che le ultime deposizioni hanno percentuali di schiusa notevolmente più alte.
Per questo, dopo lunghe discussioni si è deciso di inserire dentro alla nuova incubatrice del Tarta Club Italia, studiata in collaborazione con la FIEM Incubators , 12 uova degli ultimi 3 nidi deposti ad inizio marzo. Se pur quest'anno le deposizioni sono state abbondanti (oltre 80 uova deposte), come prima esperienza, per precauzione, i responsabili Durrell, hanno preferito essere prudenti e vedere i risultati.
C'è anche da dire che la scelta di passare all'incubazione artificiale, dopo 25 anni di metodo naturale, è data anche dal fatto che una parte delle uova veniva persa per l'attacco di formiche e termiti, ma i cambiamenti non sono facili da accettare subito e inserirle tutte in incubatrice.
Se da una parte occorre pensare che per quanto la nuova incubatrice abbia un doppio sistema di protezione (meccanico ed elettronico), che quindi abbassa moltissimo la percentuale di errori, con questa specie rarissima non possiamo permetterci di sbagliare, ma la percentuale di uova schiuse in più, è talmente alta che vale sempre la pena di inserirle tutte all'interno dell'incubatrice. La nuova incubatrice è dotata di due temperature di lavoro(diurna e notturna) con doppio sistema di riscaldamento e raffreddamento a celle di Peltier. Ovviamente non abbassiamo la guardia sullo studiare sistemi per diminuire i rischi e una modifica è già prevista nella prossima missione.
La nostra incubatrice è entrata in funzione ai primi giorni di aprile 2011, ma le 12 uova erano già state in terra per poco meno di un mese, quindi i parametri e i risultati saranno in parte influenzati anche da questo primo breve periodo , che verrà poi confrontato con gli anni a venire.
Dopo aver a lungo studiato le temperature del Madagascar e delle zone di origine delle Astrochelys yniphora e Astrochelys radiata e delle esperienze di alcuni allevatori Europei di A. radiata, il nostro parere era quello che i tempi di schiusa in incubatrice sarebbero stati molto inferiori dei 10 mesi in natura, quindi abbiamo impostato la programmazione delle temperature e umidità, tenendo conto di questa tesi.
Infatti, alla fine luglio, abbiamo detto al responsabile del centro di riproduzione di aumentare gradualmente la percentuale di umidità dal 70% all'80/90%, simulando così l'arrivo delle prime piogge(ancora moltolontane). La nostra teoria era che le baby rimanevano diversi mesi dentro l'uovo, già pronte, in attesa dell'arrivo delle piogge per uscire più facilmente. Uno dei motivi di questa convinzione era dovuta dal fatto che osservando le baby appena nate dell'anno precedente, si notava già una crescita degli scudi come se fossero nate già da mesi.
Però dal dire al fare, c'è di mezzo il mare (come dice un antico e saggio proverbio) e con queste rarissime e preziosissime uova non c'è da scherzare e gli esperimenti possono essere pericolosi.
Anche se convinti di questa tesi, ci sentivamo addosso molta responsabilità e la mail del 22 agosto che ci annunciava la nascita della prima baby ci ha fatto tirare un bel sospiro liberatorio.
La prima baby è nata la notte del 21 agosto 2011, con ancora un poco di sacco vitellino che si è assorbito nei 3 giorni successivi; ovviamente ha creato un pò di agitazione anche nello staff dei nostri amici del centro di recupero di Ampijoroa , a cui abbiamo subito dato consigli su come trattare gli esemplari nati con sacco vitellino e di come stabulare in esterno i primi nati, che necessitano di un substrato molto umido, in modo di simulare l'umidità della stagione delle piogge, in quanto ora e per i prossimi 4-5 mesi la stagione è molto secca.
Questa prima esperienza ci sta già facendo lavorare per cercare di migliorare ulteriormente la resa del progetto e per mettere a punto i lavori della missione 2012.
Ovviamente speriamo sempre che il progetto sia sostenuto anche dai soci e dalle donazioni .
Nei giorni successivi sono nate altre 6 baby Angonoka (quindi 7 in totale), attualmente ben vispe ed attive.
Alla fine del primo test, queste le mie conclusioni :
- 12 uova inserite nell’incubatrice
Premesso che : nei programmi di incubazione artificiale, per verificare la funzionalità dell’incubatrice utilizzata si ragiona considerando solo le uova fertili, queste le mie conclusioni finali su 10 uova risultate feconde :
- 7 bebè nati e sopravissuti
- 1 bebè nato con sacco vitellino ma morto successivamente
- 2 bebè morti all’interno dell’uovo
Note:
- Il bebè nato con sacco vitellino ancora non assorbito e morto successivamente, con maggiore esperienza sarebbe stato possibile salvarlo.
- La morte dei due bebè dentro all’uovo è dovuta alla temperatura un po troppo alta , ma il fatto è sicuramente positivo in quanto ci ha dato la possibilità di verificare al primo test qualè il valore della temperatura massima. In questo caso è sufficiente abbassare di soli 0,5°C la temperatura diurna e diminuirla anche di 1-2 ore e le morti non dovrebbero più succedere. Rimane però il fatto che probabilmente con una temperatura vicina ai livelli massimi, avremo molte probabilità di ottenere una percentuale alta di femmine, quindi, vista l’esigenza di riprodurre più maschi, per la prossima stagione è consigliabile abbassare di almeno 1°C e diminuire di 2 ore il ciclo diurno. Questo però sarà semplificato con la nuova centrale di comando elettronica dell’incubatrice che porteremo la prossima volta, che avrà 4 livelli di temperatura regolabili, anziché 2 come quella attuale . Quindi anziché avere una temperatura diurna ed una notturna, ne avremo anche due intermedie , in modo da simulare un po’ meglio la situazione naturale.
- Per verificare la fertilità delle uova porteremo uno strumento specifico che rileva i battiti del cuore della nascente tartarughina, all’interno del cuore
La percentuale sulle uova fertili è così del 70%
ma io penso che possiamo arrivare al 100% Ricordiamo che nel centro di recupero ad Ampijoroa, nel 2010 la percentuale di nascita è stata circa del 25%, quindi con l’incubazione artificiale il miglioramento è risultato notevole.
Occorre tenere in considerazione quanto affermato dal responsabile del centro di riproduzione di Ampijoroa, Ernest, cioè che quasi tutte le uova delle prime deposizioni sono sempre perse; questo è dovuto all’effetto della pioggia che infradicia le uova. Molto probabilmente in natura le Angonoka nidificano in terreni più drenanti e quindi con meno problemi con l’acqua. Ad ogni modo è risaputo che l’acqua per le uova è pericolosissima ed è la stessa cosa anche per le specie marine che se una mareggiata raggiunge la posizione del nido le infradicia tutte. Siccome in pratica tutte le deposizioni avvengono durante la stagione delle piogge, è importantissimo da subito, inserirle tutte nella nostra incubatrice !
Agostino Montalti (presidente Tarta Club Italia)
Questa mattina, appena uscito dalla camera che guarda sul mare, mi sento chiamare dal figlio del proprietario dell'albergo che ormai per lui sono "l'uomo tartaruga". Era agitato e continuava a dire Tortue, Tortue!!! Era sulla duna che divide l'albergo dal mare e indicava verso un bacino di acqua stagna e putrida che si è formato fra l'albergo e la duna di sabbia prima del mare, causa uno scolo che lo riempie quando piove. Sorpresa, c'erano tante piccolissime tartarughine marine che nuotavano in questo stagno e lui le rincorreva.
Ovviamente come prima cosa, di corsa per prendere la macchina fotografica e poi anch'io a correre dietro alle piccole. Dopo il recupero di un pò di esemplari, abbiamo iniziato a guardarci attorno e cercare il nido per capire da dove provenivano, e in affetti i segni sulla spiaggia non lasciavano dubbi, il nido era lì vicino e la curiosità è troppo forte e inizio a scavare nel nido, credendo che ormai fossero tutte uscite, ma invece con grande sorpresa vi erano ancora alcuni esemplari che con fatica cercavano di uscire dal profondo nido. Piano piano le ho aiutate ad uscire, fino a trovare la zona con i tanti gusci di uovo rotti, oltre ad uno ancora intatto che ho lasciato lì e ricoperto con la sabbia. Incredibilmente il nido era d'avanti all'albergo in pieno centro città. Solo che c'era un'anomalia, le piccole una volta uscite dal nido hanno preso la via opposta, puntando il bacino di acqua dolce e qui si sono bloccate essendo una specie di trappola per loro. Forse confuse dalle luci dei lampioni notturni si sono dirette verso terra, trovando la grande pozza. Ne abbiamo trovate almeno una trentina, di cui alcune ancora dentro il nido, più un uovo ancora non schiuso che ho riposto nel nido e ricoperto con la sabbia.
Poi il proprietario dell'albergo le ha inserite provvisoriamente nel grande acquario marino, nel boreau , che aveva da pochi giorni allestito, ma poco dopo preso dall'ansia di vedere queste piccole creature dimenarsi continuamente e non sapendo come alimentarle, la sera al ritorno me le sono ritrovate in un contenitore con solo un centimetro di acqua. La mattina successiva, appena arrivato nella terrazza che guarda sul mare, per la colazione, mi vedo gironzolare in mezzo ai tavoli un'altra tartarughina che prontamente prelevo e porto nel contenitore con le altre e mi viene detto che la mia idea del giorno precedente di mettere una piccola taglia su ogni esemplare ritrovato, ha funzionato al punto che ci hanno portato altri 17 esemplari e così in totale il recupero è di 53 bellissime Lepidochelys olivacea.
Riesco a convincere il proprietario ad effettuare il rilascio non come voleva fare lui in mare aperto e di giorno, ma in spiaggia e di sera dopo il tramonto. L'operazione, a rispetto dei ritmi malgasci, è iniziata con qualche ora di ritardo e con un piccolo seguito di turisti incuriositi dell'evento.
La mancanza della luna, quindi con luce molto scarsa, fa pensare al figlio del proprietario di portare il suo grosso fuoristrada sulla spiaggia, con i fari puntati sul mare, allo scopo di illuminare il presunto percorso, ma l'effetto è che le piccole, appena appoggiate sulla spiaggia, si sono immediatamente rivolte verso i fari della vettura, in direzione contraria al mare, quindi abbiamo spento i fari e utilizzato le torce elettriche che indicavano la giusta strada verso il mare. Esperienza indimenticabile vedere le piccole tartarughe sparire fra la schiuma delle onde, animate da una vitalità davvero incredibile,
Con la speranza che qualcuna di queste bellissime creature fra 20-25 anni ce la faccia a ritornare su questa spiaggia a continuare il ciclo della vita e magari dare la possibilità a qualche altro eco-turista di vivere la bella esperienza vissuta da noi pochi fortunati che siamo capitati in mezzo al percorso millenario di queste antiche creature piene di vita e di speranza.
Buona fortuna grandi viaggiatrici!
Appena rientrati dalla prima missione all'interno della foresta, per l'installazione del sistema di allarme per il nuovo recinto degli esemplari adulti delle Astrochelys yniphora e la messa in funzione della nuova incubatrice che ci aspetta una nuova sorpresa al limite del grottesco: un giovane malgascio cerca di vendermi una baby A. yniphora, dicendomi che l'aveva trovata vicino ad una strada, ovviamente una gran balla, in quanto questi esemplari si trovano solo in una zona più a sud denominata Soalala che da 4-5 mesi non è raggiungibile se non con 5 ore di barca, per via della mancanza di strade percorribili nella stagione delle piogge. L'esemplare è nato in novembre/dicembre 2009 e gode di ottima salute.
Immediatamente ho provveduto a sequestrargli l'esemplare che teneva in un piccolo marsupio e il proprietario dell'hotel ha chiamato il comandante della polizia locale che mi ha permesso di detenere la baby e consegnarla il giorno successivo al responsabile del Ministero delle Foreste di Mahajanga. Non prima di aver effettuato qualche video e foto. Poi, visto che quest'anno tutto il nostro lavoro è riconosciuto con documentazione firmata dal Durrell , ci è stato rilasciato anche un documento dell'importante recupero.
Ecco le prime foto (scattate con la nostra fotocamera donata) provenienti dal centro di recupero di Ampijoroa, dove il Tarta Club Italia collabora per la salvaguardia delle rarissime Angonoka (Astrochelys yniphora), dopo il nostro lavoro di settembre 2010. Purtroppo nel 2010 le nascite non sono state tante, solo 24 esemplari , con a disposizione 7 femmine e 10 maschi adulti; a detta del direttore Ernest, dovuto agli attacchi delle uova da parte di formiche e termiti, aiutate anche dal ritardo dell'arrivo delle piogge che aiuta all'uscita dalle uova dei nuovi baby.
Proprio per migliorare la percentuale di schiuse di queste preziosissime uova, il 30 marzo il TCI andrà ad installare la prima incubatrice nel centro.
A presto Madagascar !